1203
MCCCCC, DECEMBRE.
1204
presenti, per valor di franchi 12 milia. Or, sier Be-
neto Trivixan, orator, inteso il re si partiva, andò in
sbara da sua majestà, per solicitar la promessa di
1’ armata. Rispose, faria, et fin hora à speso franchi
22 milia in conzar li navilij, et di la decima papal si
stentava a scuoder etc. Et dice esso orator vera in
sbara a Liom, et danna quelli zentilomeni 1’ à tenuto
de lì, quanto poteva venir, et hora, dice, porto pena
senza mia colpa.
De li ditti, di 29, ivi. Chome esso Foscari, fo a
visitar 1’ orator yspano, e scrive le sue parole opti-
me, dicendo tre cosse : primo, 1’ armata di soi reali
non si partirà questo inverno di Levante ; secondo,
à in commission lui, di favorir a presso il roy l’im-
presa e F armata; tertio, darà principio a la execu-
tione etc. Item, è stato poi col Cardinal eie. Item, è
venuti do oratori pisani, quali hanno visitado essi
nostri, et si racomandano ; et uno orator fiorentino,
venuto novamente, zoè eri, et ozi andò dal re per
haver audientia ; et scontrato esso orator per il no-
stro, qual era stato dal re, et mandò uno suo a ve-
der, e ditto orator fiorentino andò do borre per la
corte, et il re stava a piacer, poi li dete audientia. E,
presentato le letere di credenza, lo rimesse al Cardinal.
De li ditti, di ultimo, ivi. Come esso Foscari fo
dal re, et, ricevute letere nostre di 19, con la rispo-
sta fata a Napoli, andò al castello, fuora di la terra,
dove il re è alozato, qual era a messa, e lo vide per
la fanestra, e lo chiamò. E li disse dii conte di Cha-
jazo, dicendo : Scrivi a la Signoria per amor suo, li
474 dagi il so castello eie. Et esso orator disse, il succes-
sor suo havia scrito a la Signoria nostra. E il re
disse : E1 Cardinal et esso conte è nostri ; vi prega-
mo assai. Item, li comunichò la risposta fata a Na-
poli, e il re disse : Aduncha il re Fedrigo s’intende
col turco ? Ben, ben ; lo castigaremo, non passerà
troppo, Dicendo : Avanti fossamo amichi dii turcho,
vossamo esser etc. Poi li lexe li sumarij. Li piaque,
e disse ; Napoli di Romania si tien, è ben ; per quella
via si poi metter zente in terra. Item, di oratori ale-
mani, soa majestà disse, non hanno ampia comis-
siom, vera il ducha di Saxonia con largo mandato.
Et di oratori fiorentini disse, si non li darano li da-
nari da pagar li sguizari, li manderà le zente adesso
che stanno indarno. Poi esso orator fo in camera dal
Cardinal, e li disse ut supra, e si ’l re suo s’intendesse
col turcho, lui saria el primo li rebeleria; e di la de-
cima disse, li preti si scusano. Item, li oratori fioren-
tini si hanno excusato, esser calonniati de intendersi
col turcho. Poi disse, li oratori alemani è amici di
Lodovico, e à ’uto danari. Item, il re va a Bles,
Di sier Francesco Foscari, orator, solo, date a
Tors, a dì 2. Come visitò l’orator dii papa, e colo-
quij abuti. E il papa à scrito, voi andar im persona
i in armata, andando il roy, et 1’ à dito al re per sa-
per si ’l voi andar, o quanta armata voi far. Item,
di la decima si tardava a scuoder, e li preti si appel-
lava al concilio ; tamen le bolle era in optima forma,
et esso orator nostro f à pregà, soliciti il re a l’im-
presa. Rispose, farà. Item, di uno messo dii ducha
di Ferara, venuto lì, qual lo visitò, dicendo esser
venuto per exortar il re a concordarsi con Maxi-
miano, acciò atendi a F impresa contra il turcho, et
che ’l re à risposo, è contento. Item, il governador
di lì è venuto a trovarlo, per nome dii re e di la
cità, dolendossi di uno suo citadino, qual è stà assas-
sinato in le nostre terre etc.
