( i4o )
(20) Diod. lib. XIII, cap. 82.
(21) Cicer. in Verr. act. II, lib. IV, e. 3|
e 35'.
(22) Herodot. lib. V, e. 67.
Perciò Suidas (v. SeWis) del pari ebe Aposto-
lio e Fozio (exempl, prover. òvilìv iepòs Aiòvu-
cov) nominano Epigene da Sicione autore della
tragedia ; e Temistio (Orai. XIX, p. 4.87) dice
espressamente ch'ella sia stata inventata in Si-
cione, e perfezionata in Atene.
(23) Hcrod. lib. V,
83.
(24.) Gli Ateniesi avean tre Dionisi. Il più an-
tico era loro venuto dall'Oriente per la Tracia,
ed appellavasi Nysaì'os. Il tempio di questa di-
vinità, che era il Bacco indiano, vedovasi situato
nel quartiere Limnae ; esso aprivasi una volta
all'anno correndo il mese Anlheslerion, che ri-
spondeva tra febraro e marzo, e vi si celebra-
vano tre giorni di feste denominate Anihestere.
Il secondo era il Bacco Eleutero, cos'i detto
perchè erane venuto il culto da Eleutera città
della Beozia. Le sue feste cadevano nel mese E-
lephebolion marzo, e denominavansi rd iv «arsi,
le Dionisiache della ciilà.
Il terzo era il Bacco Leneo, figliuolo di Se-
mele , il quale essendo stato cacciato da Pen-
teo dalla Beozia, erasi ricovrato presso Pandione
che regnava nell'Attica. Quindi gli fu dedicato
un tempio nella campagna, forse vicino ad I-
caria. equivi nel mese Posideon dicembre, cc-
lebravansi le feste Lenee, ossia le Dionisiache
della campagna.
Buhnken (Aucl. ad Hesych. v. Aiovùsra , e
Barthelemy voi. XXXIX, pag, 172. Mem. de
V Accadem. des Insc. ci B?ll. leti.) ammet-
tono ugualmente tre diverse feste di Bacco, ma
vogliono che in tutte e tre siano eseguite rap-
presentazioni drammatiche. Il Rangiesser però
(Alte Kom. Biihne in Athen) confutando in
questa parte Buhnken, crede che le rappresen-
tazioni drammatiche avessero luogo solamente
nelle Dionisiache della città e della campagna,
e non mai nelle Anteslere, che erano feste più
gravi; nella quale opinione concordano Boeckh
e Schocll (/list, de la Liller. GraecAom.il,]>.j.
(25) Aristotile dice che la parola Tp«yai3{»
1 anticamente
alla commedia.
era anticamente comune così alla tragedia che
(26) Horat. De Ari. Poel. v. 279.
(27) Plutarco, nel trattato. Se gli Ateniesi
erano più celebri nelle lettere o nelle armi,
dice ch'eglino spesero somme maggiori per rap-
presentare alcune tragedie, che per far la guer-
ra ai barbari.
(28) Ranngiesser cap. II, pag. 14.7.
(29) Vitruv. in Proaem. lib. VII.
(30) Lo stesso Agalarco avea composto un
trattato pell'arle di dipinger le scene, come pu-
re dopo lui fatto avevan lo stesso Democrito ,
ed Anassagora, e raccontasi che un certo Apa-
turio di Alabanda, avendo dipinto per gli Ab-
deritani una scena piena di capricci, che il po-
polo avea molto applaudita, il filosofo Licinio,
ne fece conoscere la irregolarità , sì che Apa-
turio la tolse e ne fece un'altra.
Vitruv. in Proaem. ad lib. VII.
(3i) Suidas in Pralina.
(32) Pausania (lib. I, e. 29) fa ricordo di que-
sto teatro e quanto ancor ne rimane può veder-
si in Le Roy (Mon. de la Grece pi. III, p. i3)
ed in Stuart (Anfig. of Athen. voi. II. e. 3. Il
medesimo storico 1. e, e Plutarco (In Vii. 10.
Ora /or.) dicono ch'esso sia stato compiuto dal-
l'Oratore Licurgo, il quale visse intorno all'01.
CV. Non è però da credere che un edificio di
simil sorta sia rimasto per tanti anni imperfetto,
come dalla anzidetta autorit 1 potrebbe desumer-
si , ma più presto devesi pensare che Licurgo
abbia fatto nel teatro di Bacco qualche perfe-
zionamento 0 riparo, non essendo possibile che
gli Ateniesi, vani per loro natura, avidissimi di
rappresentazioni sceniche, e tanto generosi nella.
costruzione de' pubblici edifici, avessero lasciato
per sì lungo tempo imperfetto il loro teatro.
(33) Vedi Stuart Anligu. of Athen. voi. II,
e. 3.
il
(20) Diod. lib. XIII, cap. 82.
