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Io non porterò giudizio sul lavoro del dotto Pri-
chard, che ha ottenuto lode generale dai critici,
sebbene gli facciano debito di avere di troppo ac-
corciato lo spazio nel quale si debbe comprendere
il regno de^li uomini, vale a dire, l'epoca vera-
mente storica dell'Egitto. Lo incolpano che abbia
soverchiamente ravvicinato l'epoca di Sesostri, e che
non abbia dato un intervallo di anni bastevole alla
dinastia decimasettima che fu dei Pastori, ed a quel-
la che andò loro innanzi, la decimasesta dei re te-
bani (i). Dal complesso dei fatti monumentali che
sono per esporre, dovranno emergere conseguenze
certe sulla reale esistenza e sull'esatto ordine di suc-
cessione dei re d'Egitto. Ma per ciò che riguarda i
tempi, e massimamente la durata di ciascuna dina-
stia, non sempre abbiamo dai monumenti di che
formare calcoli nuovi, o comprovare l'esattezza dei
già fatti. Nonostante, qualche sincronismo certo e
le date dei regni che abbiamo potuto raccogliere sui
monumenti medesimi, ci offriranno un mezzo si-
curo a dare un più certo valore ai calcoli che rice-
viamo dalla storia scritta. Dove manchi il soccorso
dei monumenti contemporanei, mi propongo di te-
nermi, nel fatto di cronologìa, a quello che, secon-
do l'autorità degli scrittori, può aversi per più pro-
babile. E in vero allorquando si travagliano alcuni

(i) Veggasi Guigniaut nella nota i3 al libro in. dell'opera
di Creuzer, Religioni- de l'Antiquité, pag. 910.
 
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