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Vasari, Giorgio; Evangelista Dozza (Erben) [Contr.]
Delle Vite De' più Eccellenti Pittori, Scvltori Et Architetti (Parte Terza Secondo Volume) — In Bologna: Presso gli Heredi di Euangelista Dozza, 1663

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https://doi.org/10.11588/diglit.72521#0024

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Cùnfae
gitagli

A" * rad '^"^anti. Hebbe quesso Artesice in celiarne di no lasciar mai passare vngior-
rj^f%^ no sobiche almeno no tirasse vna lineai in qualche parte esercitasse l'arte fa
' ' 'il che poi venne in proverbio. Tsauq egli Umilmente mettere l'operesue sinite in
publico, & appresso dar naseoso, Scottando quello,che altri ne dicesse, essiman-
. ^r do il vulgo d'alcune cose essere buon conoscitore,epoterne bé giudicare, Auuen-
%e%le%: "' ' '''"' ' ''" ) ''" '" '^KP^0 accusò in vna pianella d'vna sigura noso che
' a j e disettose conofeendo il maeslro,cbe e' diceva il vero, la racconciò. Tornando poi
l'altro giorno il medesimo caciaio, & vedendo il maefiro batterli creduto nel-
la pianella , cominciò a voler dire nonso che di vna delle gambe ; di che sdegna-
to Spello , & vfcendo suori disse prouebiandolo , che a calzolaio non conveniva
&ùl ^'"dicarpiùsù, cbe la pianella ; il qual detto sianco accettato per proverbio,
e ^Q^: '' '" '" °''re mo^° piacevole , & alla mano , e per queflo oltre a modo cariai
" '° ' ' Alefsandro Magno, talmente che quel Rè lo andana fpesso a vietare a bottega,
Tru c^r# e fedendo diletto di vederlo lavorare, & insieme d'vdirlo ragionare . Et hebbe
familiare 'di tant° ^ gratile di autorità appreso a quello Rè^enchesi^oso, e biadare,che
Ml&sondre ragionando esso alcune volte della arte di lui meno,chesattamente, con bel mo-
rtogli imponeva silentio : mostrandoli i fattorini, che macinavano i colori rider-
sene. Ma quale Alessandro lo stimafse nell'arte si conobbe per quesso , che egli
probibì a ciaseuno dipintore il ritrarlo suori , che ad Apelle . E quanto egli lo
amasse , & hauesse caro si vide per queflo altro ; perciocbe battendoli imposso
Alessandro , che gli ritraete nuda Canface vna la più Della d: Ilesve concubine,
do. ™ quale esso amava molto, & accorgendosi per segni manisesti, che nel mirarla
„ ^ss° Spelte s' era acceso della bellori di lei , concedendoli Mlessandro tutto il
4lefodro, suo assetto gli ne sece donosenga bauer riguardo anco a lei, che efsendo amica di
Rè, e di Alessandro Rè , li convenne divenire amica d'vn pittore. Furono alcu-
ni, che Rimarono , che quella Tenere Dionea tanto celebrata sife il ritratto di
quefla bella semmina. Fù quello Mpelle molto humano inuerso li Artefici de'
suoi tempi , & il primo , che dette ^patitone Rie opere di Trotegene in Rodi.
C.r u6ad Tercièche egli,come il più delle volte fnole anuenv e, trà ifavi cittadini non era:
Utyelle, Rimato molto. E domandandogli Mpelle alcuna volta,quanto cglisiimaste alca*
nesue sigure , rispofenon soche piccola cesi . Onde egli dette nome di voler per
se comperar quelle,ch'egli baveua lavorato,e Inorerebbe per rivenderle per sue
pregno molto malore . Il che sece aprire gli occhi a' Rodiani , ne volle cederle
loro,fe non aggiogavano al prezzo con nonpoco vtile di quel pittore. E cosa in-
credibile quello, che èseritto di lui , cioè, che egli ritraeva si l ene , e si apunto le
, , imagini altrui dal naturale,che vno di quefibehe nel guardare in vso altruisisso
fràglie., soglioso indovinare quello, che ad alcuno sf avvenuto nelpasszto tempo,o deb-
imi " "* 'a avvenire nel suturo, iquali si chiamano giornanti,guardando alcun ritratto
satto da Mpelle conobbe pur quello quanto quegli di cui era il ritratto , douesse
vivere,òsifa vitato. Dipinse con vn nuovo modo Antigono Rè,che l'imo de gli
occhi batteva meno , in maniera , che il disetto della saccia non apparile ; Ter-
ciocbe egli lo dipinse col viso tanto volto,quanto baflò a celare in lui quel màca-
mento,non parendo però disetto alcuno nella sigura. Hebbero gran nome alcune
taprì Ulg imagini da lui fette di persone,che moriuano:masrà le molte sue, e molto lodate
fe^re, opere qual sosse la più persettanon si sa così bene.Muguslo Cesare consagrò al té-
pio di Giulio suo padre quella Tenere nobilissìma ,cheper vscir del mare,e da
quell'atto flesio fa chiamata Anadiomène . La quale da'poeti Greci su mirabile „
mite celebrata, & illtska ta; Alla parte di cui, che sera corrotta no si trono chi
ardisse
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