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QUINTO.
XLVI.
Dimmi, che pensi far ? vorrai le mani
Del civil sangue tuo dunque bruttarte ?
E con le piaghe indegne de' Cristiani
Trafigger Grillo , ond' ei son membra e parte
Di transitorio onor rispetti vani,
Che, qual' onda di mar sen viene e parte,
Potranno in te più che la fede y e '1 zelo
Di quella gloria, che n' eterna in Cielo ?
XLVII.
Ah non per Dio: vinci te stesso, e spoglia
Quella feroce tua mente superba.
Cedi : non fia timor, ma santa voglia,
Ch' a quello ceder tuo palma si serba.
E se pur degna , ond'altri esempio toglia,
E' la mia giovinetta etade acerba5
Anch'io fui provocato, e pur non venni
Co' fedeli in contesa ? e mi contenni.
xLvni.
Ch' avendo io preso di Cilicia il regno,
E l'insegne spiegatevi di Grido 5
Baldovin sopraggiunse , e con indegno
Modo occupollo, e ne fè vile acquislo :
Che mostrandosi amico ad ogni segno,
Del suo avaro pensier non m'era avvistoj
Ma con l'arme però di ricovrarlo
Non tentai poscia, e forsè i' potea farlo.
XLIX.
E se pur anco la prigion ricusi,
E i lacci schivi quali ignobil pondo :
E seguir vuoi l'opinioni e gli usi,
Che per leggi d'onore approva il mondo,
Lascia qui me eh' al Capitan ti seusi 5
Tu in Antiochia vanne a Boemondo :
Che nè sopporti in questo impeto primo
A' suoi giudicj assai si curo stimo.
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