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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0467
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DEC IMO S ETT IMO.
XXXVIII.
E chino il capo, e le ginocchia, al petto
Giunge la destra -y e '1 Re cosi gli dice :
Te questo scettro) a te, Emiren, commetto
Le genti, e tu sostieni in lor mia vice :
E porta, liberando il Re soggetto,
Su' Franchi Tira mia vendicatrice.
Va, vedi, e vinci : e non lasciar de' vinti
Avanzo, e mena presi i non estinti.
xxxix.
Cosi parlò il Tiranno j e del soprano
Imperio il cavalier la verga prese.
Prendo scettro, Signor, d5 invitta mano,
Disse, e vo co' tuo' auspicj all' alte imprese
E spero in tua virtù, tuo capitano
Dell'Asia vendicar le gravi offese.
Ne tornerò, se vincitor non tornoj
E la perdita avrà morte, non scorno.
XL.
Ben prego il Ciel, che s'ordinato male
(Ch'io già noi credo) di là su minaccia5
Tutta sui capo mio quella fatale
Tempesta accolta di sfogar gli piaccia :
E salvo rieda il Campo, e 'n trionfale
Più che in funebre pompa il duce giaccia.
Tacque -, e seguì co' popolari accenti
Mislo un gran suon di barbari instrumenti :
XLI.
E fra le grida, e i suoni in mezzo a densa
Nobile turba il Re de' Re si parte:
E giunto alla gran tenda a lieta mensa
Raccoglie i duci, e siede egli in disparte.
Ond'or cibo, or parole altrui dispensa:
Ne lascia inonorata alcuna parte.
Armida all'arti sue ben trova loco
Quivi opportun fra l'allegrezza e'1 gioco.
( 197 )
 
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