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Cellini, Benvenuto; Carpani, Giovanni Palamede [Oth.]
Opere di Benvenuto Cellini (Volume 1): Vita di Benvenuto Cellini: orefice e scultore fiorentinoda lui medesimo scritta, nella quale si leggono molte importanti notizie appartenenti alle arti ed alla storia del secolo XVI — Milano: Dalla Società Tipografica de' Classici Italiani, contrada di s. Margherita, 1806

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https://doi.org/10.11588/diglit.71580#0287
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CELLINI. 253
dev'io ero, si fermò alquanto in atto di
voler quistione con essomeco. Quelli ch'e-
rano meco, giovani bravi e volontariosi ,
accennatomi ch'io dovessi metter mano,
'alla qual (i) cosa subito considerai , che
s'io mettevo mano alla spada , ne sarebbe
seguito qualche danno grandissimo in quelli
che non vi avevano una colpa al mondo;
però giudicai che fussi il meglio, che io solo
mettessi a repentaglio la vita mia. Sopra-
stato che Pompeo fu del dire due avem-
marie, con ischeruo rise verso di me; e
partitosi, quelli sua anco risono scuotendo
il capo; e con simili atti facevano molte
braverie . Quei miei c mpagni volsono met-
ter mano alia quistione: ai quali addirata-
mente dissi , che le mie brighe io ero uo-
mo da per me a saperle finire , eh io non
avevo bisogno di maggior bravi di me ; sic-
ché ognuno badassi al fatto suo. Sdegnati
quelli mia amici , si partirono da me bron-
tolando . Infra questi era il più caro mio
amico, il quale aveva nome Albertaccio del
Bene, fratei carnale di Alessandro e di Al-
bizzo , il qa^le è oggi in Lione grandissimo
ricco. Era questo Albertaccio del Bene (2),

(1) Avrà osservato il Lettore come il Cellini usa
sovente il pronome relativo il quale, ove per verità do-
vrebbe mettersi il pronome dimostrativo questo o quello^
come accade qui, a pag. 175. lin. 25. a pag. 229. lin.
&. ed altrove.
(2) Il Cellini ha già detto a pag. xi6. quanta ami^
 
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