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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0010
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x Prefazione

non la semplice possibilità dell'aspetto originario delle sculture monche. Una prova molto istruttiva ce
ne dà la fig. ioj, p. f?p. Del resto gli specialisti hanno già pienamente approvato il metodo di pubbli-
care i frammenti; essi sanno benissimo con quali difficoltà si colmino talvolta le lacune, e quanto
insignificanti siano di solito Ì frammenti, ove si lascino nel loro stato. Ad ogni modo le ricostruzioni,
essendo lavoro mio, mi dispensano da lunghe descrizioni: il frammento ricostruito parla da sé.

Ho la ferma intenzione di dare al mondo scientifico un vero corpus sarcophagorum christianorum
e di riunire nella mia opera tutti i sarcofagi cristiani. Ma per venire a capo di tale divisamente, ho
bisogno di essere maggiormente coadiuvato dai colleghi non solo d'Italia, Francia, Spagna ed Africa,
bensì anche da quelli residenti in Germania, in Inghilterra e in America, dove trasmigrarono parecchi
sarcofagi cristiani. Di quello intatto, p. e., che il collezionista Wilshere comprò a Roma e collocò
nel suo castello, non ho potuto neppure rintracciare la località. Rivolgo pertanto a tutti i colleghi la
preghiera di segnalarmi l'esistenza dei sarcofagi e frammenti cristiani sconosciuti. Dico anche frammenti,
perchè si è visto dal primo volume che questi hanno spesso una grande importanza. Di alcuni ho
potuto procurarmi le iotografie per mezzo del collega Parìbeni. Altre fotografie debbo all'amicizia
di Gerardo Rodenwaldt, di Emilio Espérandieu e del prof. Josi, autore, quest'ultimo, dell''Indice della
mia opera. E recentemente ancora ebbi dagli amici Mons. M. Chaillan di Marsiglia e sig. Jacques de
Font-Réaulx di Valence,. per il secondo volume, le fotografie di tre frammenti piccoli, ma interessan-
tissimi: l'uno scoperto demolendosi la scala d'una casa di campagna nella Camargue, presso Arles, i
due altri « acquistati pochi anni fa a Valence ed ora deposti nel castello di Grozon (Ardèche) »; quello
proveniente da un sarcofago di cui non esiste un esemplare completo né ad Arles né a Roma, questi
da un coperchio pressoché identico a quello del sarcofago di Verona, pubblicato a tav. CL, 2, e da
un sarcofago che per bellezza artistica dovette superare tutti quelli del Museo di Arles.

I colleghi non menzionati, che m'hanno aiutato finora, troveranno i loro nomi ai debiti luoghi.
Qui non posso tacere il nome del mio amico Pio Franchi de' Cavalieri, il quale non solo ha percorso
il mìo manoscritto, ma ha anche condiviso meco la fatica del correggere le bozze di stampa, dalla
prima fino all'ultima.

L'opera apre la serie delle pubblicazioni speciali dell''Istituto pontificio di archeologia cristiana,
al quale l'autore appartiene sin dalla fondazione, e che fra i grandi meriti del regnante Pontefice Pio XI
occuperà un posto cospicuo. Allo stesso Sommo Pontefice si deve pure, se l'opera si presenta in una
veste così nobile e così degna del soggetto.
 
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