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Visconti, Giambattista Antonio; Visconti, Ennio Quirino
Il Museo Pio-Clementino (Band 4): Bassirilievi del Museo Pio-Clementino — Rom, 1788

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https://doi.org/10.11588/diglit.3454#0016
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MUSEO PIO-CLEMENTINO

BASSI
RILIEVI

/

Gli spigoli dell' ara sono scantonati, e i tre piccioli lati piani che ne risultano
veggonsi intagliati con una serie di grana bislunghe legate fra ie , che termina in un
picciol fiocco : e non è quello un fregio fatto a capriccio , ina uno di que' fedoni
co'quali coronavansi i templi, i lor ministri, i sacri arredi, e le vittime, detti ìnfulae ,
e vfttae, e composti di filamenti di lana legati con nassri a più riprese, che per
la lor naturai rigidezza s inarcano fralle due legature , e formano de' globetti bislun-
ghi (a). Sulla cornice sorge un altro membro piano terminato ne tre angoli con
teste di chimere, e arricchito tutto d'intagli del genere de' meandri.
Qui incomincia lo flelo, o per dir propriamente lo scapo (£) del Candela-
bro. E' comporto di quattro pezzi, o parti principali : la più bassa vien formata
da un giro di fogliami volti air in giù, che si diflaccano da una faseia baccellata,
e difendono le loro frondi ove più , e ove meno ; talché coprono i ripiani angolari
dell'ara, e si rivolgono alcun poco all'in su sovra le tede delle chimere.
Sulla faseia anzidetta sorge il secondo pezzo quasi in forma d' un calato,
o d' un capitello Corintio, circondato di due ordini di fogliami circolarmente disposti
senza formare angoli, e lenza risolversi in volute : su di questo comparisee il labbro
d' una tazza, o piattello , ornato di baccelli a due ordini.
Dall' interno della tazza si solle va una seconda faseia circolare , lavorata
a guisa del collarino d'una colonna baccellata , e di diametro alquanto maggiore
della inferiore : da questa si distacca un' altro calato a foggia di capitello Corintio
alquanto più basso del primo, e ornato colle delle foglie , che termina ancor esso
nel labbro baccellato d' un secondo piattello.
L'ultima parte del Candelabro s'innalza sui fecondo piattello come la terza sorge
dal primo , sennonchè è di minori dimensioni in altezza , di maggiori in larghez-
za, talché più vado degli altri due è il terzo piattello, su cui posa. una bellissima
tazza baccellata o cratere, che parrebbe dedinato a contenere materie combudibili o per
illuminazione , o per profumo . La parte interiore però del cratere non è vuota ,
ma tutta intera , e ridotta ad una superficie piana, su cui polare una lucerna mo-
bile
(a) PosTono vederli le vhte o infitte limili precisamente a quelle come dice Stazio neclunt dì/crìmine vittas, dipinti in un'antica volta,
che deseriviamo nell' Admìranda tav. 3. 644. , dove ne son fregiate Pit~ì. antiq. crypt. Rorn. tav. xiv., ha creduto ravvisar de'Genj che stan
le vittime , in Winckelmann Mon. ìned. dopo la dedica , e n.t8., dove calcolando. Gli eruditismi Accademici Ercolanesi confermo conio-
li' è abbigliato 1' Archigallo ; nel sacrìficio Suovetaurile della colonna devole ingenuità non conoseere il lavoro d'alcuni Gcnj rappresentati
Trajana , e in altri molrislìrni monumenti. Fedo deserive le ìnfulae nella tav. j6. n.i. del tomo I. delle Pitture d'Ercola.no , ma il lor tra-
silamenta lama , quìhus facerdotes , & hofitae , templaque velabantur. vaglio non è diverso dall'accennato : stan distinguendo con piccioli
Stazio ne accenna più didimamente la figura quale la ravvisiamo nastri in diverse riprese le lunghe matasse di lana , veliera , ( così
ne* nostri marmi Tbeb.il. 738., dove dice: le chiamano spesso i clanici ), destinate a questo religioso apparato.
Necìent purpurea! niveo dìferìmìne vittas. Vedati d'una di quelle vitte l'immagine riportata in grande nelle ta-
I Greci le chiamarono separa, $-«<?», e g-i^avoùpctTct, e appunto per vole aggiunte in fine.
averne lasciata la sacerdotefìsa Criseide alcune troppo vicine ad una (b) Scapo del Candelabro diceasi propriamente tutto quello eh'è
lucerna, bruciò il tempio famoso di Giunone Argiva (Pausan. il. 17. ). fralla sua base e '1 padellino, o cratere , Plinio xxxiv. 6. ove nota,
Sono alquanto diffuso in spiegare quell'ornamento, perchè non trovo che ne'candelabri di bronzo pregiavano gli scapi lavorati a Taranto,
nessun antiquario che sé ne fìa fatta sinora una idea adequata, Io che Quelli costumavansi a guisa di colonnette lunghe e sottili o baccel-
è slato cagione d' errori grossolani a celebri letterati , come al eh. late , o capricciosamente ornate : molti posibn vedersene nel Museo
Ab. Raffei, che nelle sue Ricerche /opra una Jlatua <£Apollo nella villa <T Ercolano peranco inediti , alcuni nel Museo Kirkeriano , uno nel
Albani , ha creduto vedere una pelle tutta vellosa in un tessuto Museo Etrusco dei Gori tav. clxxvi. A quelli allude Vitruvio quando
di simili vitte , che coprono interamente velant il tripode e la cor- paragona le sottili colonne dipinte ne' grottesehi a scapi di candelabri
tina del Nume , errore che trovali ancor nella (lampa che v'è an- (lib. vii. c.5.), comparazione che non corre con quelli de'candelabri
nella : e così anche al Bellori, che in alcuni putti, i quali appunto, marmorei.
 
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