(21) Cicer. in Verr. act. II, lib. IV, e. 3|
e 35'.
(22) Herodot. lib. V, e. 67.
Perciò Suidas (v. SeWis) del pari ebe Aposto-
lio e Fozio (exempl, prover. òvilìv iepòs Aiòvu-
cov) nominano Epigene da Sicione autore della
tragedia ; e Temistio (Orai. XIX, p. 4.87) dice
espressamente ch'ella sia stata inventata in Si-
cione, e perfezionata in Atene.
(23) Hcrod. lib. V,
83.
(24.) Gli Ateniesi avean tre Dionisi. Il più an-
tico era loro venuto dall'Oriente per la Tracia,
ed appellavasi Nysaì'os. Il tempio di questa di-
vinità, che era il Bacco indiano, vedovasi situato
nel quartiere Limnae ; esso aprivasi una volta
all'anno correndo il mese Anlheslerion, che ri-
spondeva tra febraro e marzo, e vi si celebra-
vano tre giorni di feste denominate Anihestere.
Il secondo era il Bacco Eleutero, cos'i detto
perchè erane venuto il culto da Eleutera città
della Beozia. Le sue feste cadevano nel mese E-
lephebolion marzo, e denominavansi rd iv «arsi,
le Dionisiache della ciilà.
Il terzo era il Bacco Leneo, figliuolo di Se-
mele , il quale essendo stato cacciato da Pen-
teo dalla Beozia, erasi ricovrato presso Pandione
che regnava nell'Attica. Quindi gli fu dedicato
un tempio nella campagna, forse vicino ad I-
caria. equivi nel mese Posideon dicembre, cc-
lebravansi le feste Lenee, ossia le Dionisiache
della campagna.
Buhnken (Aucl. ad Hesych. v. Aiovùsra , e
Barthelemy voi. XXXIX, pag, 172. Mem. de
V Accadem. des Insc. ci B?ll. leti.) ammet-
tono ugualmente tre diverse feste di Bacco, ma
vogliono che in tutte e tre siano eseguite rap-
presentazioni drammatiche. Il Rangiesser però
(Alte Kom. Biihne in Athen) confutando in
questa parte Buhnken, crede che le rappresen-
tazioni drammatiche avessero luogo solamente
nelle Dionisiache della città e della campagna,
e non mai nelle Anteslere, che erano feste più
gravi; nella quale opinione concordano Boeckh
e Schocll (/list, de la Liller. GraecAom.il,]>.j.
(25) Aristotile dice che la parola Tp«yai3{»
1 anticamente
alla commedia.
era anticamente comune così alla tragedia che
(26) Horat. De Ari. Poel. v. 279.
(27) Plutarco, nel trattato. Se gli Ateniesi
erano più celebri nelle lettere o nelle armi,
dice ch'eglino spesero somme maggiori per rap-
presentare alcune tragedie, che per far la guer-
ra ai barbari.
(28) Ranngiesser cap. II, pag. 14.7.
(29) Vitruv. in Proaem. lib. VII.
(30) Lo stesso Agalarco avea composto un
trattato pell'arle di dipinger le scene, come pu-
re dopo lui fatto avevan lo stesso Democrito ,
ed Anassagora, e raccontasi che un certo Apa-
turio di Alabanda, avendo dipinto per gli Ab-
deritani una scena piena di capricci, che il po-
polo avea molto applaudita, il filosofo Licinio,
ne fece conoscere la irregolarità , sì che Apa-
turio la tolse e ne fece un'altra.
Vitruv. in Proaem. ad lib. VII.
(3i) Suidas in Pralina.
(32) Pausania (lib. I, e. 29) fa ricordo di que-
sto teatro e quanto ancor ne rimane può veder-
si in Le Roy (Mon. de la Grece pi. III, p. i3)
ed in Stuart (Anfig. of Athen. voi. II. e. 3. Il
medesimo storico 1. e, e Plutarco (In Vii. 10.
Ora /or.) dicono ch'esso sia stato compiuto dal-
l'Oratore Licurgo, il quale visse intorno all'01.
CV. Non è però da credere che un edificio di
simil sorta sia rimasto per tanti anni imperfetto,
come dalla anzidetta autorit 1 potrebbe desumer-
si , ma più presto devesi pensare che Licurgo
abbia fatto nel teatro di Bacco qualche perfe-
zionamento 0 riparo, non essendo possibile che
gli Ateniesi, vani per loro natura, avidissimi di
rappresentazioni sceniche, e tanto generosi nella.
costruzione de' pubblici edifici, avessero lasciato
per sì lungo tempo imperfetto il loro teatro.
(33) Vedi Stuart Anligu. of Athen. voi. II,
e. 3.
il