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Riguardavano i Greci le muse come presidi non pur delle lettere e delle
scienze, ma di tutte le arti belle ; e della poesia come della musica aveano una
idea assai più larga e svariata che non abbiam noi. Musica era per essi, non la
sola ordinata successione de’suoni, ma qualunque ritmo, ovvero movimento
misurato, come un bel gesto, un bel mutar di passo, un grazioso atteggiarsi.
Nella guisa stessa ogni ardito e regolalo concetto, ogni espressione bella ed
armoniosa, sottoposta o no alle leggi del metro, era per essi poesia.
Onde non ci sia sorpresa 1’apprendere dal più illustre de’ moderni archeologi,
che i varii e profondi pensieri d’un legislatore fossero sotto la tutela di Polinnia,
e eh’ ella medesima presiedesse agli alti e svariati studi di quelle arti cui deve
il mondo i Demosteni, i Tullii, i Mirabeau.
Ben dunque stagionò Canova i giudizi quinci e quindi pronunziati intorno
alla qualità di questa sua Musa prima di trarla viva, bella e pensosa dal seno
d’un masso. L’attitudine di Polinnia, idea archetipa rappresentante la moltiplicilà
de’pensieri, esser non dovea se non solenne. La giocondità di Erato, la snellezza
di Tersicore, il ghigno comico di Talia, mal si sarebbero attagliati alla veneranda
ispiratrice delle sovrane e multiformi intelligenze.
Or sono, in generale, le arti a tal ridotte, che quando pure una mediocre
sembianza esca delle loro officine, questa può ascriversi a chicchessia, e senza
distinzione di luoghi o di tempi. Ove uno scultore sensato avesse a condurre in
marmo tulle le nove muse, quante letture e quanti studi far non dovrebbe prima
di attribuire una fisonomia particolare a ciascuna ? Indi 1’ indispensabile
strettissimo legame fra le lettere e le arti ; indi il poco pregio dell’ artista che
per educazione o volere resta privo de’lumi della letteratura.
Indagalo il concetto d’una intelligenza meditante ed espresso in un volto
che ne fa alta fede, bisognava da questa idea far nascere quella dell’attitudine,
la quale non poteva esser che di riposo. Onde lodiamo Canova di averci mostrata
assisa questa viragine, consiglio lodevole anche nel caso in cui l’Autore non
avesse avuto con sè gli antichi esempi. La Clio e l’Urania trovate fra le pitture
di Ercolano lian grande analogia di posa con questa.
Riguardavano i Greci le muse come presidi non pur delle lettere e delle
scienze, ma di tutte le arti belle ; e della poesia come della musica aveano una
idea assai più larga e svariata che non abbiam noi. Musica era per essi, non la
sola ordinata successione de’suoni, ma qualunque ritmo, ovvero movimento
misurato, come un bel gesto, un bel mutar di passo, un grazioso atteggiarsi.
Nella guisa stessa ogni ardito e regolalo concetto, ogni espressione bella ed
armoniosa, sottoposta o no alle leggi del metro, era per essi poesia.
Onde non ci sia sorpresa 1’apprendere dal più illustre de’ moderni archeologi,
che i varii e profondi pensieri d’un legislatore fossero sotto la tutela di Polinnia,
e eh’ ella medesima presiedesse agli alti e svariati studi di quelle arti cui deve
il mondo i Demosteni, i Tullii, i Mirabeau.
Ben dunque stagionò Canova i giudizi quinci e quindi pronunziati intorno
alla qualità di questa sua Musa prima di trarla viva, bella e pensosa dal seno
d’un masso. L’attitudine di Polinnia, idea archetipa rappresentante la moltiplicilà
de’pensieri, esser non dovea se non solenne. La giocondità di Erato, la snellezza
di Tersicore, il ghigno comico di Talia, mal si sarebbero attagliati alla veneranda
ispiratrice delle sovrane e multiformi intelligenze.
Or sono, in generale, le arti a tal ridotte, che quando pure una mediocre
sembianza esca delle loro officine, questa può ascriversi a chicchessia, e senza
distinzione di luoghi o di tempi. Ove uno scultore sensato avesse a condurre in
marmo tulle le nove muse, quante letture e quanti studi far non dovrebbe prima
di attribuire una fisonomia particolare a ciascuna ? Indi 1’ indispensabile
strettissimo legame fra le lettere e le arti ; indi il poco pregio dell’ artista che
per educazione o volere resta privo de’lumi della letteratura.
Indagalo il concetto d’una intelligenza meditante ed espresso in un volto
che ne fa alta fede, bisognava da questa idea far nascere quella dell’attitudine,
la quale non poteva esser che di riposo. Onde lodiamo Canova di averci mostrata
assisa questa viragine, consiglio lodevole anche nel caso in cui l’Autore non
avesse avuto con sè gli antichi esempi. La Clio e l’Urania trovate fra le pitture
di Ercolano lian grande analogia di posa con questa.