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Alberto Rizzi
Ma veniamo agli antefatti. Nel periodo italiano (1736-1747), a mio avviso sopravvalu-
tato per motivi estrinseci a quelli estetici (leggi commerciali: sia di carattere collezionisti-
co6 che museale, come si evince dalla mostra veneto-americana del 2001)7 compaiono
solo due ritratti sicuri, entrambi nel dipinto torinese del Ponte diruto sul Po8. 11 giovane
aitante Bellotto vi si ritrae mentre si interrompe nel disegnare per ascoltare un corpulento
prelato non identificato ma probabilmente in qualche relazione colla committenza regia
della coppia di vedute torinesi. E il primo segnale di una tendenza autobiografica del
giovane nipote rispetto allo zio-maestro ed assieme indice di una consapevolezza del pro-
prio valore che piu tardi sfocera in singolari forme di autoglorificazione.
Solo di sfuggita accenniamo al lunghissimo periodo germanico del Nostro, un venten-
nio (1747-1766) nel quale egli consolida la sua contrastata originale concezione luministi-
ca che gia aveva manifestato fin dai precocissimi esordi veneziani - in base a dati
archivistici, peraltro di problematica interpretazione, la data di nascita pare vada spostata
al 17429 - sviluppato quindi nei soggiorni nell'ltalia centro-settentrionale e che si esplica
superbamente nell'ultimissima fase cisalpina, quella veronese10, caratterizzata dall'ado-
zione di grandi formati, un'altra delle peculiarita che lo differenziąno dallo zio Antonio.
Ben noto e altresi che il lunghissimo capitolo germanico si divide in tre fasi principali
di carattere tanto biografico che stilistico: il primo periodo sassone (1747-1758), il perio-
do austro-bavarese (1759-1761) e il secondo periodo sassone (1761-1766). A sua volta il
primo periodo sassone va distinto tra le vedute di Dresda (1747-1752) e quelle di Pirna e
Kónigstein (1753-1758). Se nel periodo germanico i grandi formati prevalgono nettamen-
te, con la parziale eccezione delle vedute viennesi, nella prima fase di Dresda il rapporto
composizione-figura e ancora di tipo anonimamente macchiettistico anche se neW opera
prima sassone11 il venticinquenne pittore si autoritrae in posizione ed in scala affini che
nel torinese Ponte diruto sul Po, ma questa volta accompagnato non da uno ma da sei
personaggi, identificati per antica tradizione ma che meriterebbero un'esegesi maggiore
specie per la coppia dei pittori Thiele e Dietrich che non corrisponderebbero nei tratti
somatici ad altri ritratti che di loro si conoscono12. Significativo e notare che nei dipinti
6 Chi scrive ha al riguardo una diretta esperienza avendo assistito, rifiutando di esserne coinvolto mediante una lauta
remunerazione, ad una pacchiana speculazione commerciale su di un dipinto bellottiano in collezione privata americana
ma gia appartenuto ad un museo. Significativo e anche che del periodo italiano del Bellotto circolino nel mercato
autentiche falsificazioni di cui una e stata pubblicata come una clamorosa scoperta da D. SUCCI (Bernardo Bellotto: un
veneziano all'estero e 1'autore della piu smagliante veduta di Roma nel Settecento, in "Galleria Salamon", n° 121,
1992, pp. 66-83) al quale si devono peraltro sul periodo italiano contributi di notevole rilevanza tra cui recentemente
Bernardo Bellotto nell'atelier di Canaletto e la sua produzione giovanile a Castle Howard nello Yorkshire, in Bernardo
Bellotto detto il Canaletto (catalogo della mostra di Mirano a cura di D. Succi), Venezia 1999, pp 23-73.
7 Bernardo Bellotto. 1722-1780 (catalogo della mostra di Yenezia a cura di B. A. Kowalczyk e M. da Corta Fumei, con
saggi di M. Frank, B. A. Kowalczyk, A. Rottermund, G. J. M. Weber e schede di I. Artemieva, Ch. Beddington, E. P.
Bowron, M. Frank, B. A. Kowalczyk, P. Marini, A. Rottermund, G. J. M. Weber), Milano 2001.
8 KOZAKIEWICZ, Bernardo Bellotto, cit., II, n° 93.
9 G. MARINI, "Con la propria industria e sua professione". Nuovi documenti per la giovinezza di Bellotto, in "Verona
illustrata", 6, 1993, pp. 125-140; B. A. KOWALCZYK, 11 Bellotto veneziano nei documenti, in "Arte Yeneta", 47, 1995,
pp.68-77; id. , 1 primi sostenitori veneziani di Bernardo Bellotto, in "Saggi e memorie di Storia dell'Arte", 23, 1999.
10 Sulle vedute di Yerona v.i cataloghi delle due belle mostre ivi allestite: Bernardo Bellotto. Verona e le citta europee,
a cura di S. Marinelli, Milano 1990; Bernardo Bellotto: un ritorno a Yerona. L'immagine della citta nel Settecento,
a cura di G. Marini, Venezia 2002.
11 KOZAKIEWICZ, Bernardo Bellotto, cit., II, n° 140; RIZZI, Bernardo Bellotto. Dresda Vienna Monaco, cit., n° 1.
12 Devo questa considerazione ad una comunicazione orale di Harald Marx senza essere in grado di fornire in merito
argomentazioni specifiche.
