%j. Dalla contro-apertura uscì colie marcie un pezso di cellulosa
putrefatta. Alla decozione di china, clic già prendeva il malato, feci
aggiungere alcun poco d'estratto della stessa corteccia , e mezza
dramma di etere vitriolico .
2g. Da quest'epoca in avanti le cose andarono di bene in meglio,
e, circa due settimane dopo, tanto il luogo dell'incisione superiore
per F allacciatura dell'arteria Femorale, che Y inferiore incisione , ossia
la contro-apertura, si cicatrizzarono perfettamente, ed il malato co-
minciò ad alzarsi dal letto. L' Aneurisma a qucsF epoca era ridotto
dalla grossezza d' un grosso melangolo a quella d'una grossa noce.
Sino dai primi momenti, che il malato cominciò a fare dei passi,
egli non accusò alcuna rigidezza di ginocchio , nè maggior debolez-
za nell'arto operato, che nel sano. Sulla sera però gli si gonfiava
alquanto il piede destro ; alla qual cosa fu posto riparo , pria me-
diante una ben adattata fasciatura espulsiva, indi con uno stivaletto
di tela . Sulla fine di Maggio , il soggetto di cui si parla, aveva ri-
preso così bene il primiero suo vigore, che poteva fare delle lunghe
passeggiate . Nè di tutto F Aneurisma del polpaccio rimanendogli che
un picciolo tubercolo depresso, indolente, egli se ne ritornò a casa ,
e riprese l'esercizio del suo mestiere .
OSSERVAZIONE IV.
Aneurisma Popliteo (a).
Un Mugnajo d'età d'anni 55, di buon temperamento , si portò
allo Spedale di Piacenza il giorno io Marzo del 1796, per un tu-
more nel poplite destro, che gli cagionava molta molestia, e dolore,
e gF impediva d' esercitare il suo mestiere, Io riconobbi, mi scrisse
il Morigi , essere questa malattia un Aneurisma ridotto già ad uno
stato molto avanzato ; poiché il volume di esso eguagliava quello di
un grosso pugno . Rilevai dal malato stesso , che sci anni prima ave-
va egli sofferte delle doglie veneree, dalle quali, sebbeno fosse stato
curato , non pertanto gli rimaneva un dolore nel trocantere maggiore
con qualche impegno nelle ghiandole inguinali dello stesso lato ; clic
però non gli impedivano, prima della comparsa dell'Aneurisma , d'e-
sercitare il suo mestiere, e portar pesi , e fare molta fatica.
Appena quest'uomo fu entrato nello Spedale, che fu preso da
una febbre gastrica , la quale fu un ostacolo all'operazione, che avrei
immediatamente eseguita, perchè il tumore Aneurismatico cresceva a
dismisura, la gamba era gonfia, edematosa , lucida , e compresa da
straordinario rossore. Tutti questi accidenti aumentavano ogni giorno
più, ed io quasi disperava di poter più venire all'operazione. Final-
mente dopo Fundecimo giorno, il malato trovandosi senza febbre, e
con forze bastanti, mi determinai all'operazione, che fu eseguita il
giorno 28 Marzo nella seguente maniera. Collocai il malato sopra di
un letto alto, dirimpetto ad lina finestra, lo feci giacere non affatto
supino, ma qualche poco sul lato destro, e gli feci stendere la co-
scia , e la gamba, avendo osservato, che essendo la coscia in esten-
sione, il muscolo sartorio si rialza, e lascia maggiormente scoperta
l'arteria alla parte inferiore della coscia . In tale posizione feci un
taglio nella cute, e nella cellulare sopra il tragitto dell'arteria della
lunghezza di quattro pollici e mezzo circa, il di cui centro corri-
spondeva alli due terzi inferiori della coscia ; indi mi avanzai a poco
a poco fino a scoprire Farteria, la quale separai destramente dalla
vena, e passatovi sotto con adattato stromento un doppio nastro di
fili cerati, feci coli' inferiore un sol nodo , che serrai a poco
a poco , ed a varie riprese, fino a tanto che sentii a scomparire la
pulsazione nell' arteria inferiormente alla legatura . Feci in seguito un
altro nodo, e lasciai il nastro superiore di riserva. Accostai le labbra
della ferita , e così le mantenni coi cerotti adesivi ; e per ultimo feci
00 Questa Osservazione mi è stata comunicata dal dotto , e rispettabile mio amico
Dottore Monici.
