12. - L Indice delle stampe del Lafréry (1572).
53
Un casettino sènza coperchio, con ottanta medaglie dentro,' di
più sorte.
In una carta sette manichi da baiini di busso, con la sua ghe-
retta d’ottone.
525 Una punta di dente d’elefante, un poco più d’un palmo.
Tre vasetti di maiolica et una schudella d’infantata.
Un capello d’armesino leonato fregiato d’oro.
Una standola di legname tra la loggia e camera d’altezza e
larghezza una canna e mezza ogni uerso.
530 Nella camera al piano della Loggia.
Un letto con suoi piedi alla francese, lenzoli e matarazzo, pa-
gliericcio e doi coperte.
Un tauolino di noce quadro.
Un liuto senza corde.
535 Doi spade con un pugnaletto.
Sette pezzi di corami d’oro di più grandezze, che adornano
la camera da basso.
Quattro sacelli da rubbio noui.
Doi tappeti ordinari da fenestre.
540 Cinque pezzi di spalliera rigata per una camera.
Doi pezzi di panni verdi, un grande et un piccolo.
Un quadretto uecchio di Crocifisso in tela con la cornice
semplice.
Quarantatre pezzi di figure ataccate de Pontefici et altre
545 sorte.
Una caldara grande da sciugar la feccia.
Doi caratelli con aceto dentro.
Circa otto pezzi di tavole vecchi s’un acanto al letto.
Una matterà da insalare la carne.
550 Una soma de feccia per la bottegha.
Una uetriata ad una fenestra.
Cinque impannate doppie a cinque fenestre e doi gellosie
Un occhiale de cristallo con manicho d’ebano, rotto.
F. 685. Die 26 februarii 1594.
555 Fuit continuatimi supradictum inventarium.
Doi libretti ligali, uno scritto a mano in carta pecorina con
alcune miniature, et l’altro con figure de stampa di rame.
Trenta lenzola di diuerse sorte.
Dieci touaglie da tauola.
560 Sessantotto touaglioli, alias saluietti.
Tredici sciugamani di tela grossa.
Dodici sciugatori sottili.
Una coperta bianca bombagina.
Venti camisce del defonto quondam messer Iacomo.
565 Nove para de scarpini.
Tre para de calzette et un par de calzoni.
Sei scuffie.
Un Agnusdeo, legato per man de monache, d’oro fino.
Una pignatta de rame et una di bronso, tragetata a modo
570 d’una campana.
Quattro cucchiari d’argento e quattro forcine in tre ponti di
peso o[ n]ce otto e cinque ottaui.
Quae omnia bona et res descripta et ut supra descriptae, in-
uentariala et inuentariatae remanserunt in eademet domo et habi-
575 tatione in possessione et manibus ac sub custodia dictae doniinae
Quintiliae, matris, tutricis et prò tempore curatricis, quae pio-
misit etc., super quibus etc., presentibus etc. domino Giorgio de
Soter, Flandro, impressore in dieta apotheca, et domino Ioanne
Trenti Narniensi copista, testibus etc.
Bona obliuioni, ut dicitur, tradita et hic supradicto Inuentario
addita :
Una coperta da letto di taffetà rosso.
Braccia trenta di panno di lino da camisce.
Dicidotto fazzoletti.
12. LIndice delle stampe in vendita nella bottega di An-
tonio Lafréry nel 1572.
Ho creduto opportuno di ristampare i due più antichi
indici di stampe delle case editrici di Roma, che fin adesso
ho potuto trovare. Essi sono senza dubbio documenti di
grande importanza per la storia delle stampe Romane del
secolo 16°.
