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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0316
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C ji N T 0

XVIII.
Tolser' ellì congedo 5 e fri a ni fé sio
Quinci gli araldi a suon di trombe fero,
Ch'essere all'arme apparecchiato e predo
Dee con la nova luce ogni guerriero.
Così in parte al ristoro, e in parte quello
Giorno si diede all'opre, ed al pensiero y
Sinché fé nova tregua alla fatica
La cheta notte , e del riposo amica.
xix.
Ancor dubbia l'aurora, ed immaturo
Nell'Oriente il parto era del giorno:
Ne i terreni fendea V aratro duro :
Nè fea il pallore ai prati anco ritorno.
Stava tra i rami ogni augellin sicuro :
E in selva non s udia latrato, o corno 3
Quando a cantar la mattutina tromba
Comincia all'arme, all'arme il ciel rimbomba
xx.
AH' arme all' arme subito ripiglia
Il grido universal di cento schiere.
Sorge il forte Goffredo, e già non piglia
La gran corazza usata , o lo schiniere :
Ne velie un' altra, ed un pedon somiglia
In arme speditiiTime e leggiere :
Ed indosso avea già l'agevol pondo j
Quando gli sovraggiunse il buon Raimondo.
xxi.
Quelli, veggendo armato in cotal modo
Il Capitano, il suo pensier comprese.
Ov' è, gli diise, il grave usbergo e sodo ?
Ov'è, Signor, l'altro ferrato arnese?
Perchè sei parte inerme ? io già non lodo
Che vada con sì debili difese.
Or da tai segni in te ben argomento,
Che sei di gloria ad umil meta intento.
 
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