99
una fasciatura , che incominciai in alto della coscia , e condussi fino
al ginocchio. 11 malato poco soffrì nell'operazione. Un'ora dopo,
toccatagli la gamba, la trovai un poco più raffreddala dell'altra ; per-
ciò gli feci fare delle leggieri strofinazioni collo spirito di vino can-
forato, e gli feci applicare dei panni caldi. Ciò fu continuato per
poco tempo ; poiché ritornò il calore nelle parti anzidette, e per il
resto non vi fu bisogno d'altro ajuto, che di qualche calmante, e ci
un decotto di china a motivo d'una leggier febbre sopravvenuta , e
per la debolezza in cui il malato si trovava . Trovai nel terzo giorno
della suppurazione, la quale si aumentò in seguito, e malgrado la
fasciatura praticata tutto il lungo della coscia, le marcie si fecero una
strada lungo il muscolo sartorio, ove formarono un seno fino alla
parte superiore della coscia. Applicai sopra detto seno dei piumacci-
uoli mantenuti con fascia , ed ancorché non soggiornassero di troppo
le marcie , faceva che la piaga si medicasse due volte il giorno.
Nel decimo sesto giorno caddero spontaneamente le allacciature:
il seno non dava quasi più marcia, e la ferita era cicatrizzata, tran-
ne il luogo ove erano stati i fili.
Nel 2i giorno venne un'inaspettata emorragia, la quale fu arre-
stata con l'applicazione del torcolare sul luogo stesso dell'allacciatura.
Nel giorno seguente trovai una gonfiezza lungo il muscolo sartorio ,
nel luogo ove era dapprima il seno marcioso, la quale gonfiezza
era prodotta da sangue ivi raccolto . Levai la pressione fatta dal tor-
colare, ed il sangue soffermato nel seno scolò; riapplicai sul seno dei.
piumacciuoli ; ma vedendo che pure sortiva dalla ferita qualche poco
di sangue vivido, applicai di nuovo il torcolare nel luogo di prima;
locchè ebbe tutto 1' effetto possibile. Imperciocché dopo tre giorni
tolta la compressione non comparve più sangue . Permisi al inalato
di muoversi qualche poco nel letto, e nel quarantesimo giorno dalla
operazione trovandosi perfettamente guarito , si fece, cinque giorni
dopo, condurre alla sua abitazione .
Credcsi a ragione che Y anzidetta emorragia sia stata prodotta da
un imprudente movimento di flessione, e di estensione del ginoc-
chio stato fatto al malato da un chirurgo zelante 7 che credeva ciò
necessario da farsi in quel momento per impedire F anchilosi.
OSSERVAZIONE V.
Aneurisma della sommità del femore
Pietro Farinassi Torinese, ipocondriaco, ed assai irritabile, per-
venne alF età di 04 anni senza aver sofferto alcuna considerevole ma-
lattia, ad eccezione d'alcune gonorree, che egli curò, senza adoprare
mercurio nè internamente, ne esternamente. Sulla fine del 1800, di
notte tempo, e mentre dormiva, fu preso da fortissimo, e doloroso
granchio nella coscia, e gamba sinistra, con spasmodica piegature,
della gamba medesima, per liberarsi dal quale incomodo fece una
subitanea, e veemente estensione di tutto l'arto . Nel fare la qual
cosa egli sentì come strapparsi alcuni filamenti nella sommità della
coscia, e gli rimase in quel luogo un dolore, che continuò a mo-
lestarlo per più di venti giorni. Fu consigliato ad applicare al luogo
dolente dei cataplasmi moìlitivi caldi , c tl ebbe del sollievo
Non molto dopo codeste applicazioni, gli comparve nel luogo .
del dolore un tumoretto pulsante, che immediatamente fu riconosciuto
per un Aneurisma . Nel corso di quindici mesi il tumore pervenne
al volume a" un grosso uovo di gallina , e fu allora che il malato si
portò per la prima volta in Pavia per avere su di ciò il mio pa*erc.
Lo consigliai a sottomettersi immediatamente all' operazione llunte-
riana; poiché le circostanze del suo male erano le più favorevoli por
ogni rapporto al buon esito dell' operazione stessa.
Ritornato egli in Torino, non seppe determinarsi a ciò, e si con-
tentò pel corso d'altri dieci mesi circa di comprimere il tumore, e
di farsi cacciar sangue frequentemente, e sopra tutto quando gli si
aumentava d' assai il fremito, e la pulsazione nel tumore . Malgrado
ciò f Aneurisma & accrebbe alla grossezza d' un grosso melarancio,
So
putrefatta. Alla decozione di china, clic già prendeva il malato, feci
aggiungere alcun poco d'estratto della stessa corteccia , e mezza
dramma di etere vitriolico .
