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nella Chiesa di S. Francesco, ed alcuni disegni d'altre fabbriche a Casliglion del
Lago e a Castel della Pieve, ad istanza del Signor Ascanio della Cornia. Veg-
gonsi di sua invenzione in Roma la graziosa Cappella fatta per l'Abate Riccio
in Santa Caterina de'Funari e la Chiesa dei Palafrenieri di Nostro Signore in
Borgo Pio, i disegni della quale ha messo poi in opera Messer Giacinto. Furono
fatti da lui in diversi luoghi d'Italia molti palazzotti, molle case, molte cappelle
ed altri edifici pubblici e privati, tra i quali sono particolarmente la Chiesa di
Mazzano, quella di Sant'Oreste, e quella di S. Maria degli Angeli di Ascesi, che
pur da lui fu ordinata e fondata, la quale di poi da Galeazzo Alessi, e poi da
Giulio Danti mentre visse fu seguitata. Nel pontificalo di Pio Quarto fece in Bo-
logna il portico e la facciata de'Bachi, dove si scorge con quanta grazia egli
seppe accordare la parte nuova con la vecchia. Essendo poi per la morte del
Buonarroti eletto architetto di S. Pietro, vi attese con ogni maggior diligenza
fino all'estremo di sua vita.
Fra tanto essendo il Barone Bernardino Martirano arrivalo alla Corte di Spa-
gna per alcuni suoi negozi, fu favorito da quel Re, che lo conobbe per uomo in-
tendentissimo nelle Matematiche e nelle tre parti dell'Architettura, di conferir
seco alcuni suoi pensieri in materia di fabbriche ed in particolare della gran Chie-
sa e Convento che faceva fare alla Scuriale in onore di S. Lorenzo. Dove aven-
do il Barone avvertilo molle cose e scoperti con molta chiarezza diversi manca-
menti, indusse quel Re a soprassedere così grande impresa finché egli, mandato
da Sua Maestà per tutta Italia a cercar disegni dai primi Architetti, fosse capi-
tato a Roma per portarli nelle mani del Yignola, per cavar poi da lui un dise-
gno compitissimo, del quale potesse a pieno sodisfarsi conforme a quello che si
prometteva dell'eccellenza di esso e della realtà e candidezza d'animo che scor-
geva in lui ; e così, tornando poi alla Corte, mostrare d'aver usata intorno a sif-
fatto negozio tutta la diligenza che conveniva. Venuto dunque il Barone in Italia
ebbe in Genova disegni da Galeazzo Alessi, in Milano da Pellegrino Tibaldi, in
Venezia dal Palladio, e in Fiorenza un disegno pubblico dall'Accademia dell'Arte
del disegno, e uno particolare di forma ovale fatto da Vincenzo Danti per co-
mandamento del Gran Duca Cosimo, la copia de) quale Sua Altezza Serenissima
mandò in Spagna nelle proprie mani del Re, tanto le parve bello e capriccio-
so. N'ebbe anco in diverse città tanti degli altri che arrivarono fino al numero
di ventidue. Dei quali tutti non altrimenti che si facesse Zeusi quando dipinse
Elena a Crotone nel tempio di Giunone, tracndola dalle più eccellenti parti di
un eletto numero di bellissime vergini, ne formò uno il Vignola di tanta perfe-
zione e tanto conforme alla volontà del Re, che, ancorché il Barone fosse di dif-
ficilissima contentatura e d'ingegno esquisitissimo, se ne sodisfece pienamente e in-
dusse il Re che non meno se ne compiacque di lui, a proporgli, come fece, ono-
ratissime condizioni perchè andasse a servirlo. Ma egli che già carico di anni si
sentiva molto stanco dalle continue fatiche di quest'arte difficilissima, non volle
accettare l'offerta, parendogli anco di non si poter contentare di qualsivoglia gran
cosa allontanandosi da Roma e dalla magnificentissima Fabbrica di San Pietro
dove con tanto amore si affaticava.
