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sciar luogo al dubbio sulla identità delle due voci.
Ma parrà forse strano che Mosè rendesse colla lettera
Jin, appoggiata anche dalla He finale, un sempli-
ce suono vocale egizio, che risponde alla lieta dei
caratteri copti. Alla qual cosa rispondo, che la He
finale può essere enfatica, completiva, o espletiva,
come vuol dirsi ; e tale rimane nella stessa pronun-
zia dei Masoreti. Ma che la Ain sia la lettera usata
costantemente dagli Ebrei per esprimere l'elemen-
to E, o A dell'egizia voce Phra o Phre, Mosè me-
desimo ce ne assicura. Trascrivendo egli il nome
della città egiziana fabbricata dagli Ebrei, e chiamata
con egizio nome Ramesses, scrisse ebraicamente
DDQJH Rahmses. Ora questa voce, che è il nome di
un Faraone, componesi nella lingua egiziana di Pk
Rè , il quale è lo stesso che $DK Phre, soppresso
r articolo definitivo ^>, che si può omettere nelle
voci composte. E infatti il nome àiRamses,o Rem-
ses Ph-ULCC, assai comune ai re d'Egitto, massime
intorno ai tempi mosaici, significa addetto, divoto
al Sole. Così, trascrivendo Mosè il nome egizio del
sacerdote di On, del quale Giuseppe tolse in mo-
glie la figlia, (Gen. xli, ^5 ) scrisse jn^-TYlD Pàti-
phrah, e rese per queste lettere un nome che ora tro-
viamo- frequentissimo negli egiziani monumenti,

e che d' ordinario si scrive yÀ^Ln Otti ^0\ ^

Xlx^pH Petephrè, vale a dire, colui che appartie-
ne a Phrè [al Sole). Ecco dunque come in diffe-
 
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