2g. Da quest'epoca in avanti le cose andarono di bene in meglio,
e, circa due settimane dopo, tanto il luogo dell'incisione superiore
per F allacciatura dell'arteria Femorale, che Y inferiore incisione , ossia
la contro-apertura, si cicatrizzarono perfettamente, ed il malato co-
minciò ad alzarsi dal letto. L' Aneurisma a qucsF epoca era ridotto
dalla grossezza d' un grosso melangolo a quella d'una grossa noce.
Sino dai primi momenti, che il malato cominciò a fare dei passi,
egli non accusò alcuna rigidezza di ginocchio , nè maggior debolez-
za nell'arto operato, che nel sano. Sulla sera però gli si gonfiava
alquanto il piede destro ; alla qual cosa fu posto riparo , pria me-
diante una ben adattata fasciatura espulsiva, indi con uno stivaletto
di tela . Sulla fine di Maggio , il soggetto di cui si parla, aveva ri-
preso così bene il primiero suo vigore, che poteva fare delle lunghe
passeggiate . Nè di tutto F Aneurisma del polpaccio rimanendogli che
un picciolo tubercolo depresso, indolente, egli se ne ritornò a casa ,
e riprese l'esercizio del suo mestiere .
OSSERVAZIONE IV.
Aneurisma Popliteo (a).
Un Mugnajo d'età d'anni 55, di buon temperamento , si portò
allo Spedale di Piacenza il giorno io Marzo del 1796, per un tu-
more nel poplite destro, che gli cagionava molta molestia, e dolore,
e gF impediva d' esercitare il suo mestiere, Io riconobbi, mi scrisse
il Morigi , essere questa malattia un Aneurisma ridotto già ad uno
stato molto avanzato ; poiché il volume di esso eguagliava quello di
un grosso pugno . Rilevai dal malato stesso , che sci anni prima ave-
va egli sofferte delle doglie veneree, dalle quali, sebbeno fosse stato
curato , non pertanto gli rimaneva un dolore nel trocantere maggiore
con qualche impegno nelle ghiandole inguinali dello stesso lato ; clic
però non gli impedivano, prima della comparsa dell'Aneurisma , d'e-
sercitare il suo mestiere, e portar pesi , e fare molta fatica.
Appena quest'uomo fu entrato nello Spedale, che fu preso da
una febbre gastrica , la quale fu un ostacolo all'operazione, che avrei
immediatamente eseguita, perchè il tumore Aneurismatico cresceva a
dismisura, la gamba era gonfia, edematosa , lucida , e compresa da
straordinario rossore. Tutti questi accidenti aumentavano ogni giorno
più, ed io quasi disperava di poter più venire all'operazione. Final-
mente dopo Fundecimo giorno, il malato trovandosi senza febbre, e
con forze bastanti, mi determinai all'operazione, che fu eseguita il
giorno 28 Marzo nella seguente maniera. Collocai il malato sopra di
un letto alto, dirimpetto ad lina finestra, lo feci giacere non affatto
supino, ma qualche poco sul lato destro, e gli feci stendere la co-
scia , e la gamba, avendo osservato, che essendo la coscia in esten-
sione, il muscolo sartorio si rialza, e lascia maggiormente scoperta
l'arteria alla parte inferiore della coscia . In tale posizione feci un
taglio nella cute, e nella cellulare sopra il tragitto dell'arteria della
lunghezza di quattro pollici e mezzo circa, il di cui centro corri-
spondeva alli due terzi inferiori della coscia ; indi mi avanzai a poco
a poco fino a scoprire Farteria, la quale separai destramente dalla
vena, e passatovi sotto con adattato stromento un doppio nastro di
fili cerati, feci coli' inferiore un sol nodo , che serrai a poco
a poco , ed a varie riprese, fino a tanto che sentii a scomparire la
pulsazione nell' arteria inferiormente alla legatura . Feci in seguito un
altro nodo, e lasciai il nastro superiore di riserva. Accostai le labbra
della ferita , e così le mantenni coi cerotti adesivi ; e per ultimo feci
00 Questa Osservazione mi è stata comunicata dal dotto , e rispettabile mio amico
Dottore Monici.
