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Du Pérac, Etienne; Lafréry, Antoine; Ehrle, Franz [Hrsg.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Band 2): Roma prima di Sisto V: la pianta di Roma du Pérac-Lafréry del 1577 riprod. dall'esemplare esistente nel Museo Britannico — Roma, 1908

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https://doi.org/10.11588/diglit.25721#0073
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INDICE.

PAG.

Prefazione.5

Introduzione.7

I. - Gli autori della pianta.. 7

1. Nozioni generali. 7

2. Stefano Du Pérac.8

3. I primi anni di Antonio Lafréry.11

4. Lo Speculimi Romanae Magniffcentiae.15

5. Gli ultimi anni del Lafréry ed i suoi eredi. . . . 17

6. Claudio Duchet e Giacomo Gherardi.19

7. I contemporanei del Duchet e del Gherardi ed i loro

successori.. 20

8. Dai de Rossi della Pace e di Piazza Navona alla Cal-

cografia Camerale.22

IL - La pianta nostra ed il suo posto fra le piante

affini.25

III. - I particolari della pianta nostra.29

Appendice.35

Documenti notarili.35

1. Essendosi Antonio Lafréry ed Antonio Salamanca nel

Dicembre 1553 uniti in una società per 12 anni per
la stampatura ed il commercio delle loro stampe, il
suddetto Lafréry e Francesco Salamanca, figlio di
Antonio, sciolgono il 21 Settembre 1563 la suddetta
società. - Inoltre il 6 Ottobre 1563 Antonio Lafréry e
Francesco Salamanca prorogano di comun accordo
il termine stabilito per la divisione della comune
massa fino al 9 Ottobre dello stesso anno.

Archìvio di Stato (RomaJ Notavi Capitolhii
n. ir47, Guillelmus de Mongéneux, ff. 37-S9V . . 35

2. L’11 Ottobre 1563 avendo Antonio Lafréry e Fran-

cesco Salamanca terminato la divisione della massa
comune della estinta società, Francesco cede ad An-
tonio la sua parte dei crediti della suddetta società
del valore di 3000 scudi per 1000 scudi da pagarsi
da Antonio a Francesco in 100 scudi al natale di
ogni anno con alcune clausole.

L. c. ff. 39, 63-64?.37

3. Lista dei crediti della Società Salamanca - Lafréry -
l'ii Ottobre 1563.

L. c. f. 40, 4ov.38

4. Antonio Lafréry dà il 13 Gennaio 1576 in prestito a
Gasparo Dandelot della diocesi di Besanfon 100

PAG.

scudi, da restituirsi dopo tre mesi. I mallevadori resti-
tuiscono il 14 Maggio 1576 la somma suddetta al
Lafréry.

Archivio del Distretto Notarile dì Roma ( Via
Rase/la 155) Ascanio Mazziotti n. 33, anno 1576,
ff- 68.39

5. Antonio Lafréry vende il 9 Febbraio 1576 al libraio

Mario Palmerio ed a Domenica de Castello 1730 fogli
di pergamena francese ed una balla di libri stampati
di Lione, per 220 scudi, da pagarsi per 18 scudi
ogni mese. Però delle pergamene la metà (865) devono
rimanere presso il Lafréry, finché dopo 5 mesi saranno
pagati 90 scudi. L’11 Agosto 1576 attesta Lafréry
d’aver ricevuto i 90 scudi, e Palmerio lo attesta per
le 865 pergamene.

L. c. f. 190, igov.39

6. Essendo Antonio Lafréry morto nel Luglio 1577 senza

testamento ed essendo Stefano Duchet, pronepote
di Antonio, il 23 Luglio stato immesso nel possesso
dell’eredità di lui; inoltre essendo poi Claudio Duchet,
nepote di Antonio, tornato dalla Sicilia ed avendo
Stefano deciso di cedergli come al parente più vicino
l’amministrazione dell’eredità suddetta; perciò il 28
Novembre 1577 Stefano cede e Claudio accetta la
suddetta amministrazione e Claudio dà a Stefano
quietanza per la sua gestione, salva una piccola
somma da rimborsarsi da quest’ultimo. - Le quietanze
speciali cambiate fra Claudio e Stefano il 28 No-
vembre 1577.

L. c. n. 34, anno 1577, ff. 663-665 .... 40

7. Stefano Duchet confessa il 23 Dicembre 1580 d’aver

ricevuto una terza parte dell’ eredità di Antonio
Lafréry, divisa da Mario Cartaro. Inoltre dà egli per
questa parte piena quietanza al suo zio Claudio
Duchet, salva però la causa intentata per le altre
parti dell’eredità. Similmente Claudio Duchet dà quie-
tanza per la sua terza parte, salva però la causa
mossa per la mercede richiesta da lui per la sua
amministrazione.

Archivio di Stato (Roma) Protoc. n. 3580 Gia-
como Gherardi, f. 1350, 1350v.42

8. Claudio e Stefano Duchet dichiarano il 26 Gennaio

1581 d’aver ricevuto ciascuno una sesta parte del-
l’ultima terza parte dell’eredità di Antonio Lafréry,
riservandosi però tutti i loro diritti sopra le rima-
nenti quattro seste parti. - Dipoi dà Stefano piena quie-
 
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