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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0050
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34

Capii IV. - Af/usto Apostoloru

E. Le Blant non seppe dare la spiegazione della scena:
iiLe personnage nimbe qui termine a droite notre fragment
se retourne en s'adressant à deux hommes qui le suivent;
pcut-ètre est-ce le Christ et non plus l'angc, mais je ne sau-
rais dire ce que signifie cette scène, dont deux arbres occu-
pent le fond « '. La somiglianza manifesta della scultura con
quella del ciclo di Servanne domanda la stessa interpreta-
zione.

Il frammento prezioso era prima « encastré environ a
vingt pieds de hauteur dans la partie meridionale de l'églisc
de SaÌnt-Jean-des-Fonts-Baptismau\; on l'en a retiré en
1825 pour le porter au musée. Près de ce marbré ont été
placés quelques débris sculptés qui paraissent, d'après leur
style, provenir d'un sarcophage chrétien » *. Questa osserva-
zione è giusta; uno appartiene agli alberi che stavano a destra
del Cristo, e due all'adorazione dei Magi, che occupava l'an-
golo destro del sarcofago.

Quando la missione degli apostoli fa parte d'un ciclo di
scene cristologiche, l'interpretazione ne riesce facile; stac-
cata dal ciclo, la scena può apparire enigmatica. Così accadde
per un frammento {tav. XXVII, 2), che prima era murato
« au milieu du pignon » della cattedrale di Clermont e ora
si conserva nel Museo di questa città. « C'est », scrive E. Le
Blant, » la partie droite d'un petit sarcophage chrétien de
forme évasée ... Il y reste six personnages; à la gauche est un
homme assis, en face duquel quatre autres se tiennent debout;
les mutilations de ces figures me font hésiter a hasarder en
ce qui les touche un essai d'explication. Quant au personnage
place à l'extrémité de droite et qui semble gravir une pente,
je ne peux guère y voli... que le Christ montant au ciel » ecc.3
La vicinanza dell'ascensione rende molto probabile che si
tratti della ?>tÌssio. Cristo, invece di star dritto, è seduto sopra
un sedile di scogli, e invece di avere quattro apostoli ai
suoi lati, li ha dinanzi a sé; egli e inoltre barbato, come spesso
nelle scene che lo mostrano dopo la risurrezione; barbato
era pure accanto nell'ascensione, come prova quel poco che
ancora rimane del viso deformato.

Quanto all'età delle sculture, la prima e della seconda metà,
la seconda della fine del secolo iv, la terza sembra dello stesso
tempo, ma non d'una officina di Arles, essendo « de forme
évasée ».

Il Peiresc menziona « intra interiorem eeelesiam (Sti Inono-
rati) » dell'antico cimitero aux Aliscamps ancora un sarcofago,
« arca », « in qua: Christus monti insidens, praedicans, cum
miraculo piscium » '. La vicinanza immediata della moltipli-
cazione dei pani e dei pesci fa supporre che qui fosse piuttosto
rappresentato il sermone della montagna, probabilmente come
lo vediamo su due frammenti conosciutissimi ' e su due
appena noti. Questi ultimi, provenienti da Porto e ora nel
Museo lateranense, combaciano (tav. VI, 4). Vi è rappresen-
tato Nostro Signore (acefalo) seduto sul monte e col rotolo

semiaperto nella sinistra; il braccio destro è distrutto. Più in
basso stanno cinque apostoli in attitudine di ascoltare, due
intieri, gli altri danneggiati. Come Cristo, così anche gli
apostoli portano gli abiti sacri: tunica, pallio e sandali, che
li distinguono dalle turbe nel sermone della montagna, qui
messe da parte.

Vedendo che l'artista non ha tenuto affatto conto delle
turbe, qualcuno potrebbe riconoscere nella scena la missione
degli apostoli. Certo, la scultura nello stato attuale si presta
a tale interpretazione, in quanto che rappresenta Cristo in
atto dì insegnare agli apostoli sul monte, senza verun accenno
alle turbe. Ma non sappiamo quali soggetti siano stati effigiati
attorno al gruppo rimasto. Può essere che vi sia stata la molti-
plicazione dei pani e dei pesci e la refezione delle turbe, come
sulle due sculture del Museo delle Terme. Ad ogni modo la
parentela dei due frammenti di Porto colla scena della missio
è grande; perciò abbiamo tenuto ad illustrarli qui.

La loro antichità è molto maggiore di quella delle tre
sculture galliche. L'attenzione con cui ascoltano gli apo-
stoli il divin maestro è molto bene espressa. Lo stesso vale
del modo familiare e cordiale, come sono riuniti. Anche l'at-
titudine della sinistra del Cristo col rotolo semi aperto non
potrebbe essere meglio riuscita. Se vi si aggiunge la giustezza
del disegno e il largo trattamento delle pieghe, la scultura può
essere attribuita, se non alla fine del secolo 11, certamente
alla prima metà del in. Per convalidare la nostra datazione,
abbiamo incorniciato il frammento da due sculture dell'arco
di Costantino: l'ima rappresentante la primavera, l'altra l'in-
verno (tav. VI, 5 e 3). La differenza stilistica fra queste scul-
ture e il frammento di Porto parla da sé.

§ II. - La missio isolata.

Prendiamo ora in esame le sculture sulle quali la missio
non fa parte d'un ciclo cristologico, dove necessariamente si
perde fra gli altri soggetti, ma è l'unica, ovvero la principale
decorazione d'un sarcofago. Si capisce anzitutto che in tale
caso la scena viene trattata con maggiore cura; gli apostoli sono
in parte individualizzati e fanno gesti determinati che si ripe-
tono, creando così figure tipiche. Una preziosa aggiunta rice-
vette poi la scena con la personificazione della Chiesa, di
buon'ora introdottavi, figura estranea alle pitture cimi-
teriali fino ad oggi note.

1-2. - Frammenti d'una ■■ missio ■ nel cimitero di Domi-
tilla, ricostruita secondo il sarcofago di perugia.

Il sarcofago col più antico esempio della missio, in pre-
senza della personificazione della Chiesa, era collocato nel
cimitero di Domitilla. Gli scavi ne hanno restituito poco più
di otto teste, fra cui quella della Chiesa. Le trovai tutte murate

1 i,i- Blant, Caule, b
■ i.k Blant, l<>c. di.
i pubblicati.

1 Le Blant, Ariti, p
dei pani e dti pesci ■ min
n. LXXV.
1 ; urru< <

o, n. LXXVI. Il Pcircsc chiama la molliplic;
ulum piscium ■ iinchu a p. 69, n. LXXIII e

404, 1
 
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