Alberto Rizzi
Ma veniamo agli antefatti. Nel periodo italiano (1736-1747), a mio avviso sopravvalu-
tato per motivi estrinseci a quelli estetici (leggi commerciali: sia di carattere collezionisti-
co6 che museale, come si evince dalla mostra veneto-americana del 2001)7 compaiono
solo due ritratti sicuri, entrambi nel dipinto torinese del Ponte diruto sul Po8. 11 giovane
aitante Bellotto vi si ritrae mentre si interrompe nel disegnare per ascoltare un corpulento
prelato non identificato ma probabilmente in qualche relazione colla committenza regia
della coppia di vedute torinesi. E il primo segnale di una tendenza autobiografica del
giovane nipote rispetto allo zio-maestro ed assieme indice di una consapevolezza del pro-
prio valore che piu tardi sfocera in singolari forme di autoglorificazione.
Solo di sfuggita accenniamo al lunghissimo periodo germanico del Nostro, un venten-
nio (1747-1766) nel quale egli consolida la sua contrastata originale concezione luministi-
ca che gia aveva manifestato fin dai precocissimi esordi veneziani - in base a dati
archivistici, peraltro di problematica interpretazione, la data di nascita pare vada spostata
al 17429 - sviluppato quindi nei soggiorni nell'ltalia centro-settentrionale e che si esplica
superbamente nell'ultimissima fase cisalpina, quella veronese10, caratterizzata dall'ado-
zione di grandi formati, un'altra delle peculiarita che lo differenziąno dallo zio Antonio.
Ben noto e altresi che il lunghissimo capitolo germanico si divide in tre fasi principali
di carattere tanto biografico che stilistico: il primo periodo sassone (1747-1758), il perio-
do austro-bavarese (1759-1761) e il secondo periodo sassone (1761-1766). A sua volta il
primo periodo sassone va distinto tra le vedute di Dresda (1747-1752) e quelle di Pirna e
Kónigstein (1753-1758). Se nel periodo germanico i grandi formati prevalgono nettamen-
te, con la parziale eccezione delle vedute viennesi, nella prima fase di Dresda il rapporto
composizione-figura e ancora di tipo anonimamente macchiettistico anche se neW opera
prima sassone11 il venticinquenne pittore si autoritrae in posizione ed in scala affini che
nel torinese Ponte diruto sul Po, ma questa volta accompagnato non da uno ma da sei
personaggi, identificati per antica tradizione ma che meriterebbero un'esegesi maggiore
specie per la coppia dei pittori Thiele e Dietrich che non corrisponderebbero nei tratti
somatici ad altri ritratti che di loro si conoscono12. Significativo e notare che nei dipinti
6 Chi scrive ha al riguardo una diretta esperienza avendo assistito, rifiutando di esserne coinvolto mediante una lauta
remunerazione, ad una pacchiana speculazione commerciale su di un dipinto bellottiano in collezione privata americana
ma gia appartenuto ad un museo. Significativo e anche che del periodo italiano del Bellotto circolino nel mercato
autentiche falsificazioni di cui una e stata pubblicata come una clamorosa scoperta da D. SUCCI (Bernardo Bellotto: un
veneziano all'estero e 1'autore della piu smagliante veduta di Roma nel Settecento, in "Galleria Salamon", n° 121,
1992, pp. 66-83) al quale si devono peraltro sul periodo italiano contributi di notevole rilevanza tra cui recentemente
Bernardo Bellotto nell'atelier di Canaletto e la sua produzione giovanile a Castle Howard nello Yorkshire, in Bernardo
Bellotto detto il Canaletto (catalogo della mostra di Mirano a cura di D. Succi), Venezia 1999, pp 23-73.
7 Bernardo Bellotto. 1722-1780 (catalogo della mostra di Yenezia a cura di B. A. Kowalczyk e M. da Corta Fumei, con
saggi di M. Frank, B. A. Kowalczyk, A. Rottermund, G. J. M. Weber e schede di I. Artemieva, Ch. Beddington, E. P.
Bowron, M. Frank, B. A. Kowalczyk, P. Marini, A. Rottermund, G. J. M. Weber), Milano 2001.
8 KOZAKIEWICZ, Bernardo Bellotto, cit., II, n° 93.
9 G. MARINI, "Con la propria industria e sua professione". Nuovi documenti per la giovinezza di Bellotto, in "Verona
illustrata", 6, 1993, pp. 125-140; B. A. KOWALCZYK, 11 Bellotto veneziano nei documenti, in "Arte Yeneta", 47, 1995,
pp.68-77; id. , 1 primi sostenitori veneziani di Bernardo Bellotto, in "Saggi e memorie di Storia dell'Arte", 23, 1999.
10 Sulle vedute di Yerona v.i cataloghi delle due belle mostre ivi allestite: Bernardo Bellotto. Verona e le citta europee,
a cura di S. Marinelli, Milano 1990; Bernardo Bellotto: un ritorno a Yerona. L'immagine della citta nel Settecento,
a cura di G. Marini, Venezia 2002.
11 KOZAKIEWICZ, Bernardo Bellotto, cit., II, n° 140; RIZZI, Bernardo Bellotto. Dresda Vienna Monaco, cit., n° 1.
12 Devo questa considerazione ad una comunicazione orale di Harald Marx senza essere in grado di fornire in merito
argomentazioni specifiche.