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Katarzyna Murawska

SUI DIPINTI DI ALBERTO CARLIERI NELLE COLLEZIONI

POLACCHE

Da molti anni la scuola romana delia pittura di architettura del XVIII secolo veniva di solito
immedesimata eon un solo pittore — Giovanni Paolo Panini. Con la sua enorme produzione
artistica egli aveva distanziato tutti altri pittori cosi notevolmente, che la convenzionale defini-
zione: „cerchia" oppure „scuola di Panini" era adoperata negli inventari e cataloghi delie colle-
zioni jirivate e pubbliche in relazioni ad un grandę gruppo dei quadri, spesso anche molto etero-
genei stilisticamente, se rappresentano solo le rovine di Roma antica, oppure le fantasie sul loro
tema. Se Panini aveva monopolizzato la pittura di architettura del XVIII secolo, nel XVII
secolo si sono distinte in questo campo due forti individualita artistiche: Viviano Codazzi (1603—
1672), romano di nascita e Giovanni Ghisolfi (1623—1683), proveniente da Bergamo, ii quale
opero alla Citta Eterna negli anni cinquanta. Tutti e due avevano molti imitatori e copisti, sui
quali — anche se sono noti dai cognomi con i quali firmavano i loro rjuadri — sappiamo sempre
molto poco1.

Uno dei questi semi-dimenticati pittori romani di architettura a cavallo dei secoli XVII/
XVIII e Alberto Carlieri, continuatore delie migliori tradizioni delia scuola romana delie rovine
e delie prospettive, il quale, nonostante il pionieristico articolo di Hermann Voss di trent'anni
fa2, rimane fino ad ora insufficientemente studiato.

I dati di archivio riguardanti la carriera di Alberto Carlieri sono, almeno sino ad ora estrema-
mente scarsi. Dali'Abecedario piltorico (1704) delTOrlandi, suo contemporaneo, veniamo a sapere
soltanto che 1'artista „e nato in Roma Panno 1672, e stato scolaro di Gioseffo de Marchis" (non
meglio identificato pittore di architettura) „poi del Padre Pozzi delia Comp. di Gesu"3. Secondo
Ticozzi Carlieri mori dopo il 1720, all'eta di circa 50 anni4. Orlandi lo descriye come un pittore
di architettura che introduce nei suoi quadri scenę figurative: ,,Lavora bellissimi quadri ripieni
d'architetture c v'introduce vaghe storiette di figurine ben mosse" e, come Orlandi ritiene oppor-
tuno aggiungere nelle seconda edizione del suo libro, che fu pubblicato nel 1719, anche" ben
colorite, e che sommamente dilettano"3. Queste stesse informazioni yengono ripetute alla fine
del XVIII secolo da Luigi Lanzi, ed in seguito — soltanto con piccoli cambiamenti — da
Thieme-Becker6.

* L'articolo e una versione modificata e ampliata delia conferenza tenuta nel mese di ottobre 1988 a Gorizia durante la mostra
Capricci veneziani del Seltecento. Per Passistenza nella preparazione del testo ringrazio Luigi Crisanti, Dario Sueei, Aidan
Weston-Lewis, Teresa Żółtowska, Jadwiga Szewc e Krystyna Znojewska.

1. Ad essi appartenevano ad esempio F. Maglinolo, Domenico Robcrti oppnre Cianantonio Buti — vedi L. Ozzola, „Le rovine
romant nella pittura del XVII e XVIII secolo", U Arie, XVI, 1913, pp. 121—125.

2. H. Voss, „The Painter of Arcbitecture, Alberto Carlieri", The Burlington Magazine, Cl, 1959, pp. 443—444.

3. A. Orlandi, Abecedario Piltorico Net ąuale compendiosamenle sono descrillc le Patrie, i Maestri, ed i tempi nei quali fioririno
circa quallro nila Professori di Piltura, di Scullura e d'Architellnra, Bologna, 1704, p. 65.

4. S. Ticozzi, Dizionario dei pittori dal rinovamento delie Belle Artifino al 1801, Milano, 1818 — oitato da Voss, op. ci/., p. 444

5. A. Orlandi, L'Abecedario Piltorico dairAutorc Ristampato Corretlo et Accresciuto di Molli Professori Bologna, 1719
p. 56.

6. L. Lanzi, Storia pillorica delia Italia dal risorgimento delie belle arii fin presso fil fine del XVII secolo, Bassano, 1795—1796,
III, p. 542; U. Thieme, F. Becker, Allgemeines Lexihon der bildenden Kiinsller von der Antike bis zur Gegenwart, Leipzig,
V, 1911, p. 608; anebe: G. Bolaffi (ed)., Dizionttrio Enciclopedico dei Pittori e degli Incisori Ttaliani dal XI al XIX secolo
Torinn, III, 1972, p. 67.

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