L’indice del Lafréry del 1572 è il primo embrione
di quella lunga successione di indici simili, che, almeno
dalla fine del secolo 1 70, ha durato fin ai giorni nostri e
dura ancora al presente negli indici vendibili presso la
Calcografia Reale. Riandando questa successione in ordine
inverso il più antico indice fin oggi da me conosciuto è
quello di Domenico de Rossi del 1705. Però non dubito)
che appena che 1’ attenzione dei direttori delle Biblioteche
sarà chiamata su quei interessanti volumetti, altre edizioni
più antiche verranno alla luce. Quindi mi sono astenuto
dal pubblicare il più antico degli indici dei de Rossi. Ciò
si potrà fare, quando avremo una lista completa di questi
indici, e si dovrà fare in maniera, che si vegga tutto il
loro sviluppo per le successive addizioni inserite in essi.
Dalla prefazione, che Lafréry ha prefisso al suo in-
dice del 1572, mi sembra probabile, che essa sia la prima
e l’unica edizione, che egli pubblicò. Egli dice, che ha
fatto già da lungo tempo impresa di far stampare... assai-
descrizioni, disegni e ritratti. Inoltre non fa alcuna allu-
sione ad una edizione anteriore , come si usa fare con
un certo orgoglio in edizioni posteriori. Inoltre credo poco
probabile, che o Tommaso Barlacchi o Michele Tramezini
o Antonio Salamanca abbia già prima di Lafréry pubbli-
cato un indice di stampe. Le botteghe dei due primi non
hanno mai avuto un tal movimento di stampe per aver
bisogno di un indice stampato, ed il Salamanca, arrivato
al pieno sviluppo del suo commercio, senti il bisogno di
cercare l’appoggio del suo giovane concorrente.
Un confronto dell’Indice Lafreriano cogli indici dei
de Rossi mostra, che quello è stato il prototipo di questi.
Anche essi cominciano come quello dalle stampe geogra-
fiche, dalle stampe di luoghi, città, fortezze, campi di
battaglia nelle guerre del tempo. Seguono in tutti e due
le stesse classi colla sola differenza, che i de Rossi hanno
inserito dopo la sezione di Roma una lunga fila di stampe
disposte in ordine alfabetico secondo i nomi degli autori
delle opere di pittura riprodotte.
Non ho bisogno di rilevare minutamente il molteplice
interesse, che l’indice Lafreriano offre per la storia della
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Un casettino sènza coperchio, con ottanta medaglie dentro,' di
più sorte.
In una carta sette manichi da baiini di busso, con la sua ghe-
retta d’ottone.
525 Una punta di dente d’elefante, un poco più d’un palmo.
Tre vasetti di maiolica et una schudella d’infantata.
Un capello d’armesino leonato fregiato d’oro.
Una standola di legname tra la loggia e camera d’altezza e
larghezza una canna e mezza ogni uerso.
530 Nella camera al piano della Loggia.
Un letto con suoi piedi alla francese, lenzoli e matarazzo, pa-
gliericcio e doi coperte.
Un tauolino di noce quadro.
Un liuto senza corde.
535 Doi spade con un pugnaletto.
Sette pezzi di corami d’oro di più grandezze, che adornano
la camera da basso.
Quattro sacelli da rubbio noui.
Doi tappeti ordinari da fenestre.
540 Cinque pezzi di spalliera rigata per una camera.
Doi pezzi di panni verdi, un grande et un piccolo.
Un quadretto uecchio di Crocifisso in tela con la cornice
semplice.
Quarantatre pezzi di figure ataccate de Pontefici et altre
545 sorte.
Una caldara grande da sciugar la feccia.
Doi caratelli con aceto dentro.
Circa otto pezzi di tavole vecchi s’un acanto al letto.
Una matterà da insalare la carne.
550 Una soma de feccia per la bottegha.
Una uetriata ad una fenestra.
Cinque impannate doppie a cinque fenestre e doi gellosie
Un occhiale de cristallo con manicho d’ebano, rotto.
F. 685. Die 26 februarii 1594.
555 Fuit continuatimi supradictum inventarium.
Doi libretti ligali, uno scritto a mano in carta pecorina con
alcune miniature, et l’altro con figure de stampa di rame.
Trenta lenzola di diuerse sorte.
Dieci touaglie da tauola.
560 Sessantotto touaglioli, alias saluietti.
Tredici sciugamani di tela grossa.
