CÈLLINI ò 439
lavorar di cera , con molte cortesi parole,
che me le disse un certo di quei sita ser^
vitori , che mi voleva bene. Questo tale era
tutto in contrario della setta di quegli altri
ribaldi, che mi avrebbono voluto veder mor-
to . Io presi quelle carte e quelle cere, e co-
minciai a lavorare : e mentre eh' io lavoravo,
scrissi questo sonetto indiritto al Castellano.
S'io potessi , Signor, mostrarvi il vero
Del lume eterno in questa bassa vita ,
Quale ho da Dio ; in voi vie più gradita
Saria mia fede, che d'ogni altro impero.
Ahi! se '1 credesse il gran Pastor del Clero,
Che Dio s'è mostro in sua gloria infinita,
Qual mai vide alma, prima che partita
Da questo basso regno aspro e severo ;
Le porte di Justizia e sacre e sante
Sbarrar vedresti , e'1 tristo empio furore
Cader legato e al Ciel mandar la voce.
S' io avessi luce , ahi lasso ! Almen le piante
Scolpir del Ciel potessi il gran valore! (i)
Non saria il mio gran mal sì grave croce.
Venuto l'altro giorno a portarmi il mio
mangiare quel servitore del Castellano , il
quale mi voleva bene, io gli detti questo
sonetto scritto ; il quale secretamente da
quegli altri maligni servitori , che mi vole-
vano male, lo dette al Castellano: il quale
volentieri m'avrebbe lasciato an lar via , per-
ché gli pareva , che quel torto, che m'era
(0 Potesse il valor mio scolpir la pianta J^I Gi^Io.
lavorar di cera , con molte cortesi parole,
che me le disse un certo di quei sita ser^
vitori , che mi voleva bene. Questo tale era
tutto in contrario della setta di quegli altri
ribaldi, che mi avrebbono voluto veder mor-
to . Io presi quelle carte e quelle cere, e co-
minciai a lavorare : e mentre eh' io lavoravo,
scrissi questo sonetto indiritto al Castellano.
S'io potessi , Signor, mostrarvi il vero
Del lume eterno in questa bassa vita ,
Quale ho da Dio ; in voi vie più gradita
Saria mia fede, che d'ogni altro impero.
Ahi! se '1 credesse il gran Pastor del Clero,
Che Dio s'è mostro in sua gloria infinita,
Qual mai vide alma, prima che partita
Da questo basso regno aspro e severo ;
Le porte di Justizia e sacre e sante
Sbarrar vedresti , e'1 tristo empio furore
Cader legato e al Ciel mandar la voce.
S' io avessi luce , ahi lasso ! Almen le piante
Scolpir del Ciel potessi il gran valore! (i)
Non saria il mio gran mal sì grave croce.
Venuto l'altro giorno a portarmi il mio
mangiare quel servitore del Castellano , il
quale mi voleva bene, io gli detti questo
sonetto scritto ; il quale secretamente da
quegli altri maligni servitori , che mi vole-
vano male, lo dette al Castellano: il quale
volentieri m'avrebbe lasciato an lar via , per-
ché gli pareva , che quel torto, che m'era
(0 Potesse il valor mio scolpir la pianta J^I Gi^Io.