64 TERZA PARTE
fico Lorenzo, che doueua Cernire 2 Napoli, e consumò gran tempo a condurle.
Mentre adunque lo lauorr.ua , il Castellano d' Ostia Vescouo allhora della Ro-
Z:^/: ""' ' " quale fà poi col tempo Papa Giulio II. volendo acconciare , e mettere
t^ÀAAfètonio hi buon' ordine quella fortezza, vdita la fama di Giuliano , mandò per lui a Fi-
suosratello. re^e, & ordinatogli buona prouisione, ve lo tenne due anni , a firui tutti que-
Resora la gli vtili, e comodità , che poteua con l'arte sua. E perche il modello del Duca
sortificarono di Calauria non patine, e finir si potette; ad Antonio suo fratello lasciò , che con
(Ostw. suo ordine lo finite, il quale nel lauorarlo haueua con diligenza seguitato, e fi-
nito , essendo Antonio ancora di sufficienza in tal' arte non meno , che Giulia-
no. Per il che fi consigliato Giuliano da Lorenzo vecchio a presentarlo egli
stesso , accioche in tal modello potesse inoltrare le difficoltà , che in esso haue-
ua fatto ; Laonde partì per Napoli , e ptesentato 1' opera honoratamente fù ri-
cenuro, non con meno stupore dell'hauerlo il magnifico Lorenzo mandato,
con tanta garbata maniera , quanto con marauiglia per il magistero dell' opera
nel modello ; il quale piacque sì , che si diede con celerità principio all' opera
Vàa Na»li. vicino al Castcl nuouo. Poiché Giuliano fù slato a Napoli vn pezzo, nel chie-
$pre%:;d'o dere licenza al Duca,per tornare a Firenze,gli fù fatto dal Rè preseriti di caual-
$7 monello è li, e vesti , e frà l'altre d' vna tazza d'argento, con alcune centinaia di ducati, i
Rimato. epr^ quali Giuliano no volle accettare, dicendo, che staua con padrone, il quale non
minto. haueua,bi sogno d'oro, nè d'argento. E se pure gli voleua far presente, ò alcun
segno di guiderdone , per mo^rare , che vi fosse stato, gli donasse alcuna delle
Rifare ,dt sue anticaglie a sua elettrone . Le quali il Rè liberalissimamente , per amor del
nim^eosoede magnifico Lorenzo , e per le virtù di Giuliano gli concesse , e quelle furono la
4/ Re antea- testa d'vn'Adriano Imperatore , hoggi (opra la porta del giardino in cala Medi-
ci ; vna femina ignuda più, che'l naturale,& vn Cupido,che dorme, di marmo,
tutti tondi ; le quali Giuliano màdò a preseutàre al magnifico Lorèzo, che per-
ciò ne mostrò infinita allegrezza,non tettando mai di lodar l'atto del liberalifr
mo artefice, il quale rifiutò l'oro, e l'argento per l'artificio, cosa, che pochi ha-
uerebbono fatto; quello Cupido è hoggi in Guardarobba del Duca Cosimo.
Ritornato dunque Giuliano a Firenze , fù grarissimamente raccolto dal magni-
©ttmutole le
presenta a i
'mUa 'c° '°renz° '" quale venne capriccio , per sodisfare a Frate Mariano da Ghi-
tlemone . nazzano, litteratissimo dell'ordine de' Frati Eremitani d' Sant'Agostino, di edi-
ficargli fuori della porta S. Gallo vn Conuento, capace per 200. Frati del quale
ne furono da molti Architetti fatti modelli, & in vltimo si mise in opera quello
di Giuliano; il che fù cagione, che Lorèzo lo nominò da quest' opera Giuliano
r^uffle de 'a 'a" GaH°° Onde Giuliano, che da ogn' vno si sentiua chiamare da san Gallo ,
mEremitani dùse vn giorno, burlando, al magnifico Lorenzo, colpa del vostro chiamarmi
fari della-. da san Gallo, mifate perdere il nome del calato antico, e credèdo hauere anda-
Porta a s.Gal re innanzi per antichira,ritornò a dietro,perche Lorenzo gli rispose,che più co-
lo dipreg^ fe sto voleua , che per la sua virtù egli fosse principio d'yn casato nuouo , che de-
condo 1* Ar pendesse da altri, onde Giuliano di tal cosa fù contento . Seguitandoli per tanto
obitmurA di l'opera di san Gallo insieme con lealtre fabbriche di Lorenzo , non fù finita nè
Giuliano . quella,nè l'altre,per la morte di esso Lorenzo. E poi ancora poco viua in piede
rimase tal fabbrica di san Gallo, perche nel 1550. per l'assedio di Firenze , fù
Dircccaro poi rouiuata, e buttata in terra, insieme col borgo, che di fabbriche molto bello,
pr le rivolto, haueùa piena tutta la piazza; Et al presente non si vede alcun vestigio nè di
HOM dìsoto . Casa, nè di Chicle nè di Conuento. Successe in quel tempo la morte del Rè di
Na-
fico Lorenzo, che doueua Cernire 2 Napoli, e consumò gran tempo a condurle.
