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Bossi, Giuseppe
Del cenacolo di Leonardo da Vinci: libri quattro — Milano, 1810 [Cicognara, 3373]

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https://doi.org/10.11588/diglit.23792#0197
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i87

volta, se mi reggesse l'animo a ripetere tal genere di fatiche, la trovo lungamente
inferiore all' idea che per li precetti e per le poche vere opere dell' autore mi
son fatta dell' originale. Direi in oltre che per quanto questa mia idea stia molto
al di sopra di ciò che ho potuto e potrei eseguire, nondimeno io la credo ancora,
nelle parti più alte e delicate dell' arte, lontana assai dalF opera di Leonardo ;
ed oso di più asserire che ai tempi nostri e colle poche reliquie che del Ce-
nacolo ci restano, è impossibile il farsi di esso tale idea che al vero compiu-
tamente si assomigli, quand' anche per prodigio si rinnovasse in alcuno la mente
e l'anima dell' antico autore.

Ad onta di ciò, se poi confronto la mia copia colle copie antecedenti, non
mi pare d'esser troppo liberale verso me medesimo giudicandola a quelle su-
periore nelle parti più importanti ; e ciò non già perchè io mi creda superiore
d'ingegno e di pratica a coloro che le eseguirono , ma perchè, avendo io in
vista uno scopo maggiore che gli altri non ebbero , ho impiegato per ottenerlo
maggiori mezzi d' ogni genere, anzi credo d'averli tutti esauriti.

E quando a taluno recasse meraviglia ch'io abbia voluto non richiesto esporre
il mio giudizio sull' opera mia, dirò che a ciò mi son mosso perchè ( oltre
che ad alcuno può piacere di sapere ciò ch'io ne pensi ) de pareri degli altri
uomini, sebbene sieno stati finora per me lusinghevolissimi, sono costretto
dentro me stesso a non tenere quel conto che pur vorrebbe aver dritto di farne
un animo desideroso di vera, onesta e ben meritata lode. Ognuno che ha letto
libri o storie di cose di disegno, troverà sovente essersi fatte le meraviglie al
nascere di tali opere che coli' andar degli anni caddero neh" obblivione e talor
nel disprezzo ; e, a vicenda, essere state viste con indifferenza quelle alle quali
la posterità preparava applauso e corone. Tale considerazione dovrebbe sola
bastare a farci proceder con misura nel prestar fede ai biasimi, non meno che
agli encomj de contemporanei. E quantunque u a questa difficile e schizzinosa
età nostra, la lode che viva oltre un giorno, comechè più ardua da ottenersi,
possa riuscire più lusinghiera e parere meglio fondata, essa è per lo più, al
pari del biasimo , sospetta, perchè l'ignoranza, la mala fede e 1' avarizia cor-
rompono troppo sovente i giudizj. Perciò chiunque ama daddovero e conosce
1" arte, non dee troppo dare orecchio alle lusinghe de' lodatori, nè per altra
parte intimidirsi alle punture di chi riprende, giovandosi, in vece, de'giudizj di
biasimo onde correggersi e farsi migliore, e considerando quelli di lode sic-
come stimoli a meritarne di più ampj ed universali. E come io volli dire queste
cose, non solo per me, ma per ciascheduno che segue con amore la strada
dell'arte, debbo aggiungere che que'voti che più all'artefice importerebbero,
difficilmente saranno sinceri, perchè, dovendo egli averli da persone della sua
stessa professione, non sarà ben certo se l'opinione che a lui manifesteranno,
sia eguale a quella che con gli altri mostreranno d'avere; e anche quando
 
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