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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0136
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Capo III.

zio della triplice negazione

§ I. - Come fu rappresentato l'annunzio
della negazione.

i. - Tipo medio dell'annunzio della negazione.

Come punto di partenza della illustrazione prendiamo la
scultura del sarcofago lateranense 154, che ha il raro pri-
vilegio di essere quasi integra
V (tao. CXX, 2) '. La scena è
l'unico soggetto della fronte del
sarcofago e occupa il centro fra
due campi di strigili dentro ricca
cornice composta di fusarola,
ossia astragalo a perline, di un
kymation o gola di foglioline
d'acanto, e d'una specie di greca.
Cristo ha la destra alzata in atto
di parlare, predice quindi la tri-
plice negazione; nella sinistra tiene un rotolo chiuso. Pietro,
distinto dai suoi tratti, porta nella sinistra la verga, rotta
nella parte inferiore, e, fissando il Salvatore, coll'indice della
destra si preme le labbra. Questo gesto di sorpresa e rifles-
sione fa uno strano contrasto colla precedente loquacità
dell'apostolo: « cessabat loqui et digitum superponebat ori
suo»*, potrebbe dirsi anche di lui. In mezzo ai due per-
sonaggi sta a terra il gallo, colla testa rivolta verso Cristo, e
dal fondo emerge un albero d'ulivo.

L'albero sembra essere residuo delle prime rappresenta-
zioni, a giudicare dalla scultura più antica sulla quale serve
a portare il gallo. Più tardi troviamo una colonna, o pilastro,
col gallo di sopra. Però il posto ordinario del gallo è quello
della nostra scultura: a terra e rivolto interamente o colla
sola testa verso Cristo, più di rado verso Pietro. Gli scul-
tori gallici se ne servono anche come semplice attributo
dell'apostolo 3.

Pietro fa di solito colla destra alzata il gesto di sorpresa,
toccando le labbra o il mento o tenendo la mano alzata
davanti al petto od al volto. Dove per mancanza di spazio la
scena non potè svilupparsi, la destra è abbassata, e o fa il
■gesto di parlare o è inerte o posa sul volume, che l'apostolo
stringe con la sinistra 4; questa mano tiene anche spesso la
verga1', raramente l'estremità del pallio"; accade pure che la
sinistra rimanga coperta dalla figura di Cristo "'; una volta le
mani sono coperte dal pallio e portano un fascio di volumi.
Il volume allude, come è noto, alla scienza, sacra s'intende.
Nella verga alcuni interpreti vorrebbero riconoscere « lo

scettro », altri il « baculo viatorio », o il « pedum » dei pa-
stori. Tutte queste spiegazioni sono sbagliate. La verga non
è che il distintivo taumaturgo. Essa si mostrò già nella mano
di Pietro catturato e di Pietro battezzante il centurione
Cornelio. Dandogliela in queste diverse scene, gli scultori
vogliono indicare allo spettatore che l'apostolo al quale Cristo
predice la negazione, è identico al personaggio che qui viene
catturato e lì percuote la pietra onde far scaturire fa fonte
battesimale. Tale interpretazione s'impone sopra tutto
quando le tre scene s'incontrano sullo stesso sarcofago.

Cristo finalmente fa il gesto di parlare, di modo che
la scena del sarcofago 154, toltone l'albero, offre il tipo
medio dell'annunzio della negazione nell'epoca della pace.
E a proposito del gesto oratorio, è degno di nota che gli
scultori fanno talvolta manifesta ostentazione delle tre dita
stese della destra parlante, per alludere alla triplice nega-
zione: « ter me negabis ! »8.

2. - Il più antico annunzio della negazione.

Vedendo tanto spesso figurare sui sarcofagi del tempo
della pace l'annunzio della negazione accanto al battesimo
di Cornelio e alla prima cattura, mi nacque spontaneo il
sospetto che quella scena fosse, come le due altre, di com-
posizione precostantìniana. Il sospetto divenne certezza allor-
ché nel deposito del cimitero di Callisto scoprii un fram-
mentino di un grande sarcofago, in forma di vasca, col gallo
posato sopra un ramo (fig. 69). Trovai infatti poco dopo un
frammento più grande con il tronco dell'albero e il torso
d'uno dei due perso-
naggi, il quale, attesa
la direzione del gal-
lo, deve completarsi
per Pietro {fig. jo;
tav. CV1II, 1). Il
posto troppo alto,
del gallo, costrinse
lo scultore a inci-
derne la cresta nel-
l'orlo del sarcofago,
il che fu decisivo per
la constatazione della
scena, perchè, mentre la testa scolpita è distrutta, la cresta
incisa è rimasta, e questa caratterizza l'uccello per gallo, e
il gallo la scena per l'annunzio della negazione.

Disgraziatamente non mi è riuscito sin qui di trovare
altri frammenti. I due rivelano un abile artista. Nessuna
traccia di trapano. Le pieghe, molto profonde e a forma di

Fig. 70.

' Garrucci, tav. 316. 4.
1 lon., 29, 9.

■ Le Blant, Arles, tav. I, i; GauU, tav. XLV, 2.

• Garhlccj, taw. 310, 1; 317. 2; 319, 1; 323, 5; 334, 1; 352, 1; 358,
1 e 3; 367. ' « 3: 360. «ì 374. 3; 376. 4; 38°. 3^ 38z. "ì Le Blant,
Caule, tav. XII, 3; XXX, 3.

■- Garrucci, tav. 313, 1; 316, 4; 317, 1; 318, 1,415; 3<>5. *; 3<>7. *\
369- 3'

■ Carrl-ccc, tav. 313, 3; 330, 5; 334, 3; 364, 3; 399, 6.

' GARRUCci,tavv.3i5, 1; 319, 2 e 3; 320, 1; 321, 3; 340, si 353. ^ 365, *'•
Le Blant, Caute, tav. IX, z.

" Questo linguaggio dei anni ricorda i! fatto (rilevato già da altri) che
Sozomcno racconta d'un vescovo, il quale, essendogli stata otturata la bocca,
da un arcidiacono scismatico, stese e ripiegò tre dita, poi stese uno solo, per
manifestare la sua adesione alla fede ortodossa, ornclamata dal concilio Niceno:
1 Tre» cnim dumtaxat diyitos initio protenditi deinde iisdem retractìs et com-
pressis, unum tantum porresti, inanus figura designans multitudini ea quae ipse
sentirci et quae dicere prohibcrcturu (H. E., 4, 28; MlGNB, P. C, 67, 1203).
 
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