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Bulletin du Musée National de Varsovie — 37.1996

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Nr. 1-2
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Miziołek, Jerzy: Meleagro, Diana e Atteone su un cassone fiorentino nel Museo Nazionale di Varsavia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18945#0035
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Francisco (fig. 14) la rappresentazione della Storia di Atteone insieme a scene
riprese dalla Caccia di Diana.

Denota una certa somiglianza con il cassone di Varsavia (somiglianza già
segnalata a suo tempo da Bialostocki e Spychalska-Boczkowska) anche un
desco da parto del Metropolitan Museum of Art di New York (fig. 9)34, opera
di pittore anonimo, detto Maestro del 1416 e non di Mariotto di Nardo
o Lorenzo di Niccolò come ritenuto in precedenza. Il dipinto illustra, come
suggerito da Watson e Kirkham, alcuni episodi di un altro poema boccacciano,
la Commedia delle ninfe fiorentine e si avvicina al nostro cassone per l’atmosfera
venatoria, per la caccia al cinghiale (forse ispirata alla Caccia di Diana) e per il
paesaggio roccioso35.

In prossimità dello spigolo sinistro del dipinto varsaviano, sopra Diana in
secondo piano, è raffigurato un pescatore, seduto sulla sponda di un ruscello,
con la canna nella mano sinistra. Piegato in avanti, le gambe incrociate, il
caratteristico copricapo e il corbello per i pesci a sinistra, a prima vista richiama
il pescatore della Navicella vaticana. Il motivo, che Giotto aveva mutuato dai
sarcofaghi paleocristiani, ebbe larga diffusione nell’arte italiana, religiosa e
non, dei secoli XIV e XV36. Si ritrova, fra l’altro, negli affreschi di Roberto
d’Oderisio a Santa Maria Incoronata a Napoli, in quelli di Andrea da Firenze
nel Cappellone degli Spagnuoli, in quelli di Spinello Aretino a San Miniato al
Monte a Firenze37; in alcune pale d’altare del tardo Trecento38, fra le illustrazioni
(relative proprio relative alla favola del pescatore) del Bestiario toscano del 1400
circa, conservato presso la Bibliothèque Nationale di Parigi (fig. Il)39 e persino
su un desco da parto fiorentino del primo Quattrocento raffigurante la caccia

al riguardo raccolto da J.K. Lydecker, The domestic setting of the arts in Renaissance Florence, Ann
Arbor 1987, pp. 283-382.

34 Bialostocki, Michalkowa, 1960, p. 274; Spychalska-Boczkowska, 1968, pp. 29-33. Ringrazio
Everett Fahy per le fotografie 9 e 23.

35 P. F.Watson, V Kirkham, “Amore e virtù: two salvers depicting Boccaccio’s “Comedia delle Ninfe
fiorentine””, Metropolitan Museum Journal, X, 1975, pp. 35-50, con attribuzione a Forenzo di
Niccolò. Attribuzione diversa al Maestro del 1416 è di F. Zeri, “Sul catalogo dei dipinti Toscani
del secolo XIV nelle Gallerie di Firenze”, Gazette des Beaux-Arts, LXXI, 1968, pp. 66-70; si veda
anche E. Fahy, “On Lorenzo di Niccolò”, Apollo, CVIII, 4, 1978, p. 381, n. 1.

36 W. Paeseler, “Giottos Navicella und ihr spätantikes Vorbild”, Römisches Jahrbuch für
Kunstgeschichte, 5, 1941, p. 140 sg., fig. 118 sg.; H. Köhren-Jansen, Giottos Navicella: Bildtradition
Deutung, Rezeptionsgeschichte, Worms am Rhein 1993, pp. 124-127, 223 sgg. e figg. 1, 51, 74 sgg.

37 Bologna, 1969, tav. XXV e fig. 61 con estesa didascalia; Boskovits, 1975, fig. 159 a;
Köhren-Jansen, 1993, pp. 174-180 e fig. 51.

38 L. Marcucci, I dipinti Toscani del secolo XIV nelle Gallerie Nazionali di Firenze, Roma 1965, no.
24; A.M. Maetzke et alii, Il Museo Statale d’Arte Medievale in Arezzo, Firenze 1987, no. 10; si veda
anche R. Longhi, “Un esercizio sul Daddi”, Paragone, 3, 1950, pp. 16-19, fig. 5. L.Bellosi, „Un
trittico molto insolito” in: Itinerari, I, 1979 (Contributi alla Storia dell’Arte in memoria di Maria
Luisa Ferrari), pp. 61-65 e fig. 27. Non è escluso che il “trittico insolito” sia stato dipinto dal Nostro,
il Maestro di Carlo d’Angiò Durazzo, denominato in questa sede Maestro della Presa di Napoli.

39 Degenhart und Schmitt, Teil II, 1980, vol. 2, pp. 380 sgg. e voi. 3, tav. 193. Per il testo del Bestiario
si veda „II Bestiario toscano secondo la lezione dei codici di Parigi e di Roma”, a cura di M.S. Garver
e K. McKenzie, Studi romanzi, 8, 1912, pp. 69-70.

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