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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0081
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§ I. — Scene pastorizie prese dall'arte classica

nella terza attitudine. Tutti e due vestono l'esomide e scarpe.
Il pastore, sdraiato, s'appoggia sul braccio destro e sul petti/m
impugnato con la sinistra; egli è barbato, ma calvo, e rivolge
la testa per guardare il cane che esce dalla capanna. E la prima
volta che ci si affaccia il pastore barbato e calvo; lo vediamo
anche sul frammento proveniente dal cimitero di Priscilla
(tav.XLVI,3). L'altro pastore, ancora giovane, sta all'angolo
opposto; con gambe incrociate ed appoggiato sul bastone,
egli suona la siringa che tiene nella destra; una pecora gli si
è avvicinata e lo sta ascoltando. Particolare raro e di grande
interesse, perchè ci rammenta il passo in cui il poeta parla
del pastore che col dolce suono della siringa diletta le pecore:
Fessus uh' incubtdt bacillo saxove resedil
Postar arundhieo cannine mulcet oves '.

Ognuno vede che il poeta ha in mira le due prime attitu-
dini del pastore. Sopra uno dei due frammenti priscilliani
(tav. XLIX, 2) il pastore suona la siringa coricato in terra;
era appoggiato sulla sinistra, distrutta, che stringeva il
pedani, come prova la punta rimasta in alto. Così ce lo mostra
pure un coperchio pagano del Museo delle Terme (tavola
LXXXV, i) . Il pastore che suona la siringa su un sarco-
fago del Museo capitolino (tav. LXXXI, i), rassomiglia a
quello del sarcofago che stiamo illustrando. In tutti e quattro
i casi v'ha una pecora che ascolta. Il coperchio or ora menzio-
nato ha qualche importanza in quanto ci fa conoscere, oltre
il pastore, anche il proprietario del gregge, come vedremo.

A proposito della siringa, notiamo ancora i frammenti di
due coperchi, l'uno di Porto, ora nel Museo iateranense
{tav. XLIX, 5), l'altro del Museo dì Ostia (tav. XLIX, 8). Sul
primo un pastore, stringendo con la destra la siringa, in gran
parte distrutta, sorveglia, nel solito atteggiamento, il gregge
composto dì due capre e tre pecore. Un altro pastore asporta,
attaccate ad una stanga, due ceste coi prodotti dell'azienda
pastorizia; ma prima di andarsene, si volge al suo compagno,
stendendogli la destra in cui tiene la siringa, non per conse-
gnargliela (l'altro non fa nessun atto di ricevere), ma per
raccomandargli qualche cosa che ha relazione con questo stru-
mento: « Nella mia assenza pensaci tu a suonare ! » - sembra
egli dire al compagno. Sul coperchio ostiense era rappre-
sentata manifestamente una scena simile, colla sola diffe-
renza che il gregge è composto di pecore e del cane. Ambedue
i frammenti sono del secolo in e, con probabilità, cristiani.
A sinistra si vede un residuo della tabella ansata. Merita
altresì di essere riprodotto il frammento dell'angolo destro
d'un sarcofago scanalato e a cinque scompartimenti, che oggi
fa parte del Museo di S. Callisto (tav. XLIX, 9); esso ci fa
vedere la siringa appesa ad un ramo troncato d'un albero,
come in un sarcofago di Pisa e in uno di S. Sebastiano,
scoperto poco fa e da me ricomposto.

I due frammenti di Ostia e di Porto ci hanno mostrato in
un modo del tutto originale quanta importanza annettevano

a questo strumento musicale. Esso fu infatti il
meteo più poetico di parlare a pecore. Perciò lo troveremo
spesso, quale attributo, in mano a pastori. Non fu però
l'unico mezzo. Qualche volta vedremo anche pastori carez-
zare pecore, più di rado parlare loro col gesto oratorio;
raramente s'incontrerà pure il gesto d'invito per indurre
la pecora a seguire il pastore, una sola volta, nell'arte monu-
mentale, quello di praeleqere, cioè di istruire il gregge.

