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Lanciani, Rodolfo Amedeo: Il testaccio e i prati del popolo romano
DOI Seite / Zitierlink: https://doi.org/10.11588/diglit.14884#0245
IL TESTACCIO
E I PRATI DEL POPOLO ROMANO (>)
(Tav. VII-Vili)
Dalle ricerche compiute dal Reiffersheid e dal Bruzza,
perfezionate nel 1878 da Enrico Dressel, risulta che l'area del
Testaccio fosse di pubblico dominio sino dai tempi più remoti :
essendo in parte occupata da un cimitero, in parte destinata
dai curatores Tiberis a luogo di scarico per le zavorre dei na-
vigli che si ormeggiavano alle banchine della Marmorata, e per
lo scarico delle anfore, diote, dolii etc. che andavano a male
nelle operazioni di sbarco o di dogana. Il terreno di scarico era
circondato e limitato da cippi di travertino con iscrizione, la
quale ricordava la rivendicazione del suolo pubblico usurpato dai
privati, compiuta dai consoli dell'anno 5, era volg. (vedi C. I. L.,
voi. VI, nn. 1263 e 12(J4). Più tardi, aumentati grandemente i
commerci di mare dopo l'apertura del porto Claudio e della dar-
sena di Traiano, il * monte dei cocci » prese il sopravvento sul
cimitero, ne invase l'area, e lo seppellì. Ciò spiega la scoperta
del mausolèo dei Rusticelii (vedi C. I. L.. voi VP, n. 11534),
avvenuta il 18 febbraio 1687. mentre si scavava dal concessio-
nario Andrea Ottini una nuova grotta da vino, nel lato meridio-
naie del monte, a 50 piedi nell' interno (*). Quest' invasione del
(') Quest'articolo è stato dettato in risposta ad un quesito di diritto
archeologico-istorico proposto dall'egregio Rappresentante dell'ufficio Legale
del Comune sig. Avv. Pacelli.
(*) Quest'interessante scoperta è stata illustrata da Eschinardi, Agro
romano, pag. 441; Fabretti, Inscr. domest., pp. 205 e 239; Marini, Ar-
vali, II, 540, 618 ; Nibby, Roma antica, voi. I, pag. 33.
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E I PRATI DEL POPOLO ROMANO (>)
(Tav. VII-Vili)
Dalle ricerche compiute dal Reiffersheid e dal Bruzza,
perfezionate nel 1878 da Enrico Dressel, risulta che l'area del
Testaccio fosse di pubblico dominio sino dai tempi più remoti :
essendo in parte occupata da un cimitero, in parte destinata
dai curatores Tiberis a luogo di scarico per le zavorre dei na-
vigli che si ormeggiavano alle banchine della Marmorata, e per
lo scarico delle anfore, diote, dolii etc. che andavano a male
nelle operazioni di sbarco o di dogana. Il terreno di scarico era
circondato e limitato da cippi di travertino con iscrizione, la
quale ricordava la rivendicazione del suolo pubblico usurpato dai
privati, compiuta dai consoli dell'anno 5, era volg. (vedi C. I. L.,
voi. VI, nn. 1263 e 12(J4). Più tardi, aumentati grandemente i
commerci di mare dopo l'apertura del porto Claudio e della dar-
sena di Traiano, il * monte dei cocci » prese il sopravvento sul
cimitero, ne invase l'area, e lo seppellì. Ciò spiega la scoperta
del mausolèo dei Rusticelii (vedi C. I. L.. voi VP, n. 11534),
avvenuta il 18 febbraio 1687. mentre si scavava dal concessio-
nario Andrea Ottini una nuova grotta da vino, nel lato meridio-
naie del monte, a 50 piedi nell' interno (*). Quest' invasione del
(') Quest'articolo è stato dettato in risposta ad un quesito di diritto
archeologico-istorico proposto dall'egregio Rappresentante dell'ufficio Legale
del Comune sig. Avv. Pacelli.
(*) Quest'interessante scoperta è stata illustrata da Eschinardi, Agro
romano, pag. 441; Fabretti, Inscr. domest., pp. 205 e 239; Marini, Ar-
vali, II, 540, 618 ; Nibby, Roma antica, voi. I, pag. 33.
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