Dii ditto orator, di Bles, a dì 7. Come, a dì 3,
el re zonse lì, et lui orator, et ricevete tre nostre
letere, con il riporto dii secretano dii Cardinal cur-
zense, stato in Alemagna, sul qual è assa’ busie, ut
patel etc. E scrive esso orator, saper il re di romani
fa podio caso di ditto curzense. Item, fo dal re, e,
quanto a le decime, è stà visto la bolla, et il re dice
haver ordinà, che li preti non vorano pagar, il Cardi-
nal li fazi retenir im persona. Et il re li dimandò, si
havea alcuna nova de’turchi. Rispose di no. Li parse
di novo ; e disse, per li tempi dubitava le so chara-
chie fusseno perite. Item, è stato dal Cardinal, et
aricorda la Signoria li scrivi, ringraciandolo, e cussi
a F orator pontificio, che molto zoverà. Item, ozi è
stato con 1’ orator dii papa, qual li ha ditto, il re
averli risposto, non sa quanta armata, ma farà om-
nino quello potrà, e sarà fata per il mexe di aprii.
Item, si duol le sue letere stagi 6 dì a venir da Mi-
lan in qua. Item, avanti si parti da Tors, accidit uno
caxo, che uno monsignor di la Marchia, cuxim di
Ruberto di la Marchia, venendo a corte a cavalo,
uno pagio di oratori alemani, ritornava da corte, li
tochò in uno pe’, dove ditto monsignor havia mal ;
qual li dete di una maza havia in man. E venuti ditti
oratori, il segondo, eh’è cavalier, disse: Monsignor,
basta ; non date più al pagio. E lui disse : Anche a ti,
ti darò. E lui rispose : A questo modo, a li oratori
di l’imperio ? Et lui li alzò la maza, e menoli sopra
il viso etc. Et, inteso questo, il re, per averlo ne le
man, fè serar le porte di la terra il zorno si partì; et 474 *
par poi si babbi presentato in man dii prevosto di
la justicia ; e si crede, li ditti oratori lo dimanderano
di gracia, qualli eri zonseno de lì etc.
Da Brexa, di sier Lorenzo Zustignam, podestà
et vice capetanio, di lo. Come 1’ osto dii Gambaro
MCCCCC, DECEMBRE.
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presenti, per valor di franchi 12 milia. Or, sier Be-
neto Trivixan, orator, inteso il re si partiva, andò in
sbara da sua majestà, per solicitar la promessa di
1’ armata. Rispose, faria, et fin hora à speso franchi
22 milia in conzar li navilij, et di la decima papal si
stentava a scuoder etc. Et dice esso orator vera in
sbara a Liom, et danna quelli zentilomeni 1’ à tenuto
de lì, quanto poteva venir, et hora, dice, porto pena
senza mia colpa.
De li ditti, di 29, ivi. Chome esso Foscari, fo a
visitar 1’ orator yspano, e scrive le sue parole opti-
me, dicendo tre cosse : primo, 1’ armata di soi reali
non si partirà questo inverno di Levante ; secondo,
à in commission lui, di favorir a presso il roy l’im-
presa e F armata; tertio, darà principio a la execu-
tione etc. Item, è stato poi col Cardinal eie. Item, è
venuti do oratori pisani, quali hanno visitado essi
nostri, et si racomandano ; et uno orator fiorentino,
venuto novamente, zoè eri, et ozi andò dal re per
haver audientia ; et scontrato esso orator per il no-
stro, qual era stato dal re, et mandò uno suo a ve-
der, e ditto orator fiorentino andò do borre per la
corte, et il re stava a piacer, poi li dete audientia. E,
presentato le letere di credenza, lo rimesse al Cardinal.
De li ditti, di ultimo, ivi. Come esso Foscari fo
dal re, et, ricevute letere nostre di 19, con la rispo-
sta fata a Napoli, andò al castello, fuora di la terra,
dove il re è alozato, qual era a messa, e lo vide per
la fanestra, e lo chiamò. E li disse dii conte di Cha-
jazo, dicendo : Scrivi a la Signoria per amor suo, li
474 dagi il so castello eie. Et esso orator disse, il succes-
sor suo havia scrito a la Signoria nostra. E il re
disse : E1 Cardinal et esso conte è nostri ; vi prega-
mo assai. Item, li comunichò la risposta fata a Na-
poli, e il re disse : Aduncha il re Fedrigo s’intende
col turco ? Ben, ben ; lo castigaremo, non passerà
troppo, Dicendo : Avanti fossamo amichi dii turcho,
vossamo esser etc. Poi li lexe li sumarij. Li piaque,
e disse ; Napoli di Romania si tien, è ben ; per quella
via si poi metter zente in terra. Item, di oratori ale-
mani, soa majestà disse, non hanno ampia comis-
siom, vera il ducha di Saxonia con largo mandato.
