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ANTONIO HÉRON DI-: VILLEFOSSE
E L'AVORIO BARBERINI

H 15 giugno del 1919 moriva in Parigi Antonio Héron de Vil-
lefosse, eminente archeologo ed epigrafista, che onorava la Francia
per la squisita dottrina e per la nobiltà del carattere. Di lui e
della sua vasta opera scientifica scriveranno, in Francia, i col-
leghi, gli amici e i discepoli : a me sia lecito, soltanto, come mo-
desto omaggio alla cara e venerata memoria dell'uomo insigne
che abbiamo perduto, far conoscere ai lettori del nostro Bullettino,
ai quali del resto il suo nome era familiare (1), l'ultimo lavoro che
il Villefosse pubblicò poco tempo prima di morire (2) e che riguarda
un prezioso cimelio adornante, fra gli altri oggetti d'arte, la bi-
blioteca Barberini. Cotesto cimelio, designato comunemente con il
nome di « avorio Barberini », ventun'anni or sono, veniva venduto
in Parigi ed acquistato dal Museo del Louvre. L'avorio fu edito
per la prima volta dal Gori nel 1759 nel suo Thesaurus veterum
diptychorum, II, p. 163 e studiato recentemente dall'insigne bizan-
tinista G. Schlumberger nei Monuments Piot, VII, pp. 79-94.

In qua! tempo e in quale maniera l'avorio entrò a far parte
delle collezioni barberiniane ? A questa domanda nessuno, nem-
meno il suo primo editore, il Gori, ha dato risposta. È merito del

Q) V. i miei articoli sugli ulriculari (Bull. Comunale, 1912, p. 237); sul
monte Testacelo e la Gallia (ib. 1915, p. 41) e sulle anfore vinarie del monte
Tesiamo (ib. 1915, p. 279).

(2) Mémoires de la Société Nationale des Aìitiquaires de France, voi. 75,
p. 267 e sg.).

lo
 
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