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Pistolesi, Erasmo; Guerra, Camillo [Ill.]
Il Vaticano (Band 6) — Rom, 1829

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https://doi.org/10.11588/diglit.8397#0120
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DESCRITTO ED ILLUSTRATO

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stessa fu sommersa, la cjual cosa ci ricorda Vallagamento di Troja, sotto il re-
gno di Laomedonte. E questo fatto, dice altrove Stradone, non è punto una fa-
vola ; imperocché ne tempi posteriori 3 hanno in quel distretto avuto luogo dei
grandi fremitoti. Ciò che noi abbiamo detto del monte Sipilo, il quale fu un vul-
cano, conferma questo fisico annedoto. La forma slessa della rupe che lo corona-
va, è analoga ai bizzarri effetti che sogliono produrre le vulcaniche eruzioni. Dalla
sommità dello scoglio della donna che piange scorre un'acqua continua, cui in
figurato linguaggio, si dà il nome di sue lagrime, Ovidio su tale proposito dice:

Liquitur et lacrymas etiam mine marmora manent.

Prima che il terremoto avesse rovesciata la sfortunata città di Sipilo, e formato
quel lago salso che ne prese il posto, dalla montagna scorreva una quantità di
sorgenti, die venivano portate al numero di dodici:

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Geminis Niobe consumpta pharetris.
Squallida bissenas Sipylon deduxerat urnas.

La città approfittava di quelle belle acque, le quali senza dubbio, contribuirono
alla sua popolazione e alla sua ricchezza, e furono le moventi dell'orgoglio di cui
venne r'unproverata. Il tremuoto tutto distrusse: la città fu rovesciata, scosso il
monte, le sue acque si perdettero, ed uno stagno di acqua salsa prese il posto di
quella superba città. Ecco la fisica storia provata dalle testimonianze degli anti-
chi, dall' analogia dei nomi, e dalla conformità delle relazioni. Abbiamo, più so-
pra, veduto questa medesima storia in fgurato e mitologico linguaggio narrata. E
egli forse diffìcile di riconoscere nella favola la storia figurata di un grande e
memorabile avvenimento? Quella superba rocca, figliuola di Tantalo, e di quello
che domini da lungi ; e quella madre di Sipilo [Sipilo era l'uno dei figliuoli di
Niobe e i nomi delle figlie erano evidentemente quelli delle riviere) è dal dolore
pietrificata. Essa piange per vedere il paese inondato e distrutto: le sue sorgenti,
figlie superbe che irrigavano il paese , intieramente disseccate} i suoi figliuoli,
cioè le città vicine, inghiottiti dall'ira degli Dei. Ah, certamente essa avea pec-
cato! Eccola dolente, desolata, immobile sugli avanzi che la circondano , del-
l'antico suo stato nulla più le rimane se non la sua forma ed il tristo potere di
versar lagrime, È cosa singolare di vedere le spiegazioni che hanno dato gli an-
tichi della favola di Niobe, e tutte quelle che sono state immaginate dai moderni;
essi hanno detto fuorché la verità. Non conviene attribuire siffatti errori ai po-
poli che parlarono quell' animalo linguaggio stesso, all' ignoranza de'popoli che
a loro succedettero, e al cambiamento portato nello spirito umano dall' uso del-

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