190
BALLETTINO DELLA COMMISSIONE
Certo fu tempo in cui si celebrò il dio delle selve come
datore e come inventore del fuoco; invocando in quelle prime
sacre poesie l'ignipotente Silvano \ come propagatore in terra
de'benefìci effetti dell'ignivomo Sole 2. E le arti, ancora sacer-
dotali, informandosi a que'canti e a quelle invagini, ch'erano
in essi descritte, presentarono i celebrati simboli designanti i
benefici fatti del nume. Avremo quindi nel ramo troncato, te-
nuto da Silvano presso alle frutta, che sono raccolte nel lembo
della pelle, la doppia allusione ai due maggiori e permanenti
vantaggi ricavati dai boschi: l'alimento ed il fuoco 3.
Il falcetto (falcula), che tale deità impugna nella destra,
si conviene all'enunciata idea e porge ad essa nuova chiarezza,
essendo insieme allusione al troncamento dei rami, e alla cul-
tura delle piante; appunto come invocava Orazio esso Silvano
nell'Epodo secondo 4.
Inutiles falce ramos amputans
Feliciores inserit.
Anche l'ara accesa, che accompagna sempre le rappresen-
tanze di tal nume, si unisce, secondo a me sembra, al concetto
1 Virgilio trasportò quell'epiteto a Vulcano, deità del fuoco applicato
già alle svariate opere dei metalli.
2 Lucrezio mantenne tale epiteto al Sole dicendo:
Allius ignivomum Solcm coeli orbita ducit.
3 II ramo di pino è tagliato e se ne vede in tutta evidenza il tron-
camento così nella presente scultura, come in quella dell'edicola a piò delle
scale del palazzo Pamphili a piazza Navona. Tale è pure nell'ara del museo
Chiaramonti (MC tav. XXI). Virgilio alluse ad altro fatto attribuito a Sil-
vano, quando cantò di lui, che portasse un cipresso ancor tenero divelto
colla sua radice: lenerum ab radice j'erens Silvane capressum (Georg. 1. v.
20.) ; e fu del giovane da lui mutato in tale albero dopo elio di dolore si
morì per la cerva incautamente uccisa da Silvano stesso cacciando. Tagliati
erano pure i rami, che si portavano dai Dendrofori, riuniti in collegi, che
curavano anche le cose dei funerali. Essi ebbero senza mono a contribuire
con que' rami ne'più vetusti tempi alla formazione della catasta per costruir-
ne il rogo da bruciare i cadaveri.
* V. 11.
BALLETTINO DELLA COMMISSIONE
Certo fu tempo in cui si celebrò il dio delle selve come
datore e come inventore del fuoco; invocando in quelle prime
sacre poesie l'ignipotente Silvano \ come propagatore in terra
de'benefìci effetti dell'ignivomo Sole 2. E le arti, ancora sacer-
dotali, informandosi a que'canti e a quelle invagini, ch'erano
in essi descritte, presentarono i celebrati simboli designanti i
benefici fatti del nume. Avremo quindi nel ramo troncato, te-
nuto da Silvano presso alle frutta, che sono raccolte nel lembo
della pelle, la doppia allusione ai due maggiori e permanenti
vantaggi ricavati dai boschi: l'alimento ed il fuoco 3.
Il falcetto (falcula), che tale deità impugna nella destra,
si conviene all'enunciata idea e porge ad essa nuova chiarezza,
essendo insieme allusione al troncamento dei rami, e alla cul-
tura delle piante; appunto come invocava Orazio esso Silvano
nell'Epodo secondo 4.
Inutiles falce ramos amputans
Feliciores inserit.
Anche l'ara accesa, che accompagna sempre le rappresen-
tanze di tal nume, si unisce, secondo a me sembra, al concetto
1 Virgilio trasportò quell'epiteto a Vulcano, deità del fuoco applicato
già alle svariate opere dei metalli.
2 Lucrezio mantenne tale epiteto al Sole dicendo:
Allius ignivomum Solcm coeli orbita ducit.
3 II ramo di pino è tagliato e se ne vede in tutta evidenza il tron-
camento così nella presente scultura, come in quella dell'edicola a piò delle
scale del palazzo Pamphili a piazza Navona. Tale è pure nell'ara del museo
Chiaramonti (MC tav. XXI). Virgilio alluse ad altro fatto attribuito a Sil-
vano, quando cantò di lui, che portasse un cipresso ancor tenero divelto
colla sua radice: lenerum ab radice j'erens Silvane capressum (Georg. 1. v.
20.) ; e fu del giovane da lui mutato in tale albero dopo elio di dolore si
morì per la cerva incautamente uccisa da Silvano stesso cacciando. Tagliati
erano pure i rami, che si portavano dai Dendrofori, riuniti in collegi, che
curavano anche le cose dei funerali. Essi ebbero senza mono a contribuire
con que' rami ne'più vetusti tempi alla formazione della catasta per costruir-
ne il rogo da bruciare i cadaveri.
* V. 11.