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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0137
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§ I. - Comr fu rappresentalo Va

■ della negazione

cuneo, corrispondono all'attitudine del corpo che dalla posi-
zione frontale passava al profilo. La figura dovette essere
molto bella, anche perchè di una altezza non comune.
Possiamo ascrivere i frammenti con ogni certezza alla seconda
metà del secolo II.

Per stabilire quali fossero le altre scene figurate nel sar-
cofago, è di qualche momento il fatto che i due frammenti
s'incurvano nell'interno, sono quindi residuo della scultura
dell'angolo sinistro. Perciò supplirei, come sul sarcofago
dell'ospedale di S. Giovanni, nell'angolo destro il battesimo
di Cornelio, e nel centro il defunto o la defunta, sia in una
mandorla, sia in un campo preparato fra due scomparti-
menti di strigili. Questa è però una semplice ipotesi, ma
ragionevole, perchè tanto la orante quanto il battesimo di
Cornelio appartengono alle rappresentazioni più antiche e
più comuni della scultura.

3. - Un monumentale annunzio della negazione.

Un monumentale annunzio della negazione, quello sul
fianco sinistro del sarcofago 174 (tao. CXXI, 3), è soprala-
vorato da un restauratore indiscreto, specialmente nella figura
di Pietro, la cui testa aveva abbondante capigliatura e oggi
è deturpata da un « prestito » moderno. Cristo, rivolto di
profilo all'apostolo, fa colla destra alzata fino agli occhi il
solito gesto, e strìnge colla sinistra il lembo del pallio.
Pietro ha nella sinistra un volume rotto alla estremità ;
coll'indice della destra, oggi distrutto, si premeva le labbra.
In mezzo ai due si erge una colonna ornata di scanalature
bacceilate e sormontata da un capitello ionico, che serve
di base al gallo. Per il carattere monumentale la scultura
supera tutte le altre. Il gallo troverà raramente un posto
così distinto.

Prima di proseguire l'esame delle rappresentazioni, è
d'uopo stabilire il significato del preannunzio della nega-
zione, per rispondere a quei dotti che si sono meravigliati,
e a ragione, di vederlo figurare così spesso sui 1

§ II. - Significato dell'annunzio della negazione.

La triplice negazione fu l'ora più umiliante nella vita di
Pietro. Ciò non di meno l'annunzio della negazione è nella
scultura cimiteriale, come si è visto, una delle rappresenta-
zioni più frequenti. Gli artisti si sono parecchie volte con-
tentati di quest'unica scena dell'apostolo. In tal caso essa
occupa il centro della fronte del sarcofago '. Il posto d'onore
le viene talvolta concesso anche quando è accompagnata da
altre scene. Ai sei esempi pubblicati dal Garruccis posso
aggiungerne quattro: tre della Spagna (tav. CIX, 4 e 6;
CXVI, 2) e uno sicuro (tav. XLV, 1) e due probabili di
Arles. Dei tre ultimi due furono descritti, ma non com-

presi dal Le Blant : in uno è ancora visibile una parte
del gallo davanti a Pietro, nell'altro rimangono i suoi
artìgli sopra i piedi di Cristo. Il terzo, sconosciuto del
tutto, l'ho tratto da un sarcofago dove era nascosto con altri
frammenti. Proviene da un sarcofago di lusso, in origine a
sette nicchie, tre soltanto delle quali sfuggirono alla distru-
zione, essendo state adoperate per ricevere a tergo una iscri-
zione dell'anno 1611. Queste sculture, assai mutile, rappre-
sentavano la risurrezione del figlio della vedova, la guarigione
del cieco e l'annunzio della negazione bene riconoscibile
dall'atteggiamento dei due personaggi principali. Assisteva
un apostolo imberbe; la scena era quindi composta dì tre
figure, mentre le due altre non ne mostrano che due. Perciò
ho riservato all'annunzio la nicchia centrale.

Come conciliare la grande frequenza dell'annunzio della
negazione colla dignità del principe degli apostoli?

Nella negazione Pietro si mostrò, è vero, debole e poco
degno del primato che già teneva fra gli apostoli. Ma è vero
altresì che egli si pentì de] suo fallo; * flevit amare », dice
l'evangelista \ L'apostolo divenne in tal guisa l'esempio
più luminoso della vera penitenza e in pari tempo della
misericordia divina. Difatti la negazione di Pietro non mutò
punto Ì grandi destini ai quali egli era stato chiamato dalla
provvidenza. Ora ognuno vede quanto consolante doveva
essere per i peccatori il ricordo della conversione dell'apo-
stolo: per i peccatori in genere e di tutti i tempi, ma special-
mente per quelli che durante le persecuzioni avevano com-
messo lo stesso peccato di Pietro, negando pubblicamente
il Cristo. La Chiesa cercava di premunire i fedeli introdu-
cendo nella messa una orazione speciale ante nomina: «Deus...
praesta... si quies adridat te colere, si temptatìo ingruat,
non negare »''. Con tutto ciò nelle persecuzioni non manca-
vano apostati, i miseri, come furono più tardi antonomasti-
camente chiamati. Questi sopra tutto potevano appellarsi
all'esempio dell'apostolo.

La scena rappresentante l'annunzio della negazione equi-
valeva perciò alla preghiera dei superstiti in prò dei defunti:
« Perdona, Signore, i peccati al nostro caro estinto, come per-
donasti a Pietro! »

L'appello alla misericordia divina s'imponeva anche
più, in quanto che già nel secolo 11 le teorie rigoristiche,
specie dei Montanisti, cominciarono a gettare la loro ombra
funesta, teorie che coll'inizio del secolo in trovarono in Ter-
tulliano il più formidabile patrono. L'apparire dell'annunzio
della negazione sulla più antica scultura trova così una
ragione spontanea. ,

Ma la scena aveva spesso un significato più profondo.
È anzitutto da notare che sul sarcofago 174 essa è, come pro-
veremo, intimamente connessa colla fondazione della Chiesa.
L'artista volle dunque significarci che, ad onta della nega-
zione, Cristo aveva scelto Pietro per fondamento della Chiesa.
Quanto fosse familiare questo pensiero ai cristiani, lo

Garrucci, t

v. 316, 4, 317

Taw. 318,

e 2; 319, 1, 2

Ariel, p. 54

n. XL e XLI

* Mattii., 26, 75; Lue, 22, 62.

: Mone, Laleìnische uud griechisclic Messeti, 22. Cfr. DE R
; IH, 489.
 
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