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Visconti, Filippo Aurelio [Hrsg.]; Guattani, Giuseppe Antonio [Hrsg.]; Nibby, Antonio [Hrsg.]
Il Mvseo Chiaramonti aggivnto al Pio-Clementino (Band 2): Con in fine le incisioni e le illustrazioni di due statue di bronzo recentemente acquistate — Rom, 1837

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https://doi.org/10.11588/diglit.3591#0059
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34_______________MUSEO CHIARAMONTI_______________

centauro teria. Come altri soggetti della stessa natura , ha le orecchie equine, come fa-
cilmente si riconosce osservando la destra, che è la più scoperta , giacche
l'artefice costretto a seguire questo costume di convenzione, volendo evitare
la deformità che ne sarebbe seguita , e mantenere alla testa la nobiltà del ca-
rattere , nascose così bene questa orecchia coi capelli e colla foglia che le so-
vrasta 3 che bisogna andare a cercarla per riconoscerne la forma ferina.

Da quanto ho finora indicato questa testa sparge gran luce sulla prete-
sa originalità de' Centauri capitolini, e mi fa inclinare a credere, che furo-
no fatti a' tempi di Adriano da Aristea e Papia di Afrodisio ad imitazione di
capi di opera anteriore ; ovvero l'artefice, che li copiò vi pose i nomi di quelli
che aveano fatto gli originali. Ed è certo , che se si mette a confronto questa
testa con quella del Centauro vecchio evidentemente si riconosce , che il cen-
tauro capitolino è una imitazione, ravvisandosi in esso quella freddezza, che
necessariamente deriva alle opere copiate, o imitate da originali sublimi.

" T A V OLA XIV.
FORTUNA

fai simulacri più insigni del Museo Vaticano , certamente deve contar-
si questo che rappresenta la dea , alla quale gli antichi attribuirono il gover-
no delle vicende mondane (i), e la distribuzione de'beni e de mali (z). Es-
so rivide la luce l'anno 1798 in Ostia (3), città marittima, dove, come dea
della navigazione e del commercio, la fortuna era particolarmente onorata, e
fin dai primi anni di questo secolo , per la munificenza di papa Pio VII, pas-
sò ad ornare il Museo Chiaramonti. E' di bellissimo marmo pario , detto da-
gli scalpellini a specchioni, il quale accresce la morbidezza dell'effetto, come
le proporzioni superiori al naturale, danno alla statua un'aria maggiore di no-
biltà. Sublime per l'arte, unisce all'armoniosa composizione delle parti quella
espressione di vita, che è tutta propria della scultura greca, ed una finitez-
za di lavoro , che dando alle pieghe del panneggiamento una rassomiglianza
perfetta colla natura , aggiunge imponenza alla grandiosità dell'effetto. Ne sa-
prebbe ammirarsi meno la sua rarissima conservazione , imperciocché se si ec-

cet-

tgg munti—»

FORTUNA

(1) I Greci chiamarono la Fortuna Tu/»?» derivandone il nome non dee recar maraviglia che le attribuissero un immenso potere,

dal! antico verbo poi disusato Tvyu , incontro, mimbatto, trovo. s a lei attribuendo tutti gli avvenimenti.

sorlo, onde indicare la fortuita di ciò che in questo mondo incan- (■*) Orfeo Ino. LXXI. dice che in lei stava la vita affatto va-

triamo sì nel bene che nel male: i Romani ne fecero per la me- ria de'mortali, agii uni essendo pienezza felicissima di dovizie,

desima^ ragione derivare U nome da Fórs, Caso. Gli Etrusci di agli altri adirata muovendo la trista indigenza:
Vulsinii la dissero Nortìa , Nur-tia , e Nursia Livio li'b. Vii. ci, Ev g-a yajp (5loto; 0y*jww nociimmlog saxi

Giovenale Sat. X V- 74- e lo Scoliaste ivi. Tertulliano Apolog. Oh p-v, y-xp rsoyug xrawwv nh}S*S nokvol^ov ,

e. XX.1V. Marziano Capella De Nupt. Phìl. lib, I. 18. 9. Veg- 0:; h xawjv revy»v 0yp» yoìs* g^mvovcz.

gasi Ruperto nelle note al verso notato di Giovenale. Ora ravvi- (3) Fea lìelaz. di un viaggio ad Ostia p. fo,
saudo gli antichi in questa dea il Gaso, U Fortuita delle cose,
 
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