Et di oratori fiorentini disse, si non li darano li da-
nari da pagar li sguizari, li manderà le zente adesso
che stanno indarno. Poi esso orator fo in camera dal
Cardinal, e li disse ut supra, e si ’l re suo s’intendesse
col turcho, lui saria el primo li rebeleria; e di la de-
cima disse, li preti si scusano. Item, li oratori fioren-
tini si hanno excusato, esser calonniati de intendersi
col turcho. Poi disse, li oratori alemani è amici di
Lodovico, e à ’uto danari. Item, il re va a Bles,
Di sier Francesco Foscari, orator, solo, date a
Tors, a dì 2. Come visitò l’orator dii papa, e colo-
quij abuti. E il papa à scrito, voi andar im persona
i in armata, andando il roy, et 1’ à dito al re per sa-
per si ’l voi andar, o quanta armata voi far. Item,
di la decima si tardava a scuoder, e li preti si appel-
lava al concilio ; tamen le bolle era in optima forma,
et esso orator nostro f à pregà, soliciti il re a l’im-
presa. Rispose, farà. Item, di uno messo dii ducha
di Ferara, venuto lì, qual lo visitò, dicendo esser
venuto per exortar il re a concordarsi con Maxi-
miano, acciò atendi a F impresa contra il turcho, et
che ’l re à risposo, è contento. Item, il governador
di lì è venuto a trovarlo, per nome dii re e di la
cità, dolendossi di uno suo citadino, qual è stà assas-
sinato in le nostre terre etc.
Dii ditto orator, di Bles, a dì 7. Come, a dì 3,
el re zonse lì, et lui orator, et ricevete tre nostre
letere, con il riporto dii secretano dii Cardinal cur-
zense, stato in Alemagna, sul qual è assa’ busie, ut
patel etc. E scrive esso orator, saper il re di romani
fa podio caso di ditto curzense. Item, fo dal re, e,
quanto a le decime, è stà visto la bolla, et il re dice
haver ordinà, che li preti non vorano pagar, il Cardi-
nal li fazi retenir im persona. Et il re li dimandò, si
havea alcuna nova de’turchi. Rispose di no. Li parse
di novo ; e disse, per li tempi dubitava le so chara-
chie fusseno perite. Item, è stato dal Cardinal, et
aricorda la Signoria li scrivi, ringraciandolo, e cussi
a F orator pontificio, che molto zoverà. Item, ozi è
stato con 1’ orator dii papa, qual li ha ditto, il re
averli risposto, non sa quanta armata, ma farà om-
nino quello potrà, e sarà fata per il mexe di aprii.
Item, si duol le sue letere stagi 6 dì a venir da Mi-
lan in qua. Item, avanti si parti da Tors, accidit uno
caxo, che uno monsignor di la Marchia, cuxim di
Ruberto di la Marchia, venendo a corte a cavalo,
uno pagio di oratori alemani, ritornava da corte, li
tochò in uno pe’, dove ditto monsignor havia mal ;
qual li dete di una maza havia in man. E venuti ditti
oratori, il segondo, eh’è cavalier, disse: Monsignor,
basta ; non date più al pagio. E lui disse : Anche a ti,
ti darò. E lui rispose : A questo modo, a li oratori
di l’imperio ? Et lui li alzò la maza, e menoli sopra
il viso etc. Et, inteso questo, il re, per averlo ne le
man, fè serar le porte di la terra il zorno si partì; et 474 *
par poi si babbi presentato in man dii prevosto di
la justicia ; e si crede, li ditti oratori lo dimanderano
di gracia, qualli eri zonseno de lì etc.
Da Brexa, di sier Lorenzo Zustignam, podestà
et vice capetanio, di lo. Come 1’ osto dii Gambaro