Gli ampliamenti del pomerio ài Roma ecc.
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Il pomerio nasce assieme all' Urbe stessa, giacché il solco pri-
migenio data dall'origine di Roma : lo tracciò, secondo la tradizione,
Romolo medesimo seguendo il rito etrusco, cioè coll'aratro tirato da
un toro e da una vacca, ai piedi del Palatino, quando, dopo aver
preso Vauspicium angustiai, delimitò il recinto della Roma quadrata:
l'embrione della futura capitale del mondo. Dopo il solco romuleo,
l'unica ierminaiio pomeri dell'evo monarchico sembra sia stata
quella di Servio Tullio, quantunque, come vedremo più avanti, lo
storico Tacito dimostrasse di essere d'altro parere. Il pomerio ser-
viano però non comprendeva l'intera cinta del Septimontium, rima-
nendone esclusi l'Aventino ed il Campidoglio. Degli ampliamenti
attuati durante la Repubblica fli storici non ci ricordarono se non
quelli di Siila e di Cesare ; piìi rilevante è invece, come vedremo, il
numero di quelli attuati sotto l'Impero sino ad Aureliano quando,
avendo questo imperatore costrutte le nuove mura, il recinto di
esse coincise da allora stabilmente col limite pomeriale.
Sulle terminationes pomeri avevamo dati storici ed archeologici :
nostro còmpito sarà quello di mettere in luce i dati numismatici
che debbono integrare, non completamente ma in parte cospicua,
le poche notizie tramandateci dai testi e dalle lapidi. Scarsi e poco
chiari sono, come al solito, i riferimenti storici per quanto riguarda
le volte in cui fu attuato il rito in questione. Tacito (*) ai tempi di
Traiano si esprime in questi termini :
« Avendo Cesare (Claudio) allargato l'Impero, il pomerio ancora
allargò perchè ciò è concesso a chi amplia l'impero. Questo non fe-
cero per grandi nazioni che soffogassero i capitani della Repubblica
se non Siila e poi Augusto. I re ci ebbero chi dice vana chi vera glo-
ria. E qui mi pare non fuori luogo notare ove Romolo incominciò il
primo limite : dal Foro Romano ove noi vediamo quel bue di bronzo,
perchè questo animale si usa mettere all'aratro, incominciò a dise-
gnarlo includendovi la "rande ara di Ercole : indi mise cippi a certa
(») Ann. XII. 24.
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Il pomerio nasce assieme all' Urbe stessa, giacché il solco pri-
migenio data dall'origine di Roma : lo tracciò, secondo la tradizione,
Romolo medesimo seguendo il rito etrusco, cioè coll'aratro tirato da
un toro e da una vacca, ai piedi del Palatino, quando, dopo aver
preso Vauspicium angustiai, delimitò il recinto della Roma quadrata:
l'embrione della futura capitale del mondo. Dopo il solco romuleo,
l'unica ierminaiio pomeri dell'evo monarchico sembra sia stata
quella di Servio Tullio, quantunque, come vedremo più avanti, lo
storico Tacito dimostrasse di essere d'altro parere. Il pomerio ser-
viano però non comprendeva l'intera cinta del Septimontium, rima-
nendone esclusi l'Aventino ed il Campidoglio. Degli ampliamenti
attuati durante la Repubblica fli storici non ci ricordarono se non
quelli di Siila e di Cesare ; piìi rilevante è invece, come vedremo, il
numero di quelli attuati sotto l'Impero sino ad Aureliano quando,
avendo questo imperatore costrutte le nuove mura, il recinto di
esse coincise da allora stabilmente col limite pomeriale.
Sulle terminationes pomeri avevamo dati storici ed archeologici :
nostro còmpito sarà quello di mettere in luce i dati numismatici
che debbono integrare, non completamente ma in parte cospicua,
le poche notizie tramandateci dai testi e dalle lapidi. Scarsi e poco
chiari sono, come al solito, i riferimenti storici per quanto riguarda
le volte in cui fu attuato il rito in questione. Tacito (*) ai tempi di
Traiano si esprime in questi termini :
« Avendo Cesare (Claudio) allargato l'Impero, il pomerio ancora
allargò perchè ciò è concesso a chi amplia l'impero. Questo non fe-
cero per grandi nazioni che soffogassero i capitani della Repubblica
se non Siila e poi Augusto. I re ci ebbero chi dice vana chi vera glo-
ria. E qui mi pare non fuori luogo notare ove Romolo incominciò il
primo limite : dal Foro Romano ove noi vediamo quel bue di bronzo,
perchè questo animale si usa mettere all'aratro, incominciò a dise-
gnarlo includendovi la "rande ara di Ercole : indi mise cippi a certa
(») Ann. XII. 24.