IL CASTAGNO NEL VENETO
essere piü ammessi, almeno per la celebre cappella di S. Marco a Venezia. Poiche solo il
grande caposcuola padovano poteva attendervi nel 1454, accanto allo suocero Jacopo
Bellini (maistro Jacopo de la capela de San Marco), subito dopo aver finito gli affreschi
degli Eremitani. Allorquando cioe l'invidia del piccolo Squarcione incomincid a rendergli
ingrato dimorare nella cittä nativa1.
In quanto al fondo oro, fa certo pensare a influenze venete, sopratutto musive ; di quei musaici
per cui gli artisti fiorentini erano di preferenza chiamati fra le lagune. Ma il concetto del
tondo, tanto difficoltoso da risolvere artisticamente, ci porta diritto all'arte toscana, al pari
della semplice e severa rappresentazione,tutta sviluppata con il concetto della piü rigida sim-
metria; e quindi con un senso di chiarezza e di monumentalitä sopratutto caro ai toscani.
Non dird che siano da negare i legami con Ferrara; alimentata anch'essa piü e piü volte
dal feroce genio della rinascenza d'oltre Appennino; ma non credo che l'arte fragile
cristallina dei ferraresi sia mai giunta tant' alto. Vi manca quelläccento metallico, quel-
l'arzigogolo che sempre impiglid l'arte settentrionale fino alla scoperta della pittura di
colore. C'e nell'arte di Emilia, tanto nelle tinte preziose, quanto nell'arrovellato disegno,
e si nota in Cosme (Pieta — arazzo della racc. Lenbach di Monaco), nel Cossa (Pieta,
Blumensthil di Roma) e in scultori come Niccold dell'Arca (Sepolcro di Sta. Maria della
Vita a Bologna) un sedimento fiammingo, che parte da Roger van der Weyden e si
mescola alle forme italiche di Piero della Francesca e di Padova.
Nella Crocifissione Lehman (fig. 1, tavola) tutto e invece chiarezza, tutto perspicuo e
semplice, benche scoppi attorno alla croce il dolore piü cocente. Contegno a cui solo
Karte piü grande di Toscana ci aveva abituati. Pensiamo alla sublime Trinitä di Masaccio
a Sta. Maria Novella, e, per avvicinarci a paragoni piü decisivi, pensiamo alla Crocifissione
di Andrea del Castagno nel Museo di Sta. Apollonia a Firenze (fig. 3). In quello stesso
luogo sopra la celebre Cena c'e persino, visto di dorso, attorno alla Sepoltura di Cristo
il medesimo S. Giovanni apostolo, ben piantato sulle gambe magre, in posa di sicuro
riposo. Ma piü della piccola Crocifissione di Londra e di quella rozzossima e scorretta
dell'ex convento di S. Maria degli Angeli e quest'altra del Museo fiorentino qui riprodotta
che ci persuade per evidenti affinitä di costruzione, di linea e d'efficacia. Identico, fatte
le dovute differenze di proporzioni, il Cristo dal corpo nervoso, segnato con notomia
impeccabile; steso sulla croce di rozzo legno venato, con il capo del traverso maggiore, corto
e reggente il grande cartello dell'lnri. Identica, nel suo tragico dolore la Vergine
impietrita Niobe cristiana, chiusa nel suo abito di cordoglio, fasciata il viso dal bianco
soggolo; evidente prototipo da cui il Mantegna trasse la sua morta Madonna nel Transito
della Vergine della Cappella dei Mascoli (fig. 2) e la sua viva e forte Sta. Scolastica del
polittico Braidense. Quello appunto, proveniente da Sta. Giustina di Padova e dedicato a
ICfr. G. Fiocco in Michele Giambono, Venezia 1921.
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essere piü ammessi, almeno per la celebre cappella di S. Marco a Venezia. Poiche solo il
grande caposcuola padovano poteva attendervi nel 1454, accanto allo suocero Jacopo
Bellini (maistro Jacopo de la capela de San Marco), subito dopo aver finito gli affreschi
degli Eremitani. Allorquando cioe l'invidia del piccolo Squarcione incomincid a rendergli
ingrato dimorare nella cittä nativa1.
In quanto al fondo oro, fa certo pensare a influenze venete, sopratutto musive ; di quei musaici
per cui gli artisti fiorentini erano di preferenza chiamati fra le lagune. Ma il concetto del
tondo, tanto difficoltoso da risolvere artisticamente, ci porta diritto all'arte toscana, al pari
della semplice e severa rappresentazione,tutta sviluppata con il concetto della piü rigida sim-
metria; e quindi con un senso di chiarezza e di monumentalitä sopratutto caro ai toscani.
Non dird che siano da negare i legami con Ferrara; alimentata anch'essa piü e piü volte
dal feroce genio della rinascenza d'oltre Appennino; ma non credo che l'arte fragile
cristallina dei ferraresi sia mai giunta tant' alto. Vi manca quelläccento metallico, quel-
l'arzigogolo che sempre impiglid l'arte settentrionale fino alla scoperta della pittura di
colore. C'e nell'arte di Emilia, tanto nelle tinte preziose, quanto nell'arrovellato disegno,
e si nota in Cosme (Pieta — arazzo della racc. Lenbach di Monaco), nel Cossa (Pieta,
Blumensthil di Roma) e in scultori come Niccold dell'Arca (Sepolcro di Sta. Maria della
Vita a Bologna) un sedimento fiammingo, che parte da Roger van der Weyden e si
mescola alle forme italiche di Piero della Francesca e di Padova.
Nella Crocifissione Lehman (fig. 1, tavola) tutto e invece chiarezza, tutto perspicuo e
semplice, benche scoppi attorno alla croce il dolore piü cocente. Contegno a cui solo
Karte piü grande di Toscana ci aveva abituati. Pensiamo alla sublime Trinitä di Masaccio
a Sta. Maria Novella, e, per avvicinarci a paragoni piü decisivi, pensiamo alla Crocifissione
di Andrea del Castagno nel Museo di Sta. Apollonia a Firenze (fig. 3). In quello stesso
luogo sopra la celebre Cena c'e persino, visto di dorso, attorno alla Sepoltura di Cristo
il medesimo S. Giovanni apostolo, ben piantato sulle gambe magre, in posa di sicuro
riposo. Ma piü della piccola Crocifissione di Londra e di quella rozzossima e scorretta
dell'ex convento di S. Maria degli Angeli e quest'altra del Museo fiorentino qui riprodotta
che ci persuade per evidenti affinitä di costruzione, di linea e d'efficacia. Identico, fatte
le dovute differenze di proporzioni, il Cristo dal corpo nervoso, segnato con notomia
impeccabile; steso sulla croce di rozzo legno venato, con il capo del traverso maggiore, corto
e reggente il grande cartello dell'lnri. Identica, nel suo tragico dolore la Vergine
impietrita Niobe cristiana, chiusa nel suo abito di cordoglio, fasciata il viso dal bianco
soggolo; evidente prototipo da cui il Mantegna trasse la sua morta Madonna nel Transito
della Vergine della Cappella dei Mascoli (fig. 2) e la sua viva e forte Sta. Scolastica del
polittico Braidense. Quello appunto, proveniente da Sta. Giustina di Padova e dedicato a
ICfr. G. Fiocco in Michele Giambono, Venezia 1921.
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