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Antonio Héron de Villefosse e l'avorio Barberini

mente della diocesi di Treviri. Questa lista rappresenta quindi uno
dei più antichi monumenti della preghiera per i defunti nella Chiesa
Cristiana. Nella colonna quinta sono menzionati molti re di
Austrasia del secolo settimo (dal 612 al 675) e loro parenti; e ciò
conferma l'origine renana del prezioso cimelio, il quale, proba-
bilmente, nell'età merovingia, era posseduto da una grande abbazia,
o da una altra associazione cristiana del regno di Austrasia, cioè,
di quella parte del territorio francese che comprende le regioni
della Champagne, della Lorena e dell'Alsazia.

Il Peiresc, nella sua lettera del 29 ottobre 1625, non for-
nisce purtroppo alcuna notizia sull'origine del cimelio che egli
a'vevra acquistato da poco tempo, nè sul modo come egli l'aveva
avuto. Dopo circa tre secoli di soggiorno nelle collezioni dei Bar-
berini, l'avorio è (tornato in Francia e all'Héron de Villefosse pare
giusto che lo si chiami d'ora innanzi avorio de Peiresc, col nome
cioè, dell'insigne archeologo che l'aveva raccolto, riconoscendone il
valore e la somma importanza.

È questo, rapidamente accennato, il contenuto dell'interessante
e ultimo scritto del Villefosse ; e ponendo fine a questa breve nota,
mi sia lecito, inviando l'estremo saluto alla memoria dell'uomo
buono e insigne, dell'amico impareggiabile che abbiamo perduto,
esprimere il desiderio che i suoi numerosi lavori - disiecta membra
poetae - sparsi qua e là nei periodici e nelle riviste siano raccolti
in volume, come omaggio al nome di lui caro e venerato.

Luigi Cantarelli.
 
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