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Vasari, Giorgio; Carlo Manolessi Erben [Contr.]
Delle Vite De Piv Eccellenti Pittori, Scvltori Et Architetti (Parte Prima, e Seconda) — In Bologna: Per li Manolessi Stampatori Camerali, 1681

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https://doi.org/10.11588/diglit.72518#0051

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ARCHITETTURA. 31
bozze . La quale auuertenza Irebbero grandemente gli Antichi , come nelle lor
figure tonde, edimezo rilieuo negli archi , e nelle colonne veggiamo di Roma,
le quali mostrano ancora quel gran giudicio, che egli hebbero . Et infrà i Mo-
derni si vede eslere slato osseruato il medesimo grandemente nelle sue opere di
Donatello. Debbesi oltra di queslo considerete, che quando le Statue vanno in Figure colica
vn luogo alto,e che a bado non sia moltadistanza da poterli diseostare a giudicar- cate in *1'°
le da lontano, ma che s'habbia quali a star loro lotto ; che così fatte figure si deb- comef'habbi^
bon fare di vna testa, òdue più di altezza. E quello si fa perche quelle figure, che "° "P^P0™0'
son polle in alto, li perdono nello scorto della veduta, stando di sotto, e guardan- %%"" ""
do allo in sù. Onde ciò che si dà di accrescimento, viene a consumarsi nella gros-
rfhro mode;
Simìtrin del;
Insatua,

sezza dello scorto , e tornano poi di proporzione nel guardarle , giuste , e non na-
ne , ma con buonissima gratta. E quando non piacele far quello , si potrà man-
tenere le membra della figura, sottilette, e gentili, che quello ancorà torna quali
il medesimo. Costumasi per molti Artefici, fare la figura di nuoue tette , la qua-
le vien partita in otto tette tutta, eccetto la gola, il collo,e l'altezza del piede,che
con queste torna none. Perche due sono gli stinchi, due dalle ginocchia a' mem-
bri genitali, e tre il torso fino alla fontanella della gola , & vn'altra dal mento al-
1'vltimo della sronte , & vna ne fanno la gola, e quella parte, ch'è dal dodo del
piede, alla pianta , che sono none , Le braccia veggono appiccate alle Spalle , e
dalla fontanella all'appiccatura da ogni banda è vna testa , & esse braccia sino alla
appiccatura delle mani sono tre celle, & allargandoli l'huomo con le braccia apre
appunto tanto quanto egli è alto. Ma non si debbe vsare altra miglior misura,

L' esquifaeQ
za della fc

L'occhio rogo*
la della fette.
egli ne rimanghi offefo, non renerà per quello di biasimarla . Però diciamo, che
se bene la milura è vna retta moderatone da ringrandire le figure talmente , che
le larghezze, levitato l'ordine, faccmo l'opera proportionata , e gratiosa , l'occhio
nondimeno hà poi con il giudicio a leuare, & ad aggiugnere, secondo , che vedrà
la disgratia dell'opera talmente , che ei le dia giustamente proporzione, gratia, di-
segno , e perfezione , accioche ella ha in se tutta lodata da ogni ottimo giudicio.
Equella statua , ò figura , che hauerà quelle parti , sarà perfetta di bontà , di bel-
lezza, di disegno, e di gratia. E tali sigure chiameremo tonde, pur che si pollino
vedere tutte le parli finite , come si vede nell'huomo girandolo a torno, e simil-
mente poi l'altre , che da queste dependono. Ma ei mi pare horamai tempo da
venire a le cose più particolari.

Delfare i modelli di cera, e di terra , e come si velino , e come a proportione si risfe
grandischino poi nel marmo , come sisubbino , e si gradinino , e palisichi-
no , & impomicino , e si Infirmo , e si rendine siniti•
Cap. IX.
SOgliono gli Scultori, quando vogliono lavorare vna figura di marmo, fa- Cofafarn^
re per quella vn modello, che cosi si chiama, cioè vno esempio , che è vna dello", & a
figura di grandezza di mezo braccio, ò meno , ò più secondo, che gli torna com- qualfae/isac
modo, ò di terra, ò di cera, òd (Succo : pur che ei possinmostrare in quella at- ci.
titud ne, e la proportene , che hà da edere nella figura , che ei vogliono fai<_,;
cercando accommodarsi alla larghezza, & all' altezza del sallo, che hanno fat- Del lauordr
to cattare ,per faruela dentro . Ma per mostrarui come la cera si lavora, dire- lacera ,
mo del lavorare la cera , e non la terra. Quella per renderlapù morbi-
da,
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