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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0315
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UN DECIMO.

XIV.
Poscia in cima del colle ornan l'altare,
Che di gran cena al sacerdote è mensa :
E d'ambo i lati luminosa appare
Sublime lampa in lucid'oro accensa.
Quivi altre spoglie, e pur dorate e care
Prende Guglielmo, e pria tacito pensa :
Indi la voce in chiaro suon dispiega,
Se stesso accudìy e Dio ringrazia, e prega.
xv.
Umili intorno ascoltano i primieri :
Le vide i più lontani almen v' han fi (Te.
Ma poiché celebrò gli alti misteri
Del puro sacrifizio ; itene} ci disse :
E in fronte alzando ai popoli guerrieri
La man sacerdotal gli benedille.
Allor sen ritornar le squadre pie
Per le dianzi da lor calcate vie,
XVI.
Giunti nel vallo, e 1' ordine disciolto,
Si rivolge Goffredo a sua magione :
E s accompagna stuol calcato e folto
Insino al limitar del padiglione.
Quivi gli altri accommiata indietro volto 5
Ma ritien seco i duci il pio Buglione :
E gli raccoglie a mensa, e vuol eh'a fronte
Di Tolosa gli sieda il vecchio Conte.
XVII.
Poi che de' cibi il naturai amore
Fu in lor riprelso, e l'importuna sete,
DhTe ai duci il gran Duce : al novo albore
Tutti all'aisalto voi pronti sarete.
Quel fia giorno di guerra e di sudore,
Quello sia d'apparecchio e di quiete.
Dunque ciaseun vada al riposo, e poi
Se medesmo prepari, e i guerrier suoi,
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