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Oseremmo noi, quand’anche lo spazio e il tempo non ci
stringessero così, tentar solo d’adombrare la Mente altissima,
l’Intelletto più grande che sia stato al mondo ?
Pazza temerità sarebbe, e, al postutto, vana.
V’ ha tutta una Biblioteca Dantesca. Ma il legger cotanti
volumi, se anche la vita d’un uomo bastasse, non gioverebbe
gran fatto a intenderlo. Dante si spiega con Dante, o non si
spiega affatto. Ogni commento è dissacrazione.
Avete cuore, avete intelletto altissimo, vasta cultura, acume
di mente? Leggete e rileggete le mille volte la Vita Nuova,
il Convito, De Monarchia, De Volgari Eloquio, la Divina Com-
media’. abbracciate se vi riesce il concetto infinito, immenso,
incarnato in tali opere, di cui la più potente unità fa un
mondo compiuto, ordinato, vivente, un organismo gigantesco,
un microcosmo perfetto; e voi avrete col divino Poeta de-
scritto fondo a tutto V universo.
Nella Vita Nuova sentirete come palpiti il più nobile cuore.
« L’ispida scolastica che distingue e divide e quasi noto mi zza,
la poesia del cuore » non v’impedirà di palpitare e piangere
col poeta, che « mentre altri poetava d’amore o per usanza
cortigiana o per saccenteria di scuola » 1 scriveva intingendo
la penna nel sangue della sua anima. Poi v’assiderete al Con-
vito che quest’Epulone del pensiero imbandisce da suo pari.
Ei vi spezzerà il pane della scienza, di quella scienza non
più — come i pomi delle piante cresciute sulle rive del lago
Asfaltide, bellissimi a vedersi ma pieni entro di cenere, — arido
sistema, non più oziosa ginnastica d’intelletti vani; si « amo-
roso uso di sapienza. » Poi col trattato De Monarchia e con
quello De Volgari eloquio assorgerete ai due massimi concetti
della mente Dantesca; al concetto della Lingua, e a quello dello
Stato. E quando di questo udrete in pieno Trecento proclamar
l’autonomia di fronte alla strapotente autocrazia sacerdotale;
1 Settembrini ; Lez. di Letter.
Donatello
20
Oseremmo noi, quand’anche lo spazio e il tempo non ci
stringessero così, tentar solo d’adombrare la Mente altissima,
l’Intelletto più grande che sia stato al mondo ?
Pazza temerità sarebbe, e, al postutto, vana.
V’ ha tutta una Biblioteca Dantesca. Ma il legger cotanti
volumi, se anche la vita d’un uomo bastasse, non gioverebbe
gran fatto a intenderlo. Dante si spiega con Dante, o non si
spiega affatto. Ogni commento è dissacrazione.
Avete cuore, avete intelletto altissimo, vasta cultura, acume
di mente? Leggete e rileggete le mille volte la Vita Nuova,
il Convito, De Monarchia, De Volgari Eloquio, la Divina Com-
media’. abbracciate se vi riesce il concetto infinito, immenso,
incarnato in tali opere, di cui la più potente unità fa un
mondo compiuto, ordinato, vivente, un organismo gigantesco,
un microcosmo perfetto; e voi avrete col divino Poeta de-
scritto fondo a tutto V universo.
Nella Vita Nuova sentirete come palpiti il più nobile cuore.
« L’ispida scolastica che distingue e divide e quasi noto mi zza,
la poesia del cuore » non v’impedirà di palpitare e piangere
col poeta, che « mentre altri poetava d’amore o per usanza
cortigiana o per saccenteria di scuola » 1 scriveva intingendo
la penna nel sangue della sua anima. Poi v’assiderete al Con-
vito che quest’Epulone del pensiero imbandisce da suo pari.
Ei vi spezzerà il pane della scienza, di quella scienza non
più — come i pomi delle piante cresciute sulle rive del lago
Asfaltide, bellissimi a vedersi ma pieni entro di cenere, — arido
sistema, non più oziosa ginnastica d’intelletti vani; si « amo-
roso uso di sapienza. » Poi col trattato De Monarchia e con
quello De Volgari eloquio assorgerete ai due massimi concetti
della mente Dantesca; al concetto della Lingua, e a quello dello
Stato. E quando di questo udrete in pieno Trecento proclamar
l’autonomia di fronte alla strapotente autocrazia sacerdotale;
1 Settembrini ; Lez. di Letter.
Donatello
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