Dodici sciugatori sottili.
Una coperta bianca bombagina.
Venti camisce del defonto quondam messer Iacomo.
565 Nove para de scarpini.
Tre para de calzette et un par de calzoni.
Sei scuffie.
Un Agnusdeo, legato per man de monache, d’oro fino.
Una pignatta de rame et una di bronso, tragetata a modo
570 d’una campana.
Quattro cucchiari d’argento e quattro forcine in tre ponti di
peso o[ n]ce otto e cinque ottaui.
Quae omnia bona et res descripta et ut supra descriptae, in-
uentariala et inuentariatae remanserunt in eademet domo et habi-
575 tatione in possessione et manibus ac sub custodia dictae doniinae
Quintiliae, matris, tutricis et prò tempore curatricis, quae pio-
misit etc., super quibus etc., presentibus etc. domino Giorgio de
Soter, Flandro, impressore in dieta apotheca, et domino Ioanne
Trenti Narniensi copista, testibus etc.
Bona obliuioni, ut dicitur, tradita et hic supradicto Inuentario
addita :
Una coperta da letto di taffetà rosso.
Braccia trenta di panno di lino da camisce.
Dicidotto fazzoletti.
12. LIndice delle stampe in vendita nella bottega di An-
tonio Lafréry nel 1572.
Ho creduto opportuno di ristampare i due più antichi
indici di stampe delle case editrici di Roma, che fin adesso
ho potuto trovare. Essi sono senza dubbio documenti di
grande importanza per la storia delle stampe Romane del
secolo 16°.
L’indice del Lafréry del 1572 è il primo embrione
di quella lunga successione di indici simili, che, almeno
dalla fine del secolo 1 70, ha durato fin ai giorni nostri e
dura ancora al presente negli indici vendibili presso la
Calcografia Reale. Riandando questa successione in ordine
inverso il più antico indice fin oggi da me conosciuto è
quello di Domenico de Rossi del 1705. Però non dubito)
che appena che 1’ attenzione dei direttori delle Biblioteche
sarà chiamata su quei interessanti volumetti, altre edizioni
più antiche verranno alla luce. Quindi mi sono astenuto
dal pubblicare il più antico degli indici dei de Rossi. Ciò
si potrà fare, quando avremo una lista completa di questi
indici, e si dovrà fare in maniera, che si vegga tutto il
loro sviluppo per le successive addizioni inserite in essi.
Dalla prefazione, che Lafréry ha prefisso al suo in-
dice del 1572, mi sembra probabile, che essa sia la prima
e l’unica edizione, che egli pubblicò. Egli dice, che ha
fatto già da lungo tempo impresa di far stampare... assai-
descrizioni, disegni e ritratti. Inoltre non fa alcuna allu-
sione ad una edizione anteriore , come si usa fare con
un certo orgoglio in edizioni posteriori. Inoltre credo poco
probabile, che o Tommaso Barlacchi o Michele Tramezini
o Antonio Salamanca abbia già prima di Lafréry pubbli-
cato un indice di stampe. Le botteghe dei due primi non
hanno mai avuto un tal movimento di stampe per aver
bisogno di un indice stampato, ed il Salamanca, arrivato
al pieno sviluppo del suo commercio, senti il bisogno di
cercare l’appoggio del suo giovane concorrente.
Un confronto dell’Indice Lafreriano cogli indici dei
de Rossi mostra, che quello è stato il prototipo di questi.
Anche essi cominciano come quello dalle stampe geogra-
fiche, dalle stampe di luoghi, città, fortezze, campi di
battaglia nelle guerre del tempo. Seguono in tutti e due
le stesse classi colla sola differenza, che i de Rossi hanno
inserito dopo la sezione di Roma una lunga fila di stampe
disposte in ordine alfabetico secondo i nomi degli autori
delle opere di pittura riprodotte.
Non ho bisogno di rilevare minutamente il molteplice
interesse, che l’indice Lafreriano offre per la storia della