Ma torniamo al sarcofago della Tomba dei Pancrazi. È
noto che gli splendidi stucchi colorati la fanno rimontare alla
metà incirca del secolo li. Il suo sarcofago che ci ha conser-
vato l'interessante coperchio, è d'un secolo posteriore; esso
offre agli angoli pilastri lisci con capitelli corinzi, e nel centro
l'immagine clipeata coi busti soltanto abbozzati dei due
defunti, marito e moglie. Sotto ì busti si legge l'iscrizione
incisa in bei caratteri che potrebbero datarsi ancora dalla
fine del 11 secolo; essa è de! tenore seguente:

C ■ SERVIENIVS ■ DEMETRIVS ■ | MAR ■ F ■ VIV1AE ■ SEVE-
RAE ■ j VXORI • SANCT1SS1MAE ■ ET ■ | MIHI ■ Q_- BIXIT
MECVM ■ ANINIS • XXII ■ MENS • Villi ■ D1ES • V ■ | 1N-
QVIBVS ■ SEMPER ■ MIHI • ' ; BENE ■ FVIT ■ CVM ILLA |
PANCRAT1 HIC

Demetrio porta la toga contabulata, Severa stola e palla,
che lasciano visibile tutta la spaila destra, motivo artistico,
questo, che incontreremo anche su altri sarcofagi. Lo stile
alquanto mediocre delle sculture ci permette di datare il
coperchio e il sarcofago stesso dalla metà incirca del secolo IH.
Ahbiamo pertanto uno dei casi in cui i caratteri dell'iscri-
zione sono più perfetti delle sculture.

3-4. - Due coperchi di sarcofago
nella Galleria lapidaria vaticana.

II coperchio coi due carri carichi di grano è anch'esso
quasi intiero; mancano soltanto le teste angolari e parte del
carro a destra. È murato nella Galleria lapidaria ' fra monu-
menti pagani ''. Ma l'iscrizione, sostenuta da putti alati,
può convenire benissimo anche per una tomba cristiana:
AVRELIAE j CASSIAE FIRMl'NAE CONIVGI | IVLIVS MA-
R1NVS ■ 1 CENTVRIO ■ B(e) ■ N(<?) ■ Inerenti) - FEC1T. Dunque
è possibile che Giulio Marino sìa stato cristiano e che abbia
acquistato il coperchio in una officina pagana. Lo stile delle
sculture e l'iscrizione convengono alla fine del secolo 11 o
principio del m (tav. XLVÌ1, 1).

Pagana, al contrario, è l'iscrizione del quarto coperchio,
murato nella Galleria lapidaria e dì cui rimangono due terzi8.
L'iscrizione suona: D(«) ■ tA(anibus) | CREPERE1AE PETRO|
NIAE MARCIA NAE CONIVGI | RARI EXEM[PLI FEMINAE |
EP1TYCHES | AVG(usti) UR(erttis). S'intende che anche le
sculture sono d'un artista pagano. Esse rappresentano due
pastori barbati col gregge. Quello a destra mungeva una
pecora o una capra, seduto su un cesto rovesciato; l'altro sta

1 Ovir.., Trist., 4, 1, 11.

' R. Pahibe-M, Scoperte nel suburbio in seguilo a .
degli scavi, 1926, tav. Vili, z, p. 297 seg.

1 Similmente, in un epitafio scoperto nei mie
Ss. Marco e Marcclliano, la moglie superstite d'ili

le/Iure della l'ulhnv.a

che il marito non le dette mai motivo di lagnarsi: e
h(«)bvi. Cfr. Rom. Quarlalschr., 190S, tav. II.
Parete di contro alle finestre, XV, 41.
W. Amelunc, Die Skulpt. d. vatik. Museums, Berlin
Parete di contro alle finestre, XIII, 93.
 
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