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Un manoscritto inedito
nella valle della Cantarella, presso a poco alla stessa distanza
da Roma (2 miglia) indicata da Plinio per il campus Redimii.
Però l'edilìzio non è un tempio, ma un sepolcro; e poiché esso
si collega al gruppo di Erode Attico, si è pensato che fosse il
sepolcro di Annia Regilla moglie di lui. Porse di esso si parla
in un atto di locazione del 1521, nel quale è nominato un tem-
plum antiquum situato in valle marmorea (cioè la valle della
Caffarella) non lungi dal rivo detto l'acqua della marmorea
(ved. Lanciani, Storia degli scavi, I, pag. 200).
Castra Praeto- 2tì. — L'opinione che il campo trincerato, dove Tiberio
ria- raccolse le coorti pretorie, fosse sulla via Appia nella località
detta capo di bove è già espressa dal Biondo {Roma inst., II, 89),
e si collega alla credenza, comune anche a Raffaele da Volterra,
che il circo di Massenzio fosse stato il luogo di esercitazione
dei pretoriani (ved. Ferrucci, Appendice alle « Antichità del
Fulvio », f. 202'). L'origine di questa opinione, generalmente ac-
cettata nel secolo XVI, resta oscura. Il Tomassetti (Campagna
romana, II, pag. 66) cita, a tutt'altro proposito, un disegno del
castello di Capo di Bove, conservato nell'archivio Caetani, sotto
il quale si legge: « Petrus Caietanus castrimi praetorium
restauravi anno 1292 » ; egli spiega l'appellativo praetorium
con l'origine e lo scopo militare del castello stesso. Se così
fosse, da questa denominazione del mausoleo di Cecilia Metella
potrebbe essere sOrta nei nuovi oultori del classicismo l'idea
che ivi fosse il quartiere dei pretoriani di Tiberio; non sap-
piamo però se e fino a qual punto il disegno, o meglio la scritta
ad esso sottoposta, costituisca un documento anteriore all'epoca
in cui scrissero il Volterrano ed il Biondo»
Tabernae Cae- 243. — Delle tabernae, così denominate dal nome del pro-
ditiae. prietario e dell'omonimo forum, si ha notizia soltanto da Festo
(pag. 45), nè si può stabilire a quale distanza fossero dalla
città. Un'altra memoria di un Caedicius esiste ancora sulla via
Appia nel sepolcro rovinato di C. Caedicius Flacceianus, sulla
destra della via stessa prima del settimo miglio.
Sepulchmm 244. — Il luogo è precisato nell'epitome di Aurelio Vit-
Gallieni.' tore (60) dove si dice che il sepolcro di Gallieno era sulla via
Appia a nove miglia dalla città; ad Aurelio Vittore attinge il
Marliano (V, 27)2. I moderni hanno creduto, e forse con ragione,
di riconoscere il mausoleo di Gallieno in un grande edificio
rotondo situato sulla sinistra dell'Appia appunto presso il nono
miglio, vale a dire circa il luogo dov'era la stazione ad nonum
menzionata nell'itinerario Gerosolimitano. Il Tomassetti (Cam-
pagna romana, II, pp. Ili seg.) lo identifica col Torraecio
del palombaro ; il Nibby. invece aveva attribuito questa deno-
minazione ad un altro monumento sepolcrale sulla destra della via
(Analisi, III, pag. 555). L'uno e l'altro concordano nell'affer-
Un manoscritto inedito
nella valle della Cantarella, presso a poco alla stessa distanza
da Roma (2 miglia) indicata da Plinio per il campus Redimii.
Però l'edilìzio non è un tempio, ma un sepolcro; e poiché esso
si collega al gruppo di Erode Attico, si è pensato che fosse il
sepolcro di Annia Regilla moglie di lui. Porse di esso si parla
in un atto di locazione del 1521, nel quale è nominato un tem-
plum antiquum situato in valle marmorea (cioè la valle della
Caffarella) non lungi dal rivo detto l'acqua della marmorea
(ved. Lanciani, Storia degli scavi, I, pag. 200).
Castra Praeto- 2tì. — L'opinione che il campo trincerato, dove Tiberio
ria- raccolse le coorti pretorie, fosse sulla via Appia nella località
detta capo di bove è già espressa dal Biondo {Roma inst., II, 89),
e si collega alla credenza, comune anche a Raffaele da Volterra,
che il circo di Massenzio fosse stato il luogo di esercitazione
dei pretoriani (ved. Ferrucci, Appendice alle « Antichità del
Fulvio », f. 202'). L'origine di questa opinione, generalmente ac-
cettata nel secolo XVI, resta oscura. Il Tomassetti (Campagna
romana, II, pag. 66) cita, a tutt'altro proposito, un disegno del
castello di Capo di Bove, conservato nell'archivio Caetani, sotto
il quale si legge: « Petrus Caietanus castrimi praetorium
restauravi anno 1292 » ; egli spiega l'appellativo praetorium
con l'origine e lo scopo militare del castello stesso. Se così
fosse, da questa denominazione del mausoleo di Cecilia Metella
potrebbe essere sOrta nei nuovi oultori del classicismo l'idea
che ivi fosse il quartiere dei pretoriani di Tiberio; non sap-
piamo però se e fino a qual punto il disegno, o meglio la scritta
ad esso sottoposta, costituisca un documento anteriore all'epoca
in cui scrissero il Volterrano ed il Biondo»
Tabernae Cae- 243. — Delle tabernae, così denominate dal nome del pro-
ditiae. prietario e dell'omonimo forum, si ha notizia soltanto da Festo
(pag. 45), nè si può stabilire a quale distanza fossero dalla
città. Un'altra memoria di un Caedicius esiste ancora sulla via
Appia nel sepolcro rovinato di C. Caedicius Flacceianus, sulla
destra della via stessa prima del settimo miglio.
Sepulchmm 244. — Il luogo è precisato nell'epitome di Aurelio Vit-
Gallieni.' tore (60) dove si dice che il sepolcro di Gallieno era sulla via
Appia a nove miglia dalla città; ad Aurelio Vittore attinge il
Marliano (V, 27)2. I moderni hanno creduto, e forse con ragione,
di riconoscere il mausoleo di Gallieno in un grande edificio
rotondo situato sulla sinistra dell'Appia appunto presso il nono
miglio, vale a dire circa il luogo dov'era la stazione ad nonum
menzionata nell'itinerario Gerosolimitano. Il Tomassetti (Cam-
pagna romana, II, pp. Ili seg.) lo identifica col Torraecio
del palombaro ; il Nibby. invece aveva attribuito questa deno-
minazione ad un altro monumento sepolcrale sulla destra della via
(Analisi, III, pag. 555). L'uno e l'altro concordano nell'affer-