Mentre adunque lo lauorr.ua , il Castellano d' Ostia Vescouo allhora della Ro-
Z:^/: ""' ' " quale fà poi col tempo Papa Giulio II. volendo acconciare , e mettere
t^ÀAAfètonio hi buon' ordine quella fortezza, vdita la fama di Giuliano , mandò per lui a Fi-
suosratello. re^e, & ordinatogli buona prouisione, ve lo tenne due anni , a firui tutti que-
Resora la gli vtili, e comodità , che poteua con l'arte sua. E perche il modello del Duca
sortificarono di Calauria non patine, e finir si potette; ad Antonio suo fratello lasciò , che con
(Ostw. suo ordine lo finite, il quale nel lauorarlo haueua con diligenza seguitato, e fi-
nito , essendo Antonio ancora di sufficienza in tal' arte non meno , che Giulia-
no. Per il che fi consigliato Giuliano da Lorenzo vecchio a presentarlo egli
stesso , accioche in tal modello potesse inoltrare le difficoltà , che in esso haue-
ua fatto ; Laonde partì per Napoli , e ptesentato 1' opera honoratamente fù ri-
cenuro, non con meno stupore dell'hauerlo il magnifico Lorenzo mandato,
con tanta garbata maniera , quanto con marauiglia per il magistero dell' opera
nel modello ; il quale piacque sì , che si diede con celerità principio all' opera
Vàa Na»li. vicino al Castcl nuouo. Poiché Giuliano fù slato a Napoli vn pezzo, nel chie-
$pre%:;d'o dere licenza al Duca,per tornare a Firenze,gli fù fatto dal Rè preseriti di caual-
$7 monello è li, e vesti , e frà l'altre d' vna tazza d'argento, con alcune centinaia di ducati, i
Rimato. epr^ quali Giuliano no volle accettare, dicendo, che staua con padrone, il quale non
minto. haueua,bi sogno d'oro, nè d'argento. E se pure gli voleua far presente, ò alcun
segno di guiderdone , per mo^rare , che vi fosse stato, gli donasse alcuna delle
Rifare ,dt sue anticaglie a sua elettrone . Le quali il Rè liberalissimamente , per amor del
nim^eosoede magnifico Lorenzo , e per le virtù di Giuliano gli concesse , e quelle furono la
4/ Re antea- testa d'vn'Adriano Imperatore , hoggi (opra la porta del giardino in cala Medi-
ci ; vna femina ignuda più, che'l naturale,& vn Cupido,che dorme, di marmo,
tutti tondi ; le quali Giuliano màdò a preseutàre al magnifico Lorèzo, che per-
ciò ne mostrò infinita allegrezza,non tettando mai di lodar l'atto del liberalifr
mo artefice, il quale rifiutò l'oro, e l'argento per l'artificio, cosa, che pochi ha-
uerebbono fatto; quello Cupido è hoggi in Guardarobba del Duca Cosimo.
Ritornato dunque Giuliano a Firenze , fù grarissimamente raccolto dal magni-
©ttmutole le
presenta a i
'mUa 'c° '°renz° '" quale venne capriccio , per sodisfare a Frate Mariano da Ghi-
tlemone . nazzano, litteratissimo dell'ordine de' Frati Eremitani d' Sant'Agostino, di edi-
ficargli fuori della porta S. Gallo vn Conuento, capace per 200. Frati del quale
ne furono da molti Architetti fatti modelli, & in vltimo si mise in opera quello
di Giuliano; il che fù cagione, che Lorèzo lo nominò da quest' opera Giuliano
r^uffle de 'a 'a" GaH°° Onde Giuliano, che da ogn' vno si sentiua chiamare da san Gallo ,
mEremitani dùse vn giorno, burlando, al magnifico Lorenzo, colpa del vostro chiamarmi
fari della-. da san Gallo, mifate perdere il nome del calato antico, e credèdo hauere anda-
Porta a s.Gal re innanzi per antichira,ritornò a dietro,perche Lorenzo gli rispose,che più co-
lo dipreg^ fe sto voleua , che per la sua virtù egli fosse principio d'yn casato nuouo , che de-
condo 1* Ar pendesse da altri, onde Giuliano di tal cosa fù contento . Seguitandoli per tanto
obitmurA di l'opera di san Gallo insieme con lealtre fabbriche di Lorenzo , non fù finita nè
Giuliano . quella,nè l'altre,per la morte di esso Lorenzo. E poi ancora poco viua in piede
rimase tal fabbrica di san Gallo, perche nel 1550. per l'assedio di Firenze , fù
Dircccaro poi rouiuata, e buttata in terra, insieme col borgo, che di fabbriche molto bello,
pr le rivolto, haueùa piena tutta la piazza; Et al presente non si vede alcun vestigio nè di
HOM dìsoto . Casa, nè di Chicle nè di Conuento. Successe in quel tempo la morte del Rè di
Na-