Giunto all'anno 1573 essendogli comandato da Papa Gregorio XIII che an-
dasse a Città di Castello per vedere una differenza di confini tra il Gran Duca
di Toscana e la Santa Chiesa, e sentendosi indisposto conobbe manifestamente
d'esser giunto alla fine del viver suo. Ma non restando perciò di andare allegra-
mente a fare la santa obbedienza, si ammalò, e a pena riavute alquanto le forze
nella Chiesa di S. Francesco, ed alcuni disegni d'altre fabbriche a Casliglion del
Lago e a Castel della Pieve, ad istanza del Signor Ascanio della Cornia. Veg-
gonsi di sua invenzione in Roma la graziosa Cappella fatta per l'Abate Riccio
in Santa Caterina de'Funari e la Chiesa dei Palafrenieri di Nostro Signore in
Borgo Pio, i disegni della quale ha messo poi in opera Messer Giacinto. Furono
fatti da lui in diversi luoghi d'Italia molti palazzotti, molle case, molte cappelle
ed altri edifici pubblici e privati, tra i quali sono particolarmente la Chiesa di
Mazzano, quella di Sant'Oreste, e quella di S. Maria degli Angeli di Ascesi, che
pur da lui fu ordinata e fondata, la quale di poi da Galeazzo Alessi, e poi da
Giulio Danti mentre visse fu seguitata. Nel pontificalo di Pio Quarto fece in Bo-
logna il portico e la facciata de'Bachi, dove si scorge con quanta grazia egli
seppe accordare la parte nuova con la vecchia. Essendo poi per la morte del
Buonarroti eletto architetto di S. Pietro, vi attese con ogni maggior diligenza
fino all'estremo di sua vita.
Fra tanto essendo il Barone Bernardino Martirano arrivalo alla Corte di Spa-
gna per alcuni suoi negozi, fu favorito da quel Re, che lo conobbe per uomo in-
tendentissimo nelle Matematiche e nelle tre parti dell'Architettura, di conferir
seco alcuni suoi pensieri in materia di fabbriche ed in particolare della gran Chie-
sa e Convento che faceva fare alla Scuriale in onore di S. Lorenzo. Dove aven-
do il Barone avvertilo molle cose e scoperti con molta chiarezza diversi manca-
menti, indusse quel Re a soprassedere così grande impresa finché egli, mandato
da Sua Maestà per tutta Italia a cercar disegni dai primi Architetti, fosse capi-
tato a Roma per portarli nelle mani del Yignola, per cavar poi da lui un dise-
gno compitissimo, del quale potesse a pieno sodisfarsi conforme a quello che si
prometteva dell'eccellenza di esso e della realtà e candidezza d'animo che scor-
geva in lui ; e così, tornando poi alla Corte, mostrare d'aver usata intorno a sif-
fatto negozio tutta la diligenza che conveniva. Venuto dunque il Barone in Italia
ebbe in Genova disegni da Galeazzo Alessi, in Milano da Pellegrino Tibaldi, in
Venezia dal Palladio, e in Fiorenza un disegno pubblico dall'Accademia dell'Arte
del disegno, e uno particolare di forma ovale fatto da Vincenzo Danti per co-
mandamento del Gran Duca Cosimo, la copia de) quale Sua Altezza Serenissima
mandò in Spagna nelle proprie mani del Re, tanto le parve bello e capriccio-
so. N'ebbe anco in diverse città tanti degli altri che arrivarono fino al numero
di ventidue. Dei quali tutti non altrimenti che si facesse Zeusi quando dipinse
Elena a Crotone nel tempio di Giunone, tracndola dalle più eccellenti parti di
un eletto numero di bellissime vergini, ne formò uno il Vignola di tanta perfe-
zione e tanto conforme alla volontà del Re, che, ancorché il Barone fosse di dif-
ficilissima contentatura e d'ingegno esquisitissimo, se ne sodisfece pienamente e in-
dusse il Re che non meno se ne compiacque di lui, a proporgli, come fece, ono-
ratissime condizioni perchè andasse a servirlo. Ma egli che già carico di anni si
sentiva molto stanco dalle continue fatiche di quest'arte difficilissima, non volle
accettare l'offerta, parendogli anco di non si poter contentare di qualsivoglia gran
cosa allontanandosi da Roma e dalla magnificentissima Fabbrica di San Pietro
dove con tanto amore si affaticava.
Giunto all'anno 1573 essendogli comandato da Papa Gregorio XIII che an-
dasse a Città di Castello per vedere una differenza di confini tra il Gran Duca
di Toscana e la Santa Chiesa, e sentendosi indisposto conobbe manifestamente
d'esser giunto alla fine del viver suo. Ma non restando perciò di andare allegra-
mente a fare la santa obbedienza, si ammalò, e a pena riavute alquanto le forze