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gere le cose pubbliche ; ma non tutte soggiacquero ad una me-
desima sorte; perciocché alcune furon dichiarate di condizione la-
tina, altre libere e franche, talune col diritto di cittadinanza, ed altre
in fine collegate(3o6); denominazioni, dalle quali derivarono onori
e privilegi diversi.
Conservossi la legge Geronica; però nuovi e più onerosi tributi
vennero ad aggravare la sorte degli agricoltori e de' possidenti, or
più ed or meno infelici secondochè portava 1' ambizione e l'in-
gordigia de' governanti. Né valeva che fossero in Pvoma i patroni
delle diverse città scelti sovente dalla classe de' Senatori. Im-
perciocché la voce loro non bastava a difenderli dall' ingiustizia
de' reggitori, e dalla prepotenza de' cavalieri Romani, i quali,
come a terra di conquista, venivano ad invadere le ricchezze e
le proprietà dell' isola nostra.
In questo modo la Sicilia serva di Roma , spogliata delle sue
dovizie, e per le continue guerre ridotta scema di abitatori, cessò
di figurare nelle pagine della storia. E se talvolta noi la veggiamo
ricordata dagli scrittori, o come il punto onde mosse Scipione
a soggiogare Cartagine, o per le infelicissime guerre servili che
vieppiù la desolarono, o per le dilapidazioni di Verre , o final-
mente per le guerre quivi combattute fra Sesto Pompeo ed il
fortunato Augusto, pure queste scarse memorie non giovano
che a mostrarci vie più lo stato umile ed abbietto in che , per
non più risorgere, ell'era da tanta gloria miseramente caduta. Che
se suddita prima della repubblica, e poi dell'impero Romano, ed
or più or meno conculcata, secondochè portavano i tempi, traea
la Sicilia umile ed oscura la sua esistenza, non mancarono però
uomini sommi a rischiararne il nome coll'opera del loro ingegno.
Lucio Manlio Soside da Catana fioriva nell' oratoria , ed era da
Cicerone tenuto in gran pregio (507)5 Sofocle da Agrigento, Fi-
lino da Erbita , Antemone da Centuripe , Diodoro Trimarchide
da Siracusa, ed Enea da Alesa, arringavano valorosamente in Roma
contro Verre la causa degli agricoltori Siciliani (5o8) ; Furio da
Eraclea, dannato a morte da quell' empio pretore, scriveva per
se medesimo un'aurea difesa (3oo,); Tito Aufidio era autore di un
libro intorno all'anima (3io); Nicone da Agrigento fioriva nella
scuola di Asclepiade (3i 1). Sesto Clodio dettava in Roma Telo-
gere le cose pubbliche ; ma non tutte soggiacquero ad una me-
desima sorte; perciocché alcune furon dichiarate di condizione la-
tina, altre libere e franche, talune col diritto di cittadinanza, ed altre
in fine collegate(3o6); denominazioni, dalle quali derivarono onori
e privilegi diversi.
Conservossi la legge Geronica; però nuovi e più onerosi tributi
vennero ad aggravare la sorte degli agricoltori e de' possidenti, or
più ed or meno infelici secondochè portava 1' ambizione e l'in-
gordigia de' governanti. Né valeva che fossero in Pvoma i patroni
delle diverse città scelti sovente dalla classe de' Senatori. Im-
perciocché la voce loro non bastava a difenderli dall' ingiustizia
de' reggitori, e dalla prepotenza de' cavalieri Romani, i quali,
come a terra di conquista, venivano ad invadere le ricchezze e
le proprietà dell' isola nostra.
In questo modo la Sicilia serva di Roma , spogliata delle sue
dovizie, e per le continue guerre ridotta scema di abitatori, cessò
di figurare nelle pagine della storia. E se talvolta noi la veggiamo
ricordata dagli scrittori, o come il punto onde mosse Scipione
a soggiogare Cartagine, o per le infelicissime guerre servili che
vieppiù la desolarono, o per le dilapidazioni di Verre , o final-
mente per le guerre quivi combattute fra Sesto Pompeo ed il
fortunato Augusto, pure queste scarse memorie non giovano
che a mostrarci vie più lo stato umile ed abbietto in che , per
non più risorgere, ell'era da tanta gloria miseramente caduta. Che
se suddita prima della repubblica, e poi dell'impero Romano, ed
or più or meno conculcata, secondochè portavano i tempi, traea
la Sicilia umile ed oscura la sua esistenza, non mancarono però
uomini sommi a rischiararne il nome coll'opera del loro ingegno.
Lucio Manlio Soside da Catana fioriva nell' oratoria , ed era da
Cicerone tenuto in gran pregio (507)5 Sofocle da Agrigento, Fi-
lino da Erbita , Antemone da Centuripe , Diodoro Trimarchide
da Siracusa, ed Enea da Alesa, arringavano valorosamente in Roma
contro Verre la causa degli agricoltori Siciliani (5o8) ; Furio da
Eraclea, dannato a morte da quell' empio pretore, scriveva per
se medesimo un'aurea difesa (3oo,); Tito Aufidio era autore di un
libro intorno all'anima (3io); Nicone da Agrigento fioriva nella
scuola di Asclepiade (3i 1). Sesto Clodio dettava in Roma Telo-