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PREFAZIONE

3n un lavoro stampato ne! 1903 pubblicai tutte le pitture allora accessibili delle catacombe; in
un altro, apparso nel 1916, quasi tutti i musaici antichi e i più importanti dell'età di mezzo,
inoltre quasi tutte le pitture antiche e medievali degli edìfizì sacri d'Italia: chiese, batti-
steri, mausolei. Restavano ancora da pubblicarsi le sculture dei sarcofagi cristiani. A questo lavoro
cominciai a mettere mano durante la guerra mondiale, nell'anno 1917, mentre dimoravo a Freiburg
(in Brisgovia), ospite del mio editore Ermanno Herder, e nell'anno dopo a Breslau, capitale della Slesia,
mia patria. Oltre una ricca collezione di fotografìe, dell'amico prof. Sauer, mi furono di grande aiuto
le biblioteche delle suddette città, presiedute, quella di Freiburg, dal dott. Jacobs, quella di Breslau dal
dott. Milkau. I due direttori misero a mia disposizione tutte le opere riguardanti in qualche maniera
le sculture antiche. Per un favore speciale del direttore della biblioteca di Berlino, prof, von Harnack, mi
fu poi spedita a Breslau l'edizione ufficiale dei sarcofagi cristiani del Museo lateranense, le cui tavole
fotografiche potei studiare per ben sei mesi. A tutti i signori menzionati vadano i miei più vivi rin-
graziamenti.

Ma un lavoro definitivo sui sarcofagi cristiani non si può compiere se non in Roma, dove se ne
trova raccolto il maggior numero. A Roma feci perciò ritorno appena mi fu possibile (1919). Quivi,
in presenza degli originali, ebbi qua e là delle sgradite sorprese; tal particolare, p. e., su cui basava
il mio ragionamento, mi si diede a conoscere per un'aggiunta moderna impossibile a ravvisarsi sulla
fotografia e priva d'ogni valore. In altri casi l'originale mi rivelò qualche particolare importante, che
la fotografia troppo scura nascondeva interamente.

La fotografia sola non può dunque bastare per la pubblicazione dei sarcofagi; bisogna aver
esaminato e conoscere bene gli originali stessi, per poter correggere quei difetti. Onde la necessità di
viaggi ai grandi centri in cui si conservano sarcofagi, specialmente in Francia, in Spagna ed in Africa.
Ne feci tre, il terzo dei quali fino a Burgos. Due volte fui accompagnato dai miei amici americani
Gustavo e Juliet Melms, con mio grandissimo vantaggio, essendo il sig. Melms un fotografo di vaglia
e la signora una distinta artista, alla quale debbo anche le fotografie di molti sarcofagi sparsi per le
piccole città della Francia.

Speciale attrattiva ebbe per me, naturalmente, Arles, la « Rome gauìoise », che nel suo Museo
lapidario racchiude un notevolissimo gruppo di sarcofagi cristiani. Non sono tanto numerosi quanto
quelli del Museo lateranense f hanno però il privilegio di essere immuni da restauri. Siccome la maggior
parte di essi riproduce, e con grande fedeltà, modelli romani, la città di Arles venne chiamata a ragione
«la succursale de Rome». Questa dipendenza totale è per noi importante, inquantochè alcuni parti-
 
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