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C oé N T 0

XXXIV.
Somiglia il carro a quel che porta il giorno
Lucido di piropi e di giacinti :
E frena il dotto auriga al giogo adorno
Quattro unicorni, a coppia a coppia avvinti
Cento donzelle, e cento paggi intorno
Pur di saretra gli omeri van cinti :
Ed a bianchi de si ri er premono il dorso,
Che sono al giro pronti, e lievi al corso.
XXXV.
Segue il suo stuolo, ed Aradin con quello,
Ch'Idraorte asfaldò nella Soria.
Come allor che '1 rinato unico augello
I suo' Etiopi a visitar s'invia,
Vario e vago la piuma, e ricco e bello
Di monil, di corona aurea natia \
Stupisce il mondo e va dietro, ed ai lati
Meravigliando esercito d'alati :
XXXVI.
Così passa cortei, meravigliosa
D'abito, di maniere, e di sembiante.
Non è allor sì inumana o sì ritrosa
Alma d'Amor, che non divegna amante.
Veduta appena, e in gravità sdegnosa
Invaghir può genti sì varie e tante:
Che sarà poi quando in più lieto viso
Co' begli occhi lusinghi, e col bel riso?
XXXVII.
Ma poi ch'ella è pallata, il Re de' Regi
Comanda eh' Emireno a se ne vegna :
Che lui preporre a tutti i duci egregi,
E duce farlo universal disegna.
Quel già presago, ai meritati pregi
Con fronte vien, che ben del grado è degna
La guardia de' Circassi in due si fende,
E gli fa sìrada al seggio, ed ei v'aseende.
 
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