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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0048
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Capo IV. - « M/ss/o Aposlolorum ■

CAPO IV.
; MISSIO APOSTOLORUM ».

Abbiamo visto che dopo la confessione: « Credo, Filium
Dei esse Iesum Chrìstum », Filippo scese dalla carrozza e
battezzò il ministro; la confessione della divinità di Cristo
era pertanto la conditio sine qua non per il conferimento del
battesimo, quindi lo scopo finale a cui tendeva la catechesi
dei primi messaggeri del vangelo. Filippo non apparteneva,
è vero, al numero dei dodici; tuttavia, essendo stato loro
discepolo, egli passa per apostolo in un senso più largo.

Chi poi poteva parlare di Cristo meglio dei dodici apostoli
da lui scelti, i quali erano vissuti in intima relazione con lui
ed avevano assistito ai suoi miracoli, a qui ab initio ipsi vide-
runt et ministri fuerunt sermonis » ? ' E dopo la sua gloriosa
risurrezione, Cristo è loro apparso ed ha mangiato con loro;
finalmente alla loro presenza e sotto i loro sguardi egli è
salito al cieloz, dopo averli incaricati di insegnare e battez-
zare i popoli: « Data est mihi omnis potestas in caelo et in
terra. Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos in
nomine Patris et Filii et Spiritus sancti, docentes eos servare
omnia quaecunque mandavi vobis»3. Gli apostoli insegna-
vano dunque come testi oculari: a UH autem profecti praedica-
verunt ubique. Domino cooperante et sermonem confirmante
sequentibus signis o '. E gli apostoli sono testi sotto ogni
riguardo degni di fede, perchè, secondo la tradizione, essi
confermarono la dottrina col proprio sangue.

Il mandato di insegnare e battezzare i popoli, fu, diremo
cosi, il diploma che Cristo rilasciò agli apostoli, per assicurare
loro l'autorità necessaria. « Etenim Dominus omnium dedit
apostolis suis potestatem Evangelii.per quoset veritatem,h.e.
Dei Filii doctrinam, cognovimus; quibus et dixit Dominus:
" Qui vos audit, me audit; et qui vos contemnit, me contem-
nit, et euro qui me misit "»J. Così ragiona s. Ireneo di fronte
ai ciarlatani dello gnosticismo, i quali, non potendo appellarsi
■nò alla genuina Scrittura sacra, né alla tradizione, o si misero
a « correggere » gli evangeli, « gloriantes, emendatores se esse
apostolorum »6, ovvero spudoratamente finsero « rivelazioni
segrete », che per lo più avrebbero avute da un apostolo, e
questi a sua volta da Cristo. Fra le pitture dell'ipogeo gno-
stico, scavato nei primi anni del secolo ni, ve ne sono difatti
due che si riferiscono a codeste •> rivelazioni segrete ••: l'una
rappresenta Cristo in atto di dettarle ad un evangelista, l'altra

Io stesso evangelista che le insegna ad un capo-setta. Di
entrambe le pitture, oggi quasi del tutto svanite, pubblicai
una copia a colori, fatta immediatamente dopo la loro
scoperta 7.

Vorrei ancora richiamare l'attenzione degli archeologi
sopra un sarcofago a cinque scompartimenti, della metà
incirca del secolo ni, che si conserva nel Museo delle Terme
(tav. XXV, 4). Fu pubblicato come monumento cristiano
ortodosso, rappresentante il « Redentore imberbe seduto fra
due discepoli »3. Agli angoli si ripete il gruppo di Amore e
Psiche, che ritorna, sebbene raramente, anche su altri sarco-
fagi cristiani. Però, a giudicare dalla scena centrale, sembra
trattarsi di un sarcofago gnostico. Cristo, riconoscibile al suo
tipo giovanile con capelli ricebi e inanellati, insegna seduto
fra una giovane donna a testa scoperta e un apostolo il cui
tipo rammenta s. Giacomo Minore. La sua attitudine è quella
abituale nelle sculture ortodosse, soltanto il gesto della mano
sinistra è meno bene espresso. Insolita è la sua doppia tunica,
avendo egli proibito ai suoi discepoli di « possidere duas
tunicas »''. Strani sono anche i due ricci artificiali sulla fronte,
influenzati, come sembra, dalle due penne della donna
appresso, che la caratterizzano come Musa. A giudicare dalla
natura delle Muse, l'artista avrà forse voluto con tale ornato
indicare l'ispirazione soprannaturale, divina, che nella figura
di Nostro Signore si comprende da sé. Tanto i ricci quanto
le penne della donna sono un particolare finora unico. E
anche la prima volta che si vede una donna in compagnia d'un
apostolo accanto al Cristo docente. Supposto il carattere gno-
stico del sarcofago, non v'ha dubbio che la donna rappresenti
Maria Maddalena, e l'apostolo, come sì disse, Giacomo Minore,
essendo noto che gli gnostici conosciuti sotto il nome di Naas-
seni derivarono la loro gnosi da « Giacomo, fratello del
Signore », il quale l'avrebbe trasmessa a Mariamne, cioè a
Maria Maddalena "'. A questa conviene, del resto, molto bene
l'essere a capo scoperto; così la troveremo sopra un sar-
cofago della seconda muta del secolo n, il laterancnse 119
(tav. IX, 3).

La spiegazione nostra della scultura non ha niente di inve-
rosimile. Essa corrisponde- al concetto che, p. e., Ì Marcionitì
avevano del loro ■ santissimo maestro », come Tertulliano

1 Ad. apoit., io. 4T, coli. 1, 8 seg.

Al u ni., 28, 19 seg.
1 M WC., ifi, 20.

' S. ImN., Contro hatr.. Ili, praefetio: Miqne, P.G., 7, 843 seg.
' S. Iren., [oc. cit., cu!. 844.

Vedi Wn T'Iìit, Le pitture di Aur. Fetìehtiitin ili Atti delta ponti/. Accad.

rimi, di iireh.. Memorie, I, II, uv. Il, p. io stri»!». I,c copie ili iiitcstc pit-
ture sono le ultime eseguite dui min pittore L'urlo Tubaneili.

' PARIBENI, Incrementi del Museo Stniimiile mimimi, in iiiilìelt. d'arte. 1912,
170; Io stesso, Miifni .Xusiuititlt! ioni., 173, 401).

" MATTO., io, io. Cfr, Mine, ri, S s<-l;.: Sud rtr;ic.ri-;iit eia (IeSU*).., IW
iiidiu-iintur duabus tunicis ■.

'■ S. HlPPOL., PhUoi., io, ;
 
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