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Bulletin du Musée National de Varsovie — 8.1967

DOI issue:
No. 1-2
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Kozakiewicz, Stefan; Canaletto; Bellotto, Bernardo [Ill.]: Ricostruzione di un gruppo di dipinti Bellottiani del periodo polacco
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https://doi.org/10.11588/diglit.17162#0050
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la piramidę e chiesa classicheggiante col campanile. Alcuni altri motivi si ritrovano anche nei
capricci posteriori iii cui 1'artista ritorna ai tcmi g:'ovanili, ccme p.es. nella vc£uta di fr.ntasia
dipinta verso il 1760 che nel 1950 si trovava sul mercato di Monaco di Baviera,28 dove si apre
1'ampia vista sulla piu grandę delie citta ideate dal Bellotto, in cui sono torri di fortificazione
medioevali simili a quelle del nostro dipinto; nelle composizioni Rovine di un tcmpio e in uiia
Veduta ideata a noi note dai disegni eseguiti verso il 1760—65 circa20 si vede un mcr.rmento
eąuestre come nella nostra veduta, un motivo di fantasia d'altronde amatissimo dal Canal.
Non conosco nessuna composizione anteriore del Bellotto colla colonna corcnata di ima statua,
ma b il motivo comune delia bottega del Canal che appare p.es. nel capriccio del maestro delie
raccolte reali inglesi di Windsor Castle.E0 Penso che non c'e piu bisogno di cercare altre rasso-
miglianze: alcuni motivi, come la guglia gotica, mi pare, li incontriamo per la prima volta.

L'accumulazione di edifici di vari stili e di epoche diverse sotto forma di citta di fantasia
vista da distanza non fu, estranea al Canal, ma il Bellotto sviluppó maggiormente ąuesto
motivo. Questa nostra, e 1'ultim.a delie citta ideate dall'artista. La luce del tramonto da agli
edifici riflessi rosa-violetti, in cui c'e qualcosa di polveroso. Sono segni delio stile tardivo dell'ar-
tista. Non b il caso di sviluppare il tema delia relazione dei personaggi e delie scenę reali eon
1'ambiente fantastico che le attornia o che serve di sfondo — nelle vedute ideate del Bellotto,
problema interessante d'altronde per tutto il vedutismo veneziano. In quel ąuadro, ogni re-
lazione di carattere realistico — d'azione, o sentimentale — non esiste; vi b solo un contrasto
profondo. Gli sguardi dei protagonisti sono rivolti ai lati, in direzioni opposte e ignorano la
citta di strano splendore che si trova dinanzi a loro; cosi i cavalieri nemmeno la vedono, benche
procedano sulla strada che sembra condurrli verso la citta. Questa, in verita, sorge non per
essere scorta dai loro occhi: la dobbiamo vcdere ed ammirare noi.

Nel diretto pendant del ąuadro vienness, cioe nel dipinto col paggio Gintowt lo sfondo paesi-
stico di apparenza reale eon edifici immiginarii di un paese conferisce alPinsieme simili accenti
irraali, ma molto meno forti.

E qaesta mescolanza di una scena di genere eon cavalli, eon un'architettura di fantasia,
un'esperienza ed un'idea solo bellottiana? Nelle incisioni dei libri di studi equestri sopraman-
zionati ritroviamo carti precedsnti. Lo sfondo architettonico — pareti di maneggi e di stalle,
edifici nei parchi — e assai ricco, conforma in parte alla vera ricchezza di architettura e di
decorazione di tali edifici di residenze reali o principesche. Ma spesso un tale sfondo fu esaltato
in senso immaginario, ció che in parte fece perdere 1'aspetto reale. £ cosi p.es. nelle incisioni
settecentesche delio stesso Bidinger, e in Polonia nelle stampe d'illustrazione di T. Makowski
del libro Hippica di K. Drohostajski, edito a Poznań nel 1620.31

Anche nella pittura ad oho del XVII—XVIII sec. eon scenę di genere eon cavalli o eon ritratti
cquestri lo sfondo si distingueva talvolta eon accenti di architettura di fantasia. Ma nella vera
pittura eon scenę di ecjuitazione, la quale si stava formando in Europa dalia seconda meta del
XVII sec. per fiorire nel XVIII sec., eon i nomi di G.P. Bugendas, A. Querfurt, A.I. Hamil-
ton, gli inglesi J. Wootton, P. Tilemans, J. Seymour, G. Stubbs — prevaleva il senso realistico,
mentre gli elementi immaginarii andavano scomparendo.

In queito contesto il Bjllotto si distingue eon i suoi ąuattro ąuadri per aver conferito all'ar-
chitettura d'immaginazione una parte molto piu vasta, non solo in comparazione allc pitture

28. A. Morassi, in Arie Venela, IV, 1950, p. 48.

29. Cf. p.es. i cataloghi delie mostre: di Venezia, 1955, op. cii., p. 58 e 69, n. 23 e p. 58 e 70, n. 32; di Vienna, 1965,
op. cii., p. 84, n. 116, iII. 148; p. 85, n. 124.

30. W. G. Constable, op. cii., vol. I, tav. 85 c vol. II, p. 403, n. 452.

31. Cf. J. Jakubowski, Tomasz Makowski sztycharz i kartograf nieSwieski, (N3 1, Wydawnictwa Instytutu dla Badania
Ziem Wschodnich Rzeczypospolitej Polskiej), Warszawa 1925.

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