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se ne tornò a Roma, dove essendo stato introdotto da Nostro Signore, fu da sua
Beatitudine trattenuto più di un'ora passeggiando, per informarsi di quel che egli
riportava, e per discorrer seco intorno a diverse fabbriche che aveva in animo
di fare, e che ha poi fatte a memoria del glorioso nome suo; e finalmente licen-
ziatosi per andarsene la mulina a Caprarola fu la notte sopraggiunlo dalla feb-
bre. E perchè egli s'aveva prima predetta la morte si pose subilo nelle mani di
Dio, e presi divolamenle tutti i Santissimi Sagramenti con molta Religione passò
a miglior vita il settimo giorno dal principio del suo male che fu alli 7 di lu-
glio 1573, essendo in quello estremo visitalo continuamente con molta carità ed
anetto da molti Religiosi suoi amici e particolarmente dal Tarugi che con affet-
tuosissime parole Io inanimì sempre fino all'ultimo sospiro; ed avendo lasciato
molto desiderio di se e delle sue virtù, con tutto che Giacinto suo figliuolo gli
ordinasse esequie modeste e convenevoli al grado suo, passarono con tuttociò i ter-
mini della mediocrità per cagione del concorso degli artefici del disegno che 1' ac-
compagnarono alla Rotonda con onoratissima pompa, quasi che ordinasse Iddio che
si come egli fu il primo architetto di quel tempo, così fosse sepolto nella più ec-
cellente fabbrica del mondo.
Lasciò Giacinto suo figliuolo più erede delle virtù e dell'onoratissimo nome
paterno che delle facoltà che si avesse avanzale, non avendo mai né voluto né
saputo conservarsi pure una particella dei denari che gli venivano in buon nu-
mero alle mani; anzi era solito di dire che aveva sempre domandato a Dio questa
grazia, che non gli avesse da avanzare né da mancare, e vivere e morire onora-
tamente, come fece dopo di aver passato il corso di sua vita travagliatissimo con
molta pazienza e generosità d'animo, aiutalo a ciò grandemente dalla gagliardezza
della complessione e da una certa naturale allegrezza accompagnata da una sin-
cera bontà, colle quali bellissime parli si legò in amore ciascuno che Io conobbe.
Fu in lui maravigliosa liberalità, e particolarmente delle fatiche sue servendo chiun-
que gli comandava con infinita cortesia e con tanta sincerità e schiettezza che
per qualsivoglia gran cosa non avrebbe mai sapulo dire una minima bugia. Di
maniera che la verità di che egli faceva particolarissima professione risplendeva
sempre fra le altre rare qualità sue come preziosissima gemma nel più puro e
terso oro legata. Onde resterà sempre nella memoria degli uomini il nome suo,
avendo anco lasciato scritto a' posteri le due opere non mai abbastanza lodate,
quella dell'Architettura nella quale non fu mai da veruno dei suoi tempi avanzato
e questa della Prospettiva con la quale ha trapassato di gran lunga tutti gli al-
tri che alla memoria de' nostri tempi siano pervenuti.
se ne tornò a Roma, dove essendo stato introdotto da Nostro Signore, fu da sua
Beatitudine trattenuto più di un'ora passeggiando, per informarsi di quel che egli
riportava, e per discorrer seco intorno a diverse fabbriche che aveva in animo
di fare, e che ha poi fatte a memoria del glorioso nome suo; e finalmente licen-
ziatosi per andarsene la mulina a Caprarola fu la notte sopraggiunlo dalla feb-
bre. E perchè egli s'aveva prima predetta la morte si pose subilo nelle mani di
Dio, e presi divolamenle tutti i Santissimi Sagramenti con molta Religione passò
a miglior vita il settimo giorno dal principio del suo male che fu alli 7 di lu-
glio 1573, essendo in quello estremo visitalo continuamente con molta carità ed
anetto da molti Religiosi suoi amici e particolarmente dal Tarugi che con affet-
tuosissime parole Io inanimì sempre fino all'ultimo sospiro; ed avendo lasciato
molto desiderio di se e delle sue virtù, con tutto che Giacinto suo figliuolo gli
ordinasse esequie modeste e convenevoli al grado suo, passarono con tuttociò i ter-
mini della mediocrità per cagione del concorso degli artefici del disegno che 1' ac-
compagnarono alla Rotonda con onoratissima pompa, quasi che ordinasse Iddio che
si come egli fu il primo architetto di quel tempo, così fosse sepolto nella più ec-
cellente fabbrica del mondo.
Lasciò Giacinto suo figliuolo più erede delle virtù e dell'onoratissimo nome
paterno che delle facoltà che si avesse avanzale, non avendo mai né voluto né
saputo conservarsi pure una particella dei denari che gli venivano in buon nu-
mero alle mani; anzi era solito di dire che aveva sempre domandato a Dio questa
grazia, che non gli avesse da avanzare né da mancare, e vivere e morire onora-
tamente, come fece dopo di aver passato il corso di sua vita travagliatissimo con
molta pazienza e generosità d'animo, aiutalo a ciò grandemente dalla gagliardezza
della complessione e da una certa naturale allegrezza accompagnata da una sin-
cera bontà, colle quali bellissime parli si legò in amore ciascuno che Io conobbe.
Fu in lui maravigliosa liberalità, e particolarmente delle fatiche sue servendo chiun-
que gli comandava con infinita cortesia e con tanta sincerità e schiettezza che
per qualsivoglia gran cosa non avrebbe mai sapulo dire una minima bugia. Di
maniera che la verità di che egli faceva particolarissima professione risplendeva
sempre fra le altre rare qualità sue come preziosissima gemma nel più puro e
terso oro legata. Onde resterà sempre nella memoria degli uomini il nome suo,
avendo anco lasciato scritto a' posteri le due opere non mai abbastanza lodate,
quella dell'Architettura nella quale non fu mai da veruno dei suoi tempi avanzato
e questa della Prospettiva con la quale ha trapassato di gran lunga tutti gli al-
tri che alla memoria de' nostri tempi siano pervenuti.