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BULLETTINO DELLA COMMISSIONE
i romani poco prima del secolo quarto dell' era volgare. Giac-
che , se a tal epoca non disdirebbe quella da me acquistata,
è senza dubbio molto più antica l'altra disseppellita fra le
mine del circo Flaminio ; la quale, sia per la eleganza del la-
voro, sia per la qualità del metallo, non deve assolutamente re-
' pittarsi posteriore al tempo degli Antonini.
Ne rechi ciò meraviglia: che anzi l'uso della forchetta dovrà
risalire a tempi assai più remoti s'egli è vero —■ e paruri dif-
fìcile il dubitarne — che-lo Schulz ne trovasse alcune fra la
suppellettile estratta dalle necropoli di Euvo l. I quali oggetti
quantunque generalmente fossero di stagno, o di piombo, uè ad
altro forse avessero servito che al funebre corredo, tuttavia la
esistenza loro nel sepolcro ne attesta la esistenza nella casa, e
li ripone fra gli utensili della domestica vita.
Mi si opporrà che sonovi testimonianze di autori, da cui
risulta, che almeno durante il primo secolo imperiale l'uso di
arnesi per prendere il cibo a mensa non era in Roma intro-
dotto 2. Per me non ha dubbio che nelle colte e gentili città
1 « I corredi domestici che si trovano insieme col morto nelle tombe
» di Euvo per modo di regola sono di stagno o piombo , forse perchè si
» conservassero meglio contro V umidità di quelle grotte, secondo conghiet-
» turò il relatore. Il sig. arcidiacono Caputi in Euvo ne ha una piccola
» raccolta in diverse forchette, cortelli, strigili, tenaglie focali , tripodi,
> candelabri e patere; tutti questi oggetti presentano un lavoro molto leg-
» gero, e pare essi non abbiano mai servito nemmeno all'uso domestico ».
Rapporto del sig. dott. Schulz intorno gli oggetti di arte antica che sogliono
rinvenirsi ìlei sepolcri di Jìnvo. (Bullett. dell' Ist. di Corr. Archeol. 183G
pag. 73).
- La sola espressa testimonianza è forse quella di Ovidio m\Y Arie
Amatoria (III v, 755) laddove dice:
Carpe cibos digilis - est quidam geslus edendi -
Ora nec immunda Iota perunge manu.
perocché delle due che si citano di Marziale, l'una (Ep. Ili, 17) può allu-
dere semplicemente alla voracità ed ai modi inurbani di Sabidio; 1' altra
(V. 78,6) può spiegarsi mediante l'imperfetto apparecchio della frugai mensa
di Marziale stesso, in cui mancassero alcuni degli arredi necessari, e perciò/
nigra caliculns virens patella
ponelur digilis tènendus uslis.
BULLETTINO DELLA COMMISSIONE
i romani poco prima del secolo quarto dell' era volgare. Giac-
che , se a tal epoca non disdirebbe quella da me acquistata,
è senza dubbio molto più antica l'altra disseppellita fra le
mine del circo Flaminio ; la quale, sia per la eleganza del la-
voro, sia per la qualità del metallo, non deve assolutamente re-
' pittarsi posteriore al tempo degli Antonini.
Ne rechi ciò meraviglia: che anzi l'uso della forchetta dovrà
risalire a tempi assai più remoti s'egli è vero —■ e paruri dif-
fìcile il dubitarne — che-lo Schulz ne trovasse alcune fra la
suppellettile estratta dalle necropoli di Euvo l. I quali oggetti
quantunque generalmente fossero di stagno, o di piombo, uè ad
altro forse avessero servito che al funebre corredo, tuttavia la
esistenza loro nel sepolcro ne attesta la esistenza nella casa, e
li ripone fra gli utensili della domestica vita.
Mi si opporrà che sonovi testimonianze di autori, da cui
risulta, che almeno durante il primo secolo imperiale l'uso di
arnesi per prendere il cibo a mensa non era in Roma intro-
dotto 2. Per me non ha dubbio che nelle colte e gentili città
1 « I corredi domestici che si trovano insieme col morto nelle tombe
» di Euvo per modo di regola sono di stagno o piombo , forse perchè si
» conservassero meglio contro V umidità di quelle grotte, secondo conghiet-
» turò il relatore. Il sig. arcidiacono Caputi in Euvo ne ha una piccola
» raccolta in diverse forchette, cortelli, strigili, tenaglie focali , tripodi,
> candelabri e patere; tutti questi oggetti presentano un lavoro molto leg-
» gero, e pare essi non abbiano mai servito nemmeno all'uso domestico ».
Rapporto del sig. dott. Schulz intorno gli oggetti di arte antica che sogliono
rinvenirsi ìlei sepolcri di Jìnvo. (Bullett. dell' Ist. di Corr. Archeol. 183G
pag. 73).
- La sola espressa testimonianza è forse quella di Ovidio m\Y Arie
Amatoria (III v, 755) laddove dice:
Carpe cibos digilis - est quidam geslus edendi -
Ora nec immunda Iota perunge manu.
perocché delle due che si citano di Marziale, l'una (Ep. Ili, 17) può allu-
dere semplicemente alla voracità ed ai modi inurbani di Sabidio; 1' altra
(V. 78,6) può spiegarsi mediante l'imperfetto apparecchio della frugai mensa
di Marziale stesso, in cui mancassero alcuni degli arredi necessari, e perciò/
nigra caliculns virens patella
ponelur digilis tènendus uslis.