99
una fasciatura , che incominciai in alto della coscia , e condussi fino
al ginocchio. 11 malato poco soffrì nell'operazione. Un'ora dopo,
toccatagli la gamba, la trovai un poco più raffreddala dell'altra ; per-
ciò gli feci fare delle leggieri strofinazioni collo spirito di vino can-
forato, e gli feci applicare dei panni caldi. Ciò fu continuato per
poco tempo ; poiché ritornò il calore nelle parti anzidette, e per il
resto non vi fu bisogno d'altro ajuto, che di qualche calmante, e ci
un decotto di china a motivo d'una leggier febbre sopravvenuta , e
per la debolezza in cui il malato si trovava . Trovai nel terzo giorno
della suppurazione, la quale si aumentò in seguito, e malgrado la
fasciatura praticata tutto il lungo della coscia, le marcie si fecero una
strada lungo il muscolo sartorio, ove formarono un seno fino alla
parte superiore della coscia. Applicai sopra detto seno dei piumacci-
uoli mantenuti con fascia , ed ancorché non soggiornassero di troppo
le marcie , faceva che la piaga si medicasse due volte il giorno.
Nel decimo sesto giorno caddero spontaneamente le allacciature:
il seno non dava quasi più marcia, e la ferita era cicatrizzata, tran-
ne il luogo ove erano stati i fili.
Nel 2i giorno venne un'inaspettata emorragia, la quale fu arre-
stata con l'applicazione del torcolare sul luogo stesso dell'allacciatura.
Nel giorno seguente trovai una gonfiezza lungo il muscolo sartorio ,
nel luogo ove era dapprima il seno marcioso, la quale gonfiezza
era prodotta da sangue ivi raccolto . Levai la pressione fatta dal tor-
colare, ed il sangue soffermato nel seno scolò; riapplicai sul seno dei.
piumacciuoli ; ma vedendo che pure sortiva dalla ferita qualche poco
di sangue vivido, applicai di nuovo il torcolare nel luogo di prima;
locchè ebbe tutto 1' effetto possibile. Imperciocché dopo tre giorni
tolta la compressione non comparve più sangue . Permisi al inalato
di muoversi qualche poco nel letto, e nel quarantesimo giorno dalla
operazione trovandosi perfettamente guarito , si fece, cinque giorni
dopo, condurre alla sua abitazione .
Credcsi a ragione che Y anzidetta emorragia sia stata prodotta da
un imprudente movimento di flessione, e di estensione del ginoc-
chio stato fatto al malato da un chirurgo zelante 7 che credeva ciò
necessario da farsi in quel momento per impedire F anchilosi.
OSSERVAZIONE V.
Aneurisma della sommità del femore
Pietro Farinassi Torinese, ipocondriaco, ed assai irritabile, per-
venne alF età di 04 anni senza aver sofferto alcuna considerevole ma-
lattia, ad eccezione d'alcune gonorree, che egli curò, senza adoprare
mercurio nè internamente, ne esternamente. Sulla fine del 1800, di
notte tempo, e mentre dormiva, fu preso da fortissimo, e doloroso
granchio nella coscia, e gamba sinistra, con spasmodica piegature,
della gamba medesima, per liberarsi dal quale incomodo fece una
subitanea, e veemente estensione di tutto l'arto . Nel fare la qual
cosa egli sentì come strapparsi alcuni filamenti nella sommità della
coscia, e gli rimase in quel luogo un dolore, che continuò a mo-
lestarlo per più di venti giorni. Fu consigliato ad applicare al luogo
dolente dei cataplasmi moìlitivi caldi , c tl ebbe del sollievo
Non molto dopo codeste applicazioni, gli comparve nel luogo .
del dolore un tumoretto pulsante, che immediatamente fu riconosciuto
per un Aneurisma . Nel corso di quindici mesi il tumore pervenne
al volume a" un grosso uovo di gallina , e fu allora che il malato si
portò per la prima volta in Pavia per avere su di ciò il mio pa*erc.
Lo consigliai a sottomettersi immediatamente all' operazione llunte-
riana; poiché le circostanze del suo male erano le più favorevoli por
ogni rapporto al buon esito dell' operazione stessa.
Ritornato egli in Torino, non seppe determinarsi a ciò, e si con-
tentò pel corso d'altri dieci mesi circa di comprimere il tumore, e
di farsi cacciar sangue frequentemente, e sopra tutto quando gli si
aumentava d' assai il fremito, e la pulsazione nel tumore . Malgrado
ciò f Aneurisma & accrebbe alla grossezza d' un grosso melarancio,
So