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faleria. — Questa città occupava, secondo l'opinione più
generale degli antiquari, il posto ove sorge attualmente Civita
Castellana. Faleria possedeva un tempio di Giunone esattamente
simile a quello d'Argo. Verso l'anno 241 avanti G. C., i Romani
vinsero i Falisci, rivoltatisi di nuovo, che perdettero la loro
indipendenza; dubitando che essi non profittassero della posi,
zione inespugnabile della loro città, la demolirono e la traspor-
tarono in una nuova città fabbricata in pianura: da ciò la con-
fusione de' nomi di Faliscurn e Faleria. Non si può aver dubbio
sulla posizione di questa seconda Faleria. La cinta delle sue
mura esiste intera a 6 chil. all'ovest da Civita Castellana. Queste
mura hanno circa due metri di spessore, sono formate di filari
di pietre in tufo vulcanico tagliate in paralellogrammi, e pre-
sentanti ancora un' altezza di circa 8 metri. Le torri sono in
numero di 45. In questa cinta deserta si innalzano le rovine del
convento di Santa Maria di Faleri.
VEJO. — Una delle più interessanti scoperte dell'archeologia
moderna è quella delle ruine di questa celebre città, la più pos-
sente, la più ricca e la più meridionale dell' Etruria, posta in
faccia a Roma, come una cittadella avanzata, destinata a proteg-
gere il mondo etrusco contro l'invasione guerriera di Roma. Si
sa che questa città, che sostenne cento anni di guerra contro
Roma, non fu presa che da Camillo, e solo dopo un assedio di
dieci anni. Ma non la si prese nè per iscalata, nè per assalto,
ma soltanto mercè uno stratagemma; e cioè una galleria sca-
vata sotto terra; con questo mezzo i Romani pervennero a in-
trodursi nella città. Vejo era cosi bella, così superiore a Roma,
che i Romani volevano stabilirvisi. Però, quattro secoli dopo, si
aveva anche completamente dimenticato ove fosse situata; se
ne fissa l'area al povero villaggio moderno detto Isola, a qual-
che distanza di Storta e Baccano. Si gode una bella vista dalla
cittadella, o, come la chiamavano i contadini, dalla Piazza
d'Armi. Si cercò invano il posto della galleria sotterranea sca-
vata da Camillo. — 11 marchese Campana ha scoperto nel 4842
una tomba le cui pitture hanno carattere più rozzo ancora
di quelle dei Tarquini, e rappresentano delle pantere, guardiane
della tomba, dei cavalli e diversi personaggi, nonché una sfinge
alata. Questi oggetti fanno parte della collezione del Louvre.
(Da Roma una vettura per quattro si paga, per un giorno, an-
data e ritorno, da 46 a 22 lire).
faleria. — Questa città occupava, secondo l'opinione più
generale degli antiquari, il posto ove sorge attualmente Civita
Castellana. Faleria possedeva un tempio di Giunone esattamente
simile a quello d'Argo. Verso l'anno 241 avanti G. C., i Romani
vinsero i Falisci, rivoltatisi di nuovo, che perdettero la loro
indipendenza; dubitando che essi non profittassero della posi,
zione inespugnabile della loro città, la demolirono e la traspor-
tarono in una nuova città fabbricata in pianura: da ciò la con-
fusione de' nomi di Faliscurn e Faleria. Non si può aver dubbio
sulla posizione di questa seconda Faleria. La cinta delle sue
mura esiste intera a 6 chil. all'ovest da Civita Castellana. Queste
mura hanno circa due metri di spessore, sono formate di filari
di pietre in tufo vulcanico tagliate in paralellogrammi, e pre-
sentanti ancora un' altezza di circa 8 metri. Le torri sono in
numero di 45. In questa cinta deserta si innalzano le rovine del
convento di Santa Maria di Faleri.
VEJO. — Una delle più interessanti scoperte dell'archeologia
moderna è quella delle ruine di questa celebre città, la più pos-
sente, la più ricca e la più meridionale dell' Etruria, posta in
faccia a Roma, come una cittadella avanzata, destinata a proteg-
gere il mondo etrusco contro l'invasione guerriera di Roma. Si
sa che questa città, che sostenne cento anni di guerra contro
Roma, non fu presa che da Camillo, e solo dopo un assedio di
dieci anni. Ma non la si prese nè per iscalata, nè per assalto,
ma soltanto mercè uno stratagemma; e cioè una galleria sca-
vata sotto terra; con questo mezzo i Romani pervennero a in-
trodursi nella città. Vejo era cosi bella, così superiore a Roma,
che i Romani volevano stabilirvisi. Però, quattro secoli dopo, si
aveva anche completamente dimenticato ove fosse situata; se
ne fissa l'area al povero villaggio moderno detto Isola, a qual-
che distanza di Storta e Baccano. Si gode una bella vista dalla
cittadella, o, come la chiamavano i contadini, dalla Piazza
d'Armi. Si cercò invano il posto della galleria sotterranea sca-
vata da Camillo. — 11 marchese Campana ha scoperto nel 4842
una tomba le cui pitture hanno carattere più rozzo ancora
di quelle dei Tarquini, e rappresentano delle pantere, guardiane
della tomba, dei cavalli e diversi personaggi, nonché una sfinge
alata. Questi oggetti fanno parte della collezione del Louvre.
(Da Roma una vettura per quattro si paga, per un giorno, an-
data e ritorno, da 46 a 22 lire).