162 SBULLETTINO
Cotesta scuola di marmorari! della longobardica età prece-
dette di tre secoli quelle di artefici romani, delle quali nel
precedente fascicolo a lungo ho ragionato. I nomi di Orso e dei
suoi discepoli hoventinus, Iovianus sono veramente latini, non
longobardi. L' arte loro però è barbarica, come la grammatica
di loro iscrizioni ; e se essi furono di origine italica, al con-
tatto coi barbari avevano perduto ogni tradizione della latina
coltura. Una delle lastre graffite ha nella sua grossezza residui
di belle lettere romane d'un titolo dedicato ad un municipale
magistrato. Panni che l'epigrafe appartenga a Spoleto: e questo
noto soltanto per raccoglierne indizio, che l'opera di Ursus ma-
gister sia stata fatta nella metropoli del ducato spolettilo.
Dovrei ora ragionare della torre campanaria, delle romane
sculture e dell'immagine di s. Pietro a rilievo quivi infisse: e
poi delle decorazioni architettoniche in marmo, dei chiostri, in
fine dei dipinti dei secoli posteriori fino al XVI. Ma oltrepas-
serei troppo i confini da principio prescritti a questo bre^e
articolo, e quelli anche delle più antiche età, alle quali è prin-
cipalmente dedicato il mio Bullettino. Del rimanente spero,
che questi rapidi e imperfettissimi cenni sieno prodromo del-
l'accurato esame, che meritano i rari monumenti e le memorie
della badìa di s. Pietro in Ferentino: e che il proseguimento
della lodata impresa dei nobili signori Ancaiani ci chiamerà più
volte ad encomiarla e a ragionarne.
AFRICA — Scoperte di insigni storiche epigrafi
di martiri di Milevi (Milah), di Sitifi (Setif) e di luogo incerto
tra Kalama (Ghelma) e Cirta (Costantina).
Nel passato anno accennai, che Monsig. Eobert vescovo di
Costantina, prelato eruditissimo nelle ecclesiastiche storie ed
antichità, mi è cortese di continue notizie delle scoperte di
Cotesta scuola di marmorari! della longobardica età prece-
dette di tre secoli quelle di artefici romani, delle quali nel
precedente fascicolo a lungo ho ragionato. I nomi di Orso e dei
suoi discepoli hoventinus, Iovianus sono veramente latini, non
longobardi. L' arte loro però è barbarica, come la grammatica
di loro iscrizioni ; e se essi furono di origine italica, al con-
tatto coi barbari avevano perduto ogni tradizione della latina
coltura. Una delle lastre graffite ha nella sua grossezza residui
di belle lettere romane d'un titolo dedicato ad un municipale
magistrato. Panni che l'epigrafe appartenga a Spoleto: e questo
noto soltanto per raccoglierne indizio, che l'opera di Ursus ma-
gister sia stata fatta nella metropoli del ducato spolettilo.
Dovrei ora ragionare della torre campanaria, delle romane
sculture e dell'immagine di s. Pietro a rilievo quivi infisse: e
poi delle decorazioni architettoniche in marmo, dei chiostri, in
fine dei dipinti dei secoli posteriori fino al XVI. Ma oltrepas-
serei troppo i confini da principio prescritti a questo bre^e
articolo, e quelli anche delle più antiche età, alle quali è prin-
cipalmente dedicato il mio Bullettino. Del rimanente spero,
che questi rapidi e imperfettissimi cenni sieno prodromo del-
l'accurato esame, che meritano i rari monumenti e le memorie
della badìa di s. Pietro in Ferentino: e che il proseguimento
della lodata impresa dei nobili signori Ancaiani ci chiamerà più
volte ad encomiarla e a ragionarne.
AFRICA — Scoperte di insigni storiche epigrafi
di martiri di Milevi (Milah), di Sitifi (Setif) e di luogo incerto
tra Kalama (Ghelma) e Cirta (Costantina).
Nel passato anno accennai, che Monsig. Eobert vescovo di
Costantina, prelato eruditissimo nelle ecclesiastiche storie ed
antichità, mi è cortese di continue notizie delle scoperte di