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Un manoscritto inedito
opposta non lungi dal circo Flaminio (cfr. Lanciani, Bull,
com. 1875, pp. 35 sgg.. e Forma urbis, tav. 28. Huelsen,
Rh. Mus. 1894, pag. 411 segg. Morpurgo, Bull. com. 1908
p. 109 segg.). Meno inesatto il Fulvio, distingue la porta di
S. Spirito dall'antica Triumphalis, ma erroneamente identifica
questa con la Capena (f. 11').
Templum Jo- 20. — Nel luogo dove, probabilmente fino dal VI secolo,
vis Feretrii. sorse la cbiesa di S. Maria in Oapilolio, poi in Ara Coeli, le
fonti medioevali pongono il palalium Octaviani, connettendovi,
a spiegare il nome della chiesa, la leggenda della visione pre-
dicente ad Augusto il trionfo del Cristianesimo (Mirab., sec. XII,
c. 12; id. sec. XIV, c. 20; Graphia, c. 20: ved. Utiicbs pp. 96,
133, 120). L'anonimo Magliabecchiauo rispecchia anch'egli
questa opinione, ed aggiunge che il luogo già occupato dal pa-
latium Octaviani era detto « locus ferferus quia ibi fuil tem-
plum Jovis feretrei » ; e più oltre : « in sancta Maria in ara
coeli fuit templum Jovis feretrei... et ideo locus vocatus
semper fuit ferferus, et palatium Octaviani... fuil in eodem
ferfero semper denominalum ■» (Urlichs, pp. 157, 165). Questa
tradizione è ignota alle precedenti redazioni dei Mirabilia; anzi
la più antica tra queste ne dissente affermando « in loco ubi
nunc sancta Maria fuere duo tempia simul iuncta cum pala-
tio, Phoebi et Carmeatis, ubi Octavianus imperator vidit
visionem in coelo ». Lo Jordan (II, pag. 498 sgg.) ricerca
l'origine della tradizione stessa in una denominazione locale, e
tenta stabilire un nesso tra il « locus ferferus » ed il « locus
infernus » dei Mirabilia (sec. XII, c. 27 ; Urlichs, pag. 109),
prendendo le mosse dalla nota leggenda della vittoria di S. Sil-
vestro sul dragone. Ma la sua ipotesi non è convincente, per due
ragioni: 1°) perchè la originaria redazione della leggenda di
S. Silvestro, da lui evocata, indica, è vero, come sede del dra-
gone il Capitolino, ma non offre appoggio alla localizzazione di
questa nel Mitreo sottostante alla parte settentrionale del colle;
2°) perchè, ammessa ancbe la possibilità di una simile localiz-
zazione, la leggenda di S. Silvestro non sembra avere influito
sul nome di locus iafernus. Nei Mirabilia questo è spiegato,
si noti, con la leggenda del sacrifizio di Curzio, e l'accenno al
dragone confinato presso il tempio di Vesta è espresso in forma
del tutto indipendente da quella spiegazione; cade quindi l'ar-
gomento che il nome fosse proprio anche del luogo originaria-
mente posto in relazione con la leggenda. Quanto poi ad una
possibile estensione di esso dalla pianura al colle, basta notare
come la località realmente detta locus infernus era dalla parte
del Foro opposta a quella sottostante alla vetta nord del Capito-
lino. La ubicazione ne è accertata: in primo luogo dal rapporto
topografico stabilito nei Mirabilia (loc. cit.) con l'altra loca-
Un manoscritto inedito
opposta non lungi dal circo Flaminio (cfr. Lanciani, Bull,
com. 1875, pp. 35 sgg.. e Forma urbis, tav. 28. Huelsen,
Rh. Mus. 1894, pag. 411 segg. Morpurgo, Bull. com. 1908
p. 109 segg.). Meno inesatto il Fulvio, distingue la porta di
S. Spirito dall'antica Triumphalis, ma erroneamente identifica
questa con la Capena (f. 11').
Templum Jo- 20. — Nel luogo dove, probabilmente fino dal VI secolo,
vis Feretrii. sorse la cbiesa di S. Maria in Oapilolio, poi in Ara Coeli, le
fonti medioevali pongono il palalium Octaviani, connettendovi,
a spiegare il nome della chiesa, la leggenda della visione pre-
dicente ad Augusto il trionfo del Cristianesimo (Mirab., sec. XII,
c. 12; id. sec. XIV, c. 20; Graphia, c. 20: ved. Utiicbs pp. 96,
133, 120). L'anonimo Magliabecchiauo rispecchia anch'egli
questa opinione, ed aggiunge che il luogo già occupato dal pa-
latium Octaviani era detto « locus ferferus quia ibi fuil tem-
plum Jovis feretrei » ; e più oltre : « in sancta Maria in ara
coeli fuit templum Jovis feretrei... et ideo locus vocatus
semper fuit ferferus, et palatium Octaviani... fuil in eodem
ferfero semper denominalum ■» (Urlichs, pp. 157, 165). Questa
tradizione è ignota alle precedenti redazioni dei Mirabilia; anzi
la più antica tra queste ne dissente affermando « in loco ubi
nunc sancta Maria fuere duo tempia simul iuncta cum pala-
tio, Phoebi et Carmeatis, ubi Octavianus imperator vidit
visionem in coelo ». Lo Jordan (II, pag. 498 sgg.) ricerca
l'origine della tradizione stessa in una denominazione locale, e
tenta stabilire un nesso tra il « locus ferferus » ed il « locus
infernus » dei Mirabilia (sec. XII, c. 27 ; Urlichs, pag. 109),
prendendo le mosse dalla nota leggenda della vittoria di S. Sil-
vestro sul dragone. Ma la sua ipotesi non è convincente, per due
ragioni: 1°) perchè la originaria redazione della leggenda di
S. Silvestro, da lui evocata, indica, è vero, come sede del dra-
gone il Capitolino, ma non offre appoggio alla localizzazione di
questa nel Mitreo sottostante alla parte settentrionale del colle;
2°) perchè, ammessa ancbe la possibilità di una simile localiz-
zazione, la leggenda di S. Silvestro non sembra avere influito
sul nome di locus iafernus. Nei Mirabilia questo è spiegato,
si noti, con la leggenda del sacrifizio di Curzio, e l'accenno al
dragone confinato presso il tempio di Vesta è espresso in forma
del tutto indipendente da quella spiegazione; cade quindi l'ar-
gomento che il nome fosse proprio anche del luogo originaria-
mente posto in relazione con la leggenda. Quanto poi ad una
possibile estensione di esso dalla pianura al colle, basta notare
come la località realmente detta locus infernus era dalla parte
del Foro opposta a quella sottostante alla vetta nord del Capito-
lino. La ubicazione ne è accertata: in primo luogo dal rapporto
topografico stabilito nei Mirabilia (loc. cit.) con l'altra loca-