CANTO SETTIMO
i.
Intanto Erminia infra l’ombrose piante
D’antica selva dal cavallo è scorta:
Nè più governa il fren la man tremante;
E mezza quali pnr tra vìva e morta.
Per tante strade si raggira e tante
Il corridor che in sua balia la porta;
Ch’alfin dagli occhj altrui pur si dilegua>
Ed è soverchio ornai ch’altri la segua.
Qual dopo lunga e faticosa caccia
Tornanti mesti ed anelanti i cani
Che la fera perduta abbian di traccia,
Nascosa in selva dagli aperti piani;
Tal pieni d’ira e di vergogna in faccia
Riedono fianchi i cavalier Cristiani.
Ella pur frigge» e timida e smarrita
Non si volge a mirar s’anco è seguita^
i.
Intanto Erminia infra l’ombrose piante
D’antica selva dal cavallo è scorta:
Nè più governa il fren la man tremante;
E mezza quali pnr tra vìva e morta.
Per tante strade si raggira e tante
Il corridor che in sua balia la porta;
Ch’alfin dagli occhj altrui pur si dilegua>
Ed è soverchio ornai ch’altri la segua.
Qual dopo lunga e faticosa caccia
Tornanti mesti ed anelanti i cani
Che la fera perduta abbian di traccia,
Nascosa in selva dagli aperti piani;
Tal pieni d’ira e di vergogna in faccia
Riedono fianchi i cavalier Cristiani.
Ella pur frigge» e timida e smarrita
Non si volge a mirar s’anco è seguita^