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f)I ARCHEOLOGIA CKISTIANA

131

VETRO CON L'EPIGRAFE : HODOR SVAVIS.

Nel cimitero ad duas lauros, in una regione vicina a
quella, di che sopra ho trattato, era affisso verticalmente, come
segnale, sulla calce d'un loculo il fondo d'una tazza di vetro,
che non pareva diafano nè figurato. Staccato però dalla calce,
e separate l'una dall' altra le due lastre saldate, in mezzo alle
quali sogliono essere graffite nell'oro o dipinte lettere e figure,
apparve lo scritto e figurato, che presento nella tav. VII, 3.
È diversissimo dalle consuete rappresentanze ed epigrafi con-
vivali delle simili tazze. Nel mezzo una pianta: gli steli, i
rami, le fogliette sono d'oro, i bottoni del fiore o le frutta o
bacche, di color rosso cupo. Quale pianta precisamente il dise-
gnatore abbia voluto qui rappresentare , confesso non saperlo
decidere ; nè i cultori speciali della botanica da me interrogati
m'hanno tolto dall'incertezza. Sembra pianta spinifera; i bottoni
potrebbono essere di rose ; ma la loro forma non è esattamente
quale conviensi a quel fiore. Lascio ad altri la cura di deci-
dere intorno a questo punto di botanica archeologica. Certa-
mente la pianta è di natura odorosa, e dalla quale si estrae-
vano e distillavano aromi, unguenti, profumi : lo dice l'epigrafe
HODOR SVAVIS. Le lettere sono belle ; la R ha la particolarità
caratteristica della linea obliqua staccata dal riccio, dal quale
parte. Questa particolarità paleografica fu adottata dal lapidario
calligrafo dell'alfabeto damasiano, Furio Dionisio Filocalo: nè,
per quanto ricordo, ne avevamo fino ad ora esempio epigrafico
fuori di quell'alfabeto. Le lettere del presente vetro non sono